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RENZI VINCE: ora riorganizziamo insieme il PD a Latina

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Il risultato è netto e chiaro: la proposta di Renzi vince anche a Latina e provincia.

Sono 2.300 i latinensi che sono andati ad esprimere la propria preferenza per scegliere il segretario del Partito Democratico che, secondo l’attuale statuto, sarà anche il candidato premier nelle prossime competizioni politiche. Anche se i dati comparati alle primarie del 2013 (3200 votanti) e alle primarie per la scelta del candidato sindaco del novembre 2015 (6.200 votanti) fanno registrare un calo, la vitalità del PD è reale e ne va preso atto.

Mi è piaciuta la campagna portata avanti da Renzi a livello nazionale. Ogni incontro era tematico e proponeva progetti concreti e percorsi ben studiati e realizzabili: lavoro, scuola, immigrazione, Europa… non critiche o polemiche. Le dichiarazioni di Orlando ed Emiliano preparano la strada ad un partito che vuole e accoglie il segnale della sua comunità per governare responsabilmente questo paese, senza inutili e dannosi populismi.

LAVORIAMO ORA PER IL PD A LATINA.
Certamente questo ci incoraggia a lavorare di più e meglio per il partito di Latina, che evidentemente, ha avuto diversi problemi.
Le persone sono il valore più importante di un partito: non si è riusciti a valorizzare e ad attivare tutte quelle risorse umane, di esperienza, e di linfa nuova che si sono fatte avanti nella campagna elettorale: che fine hanno fatto i candidati delle liste a sostegno di Forte nelle ultime elezioni? Un partito di esperienza e inclusivo avrebbe immediatamente valorizzato e attivato tutte le forme di partecipazione possibili per organizzare una forza politica invidiabile.
E’ seguito invece un “coma farmacologico” indotto.
Ci ritroviamo oggi commissariati, di fatto immobilizzati per qualsiasi tipo di iniziativa o presenza sul territorio. Solo iniziative legate a singole personalità sono state portate avanti e partecipate sempre da singoli o piccoli gruppi legati a quel singolo politico.

INDIVIDUALISMI
Ma come singoli individui non si va da nessuna parte: c’è un “bene più grande” al quale bisogna lavorare (e non è affatto detto che coincida con quello personale…). Dobbiamo ricostruire un tessuto, riattivare una comunità di persone che collaborano e scelgono insieme la direzione verso cui andare. Va ricostruito quel contenitore comune permeabile, onesto e leale che darà spessore e credibilità al nostro agire come Democratici.
Se fino ad oggi il PD di Latina si è caratterizzato per la litigiosità e le “battaglie politiche” interne, è arrivato il momento di liberare il partito da logiche personalistiche ingombranti, vecchi metodi e insanabili rancori. Chi non riesce ad uscire fuori dalla logica del “proprio orticello” faccia un passo indietro: il PD ha bisogno di Politici generosi e coraggiosi, perché anche se c’è il traino di Renzi a livello nazionale, localmente dobbiamo guadagnarci la stima dei più che ti portano a vincere un’elezione dimostrando onestà, trasparenza e compattezza.

CON CHI GOVERNARE?
Il  mantra di questi giorni è: con la sinistra o con Forza Italia?
Ho sempre creduto che la proposta politica si caratterizzi attraverso un proprio obiettivo, un progetto per realizzarlo e la capacità aggregativa di saper lavorare con chi condivide quell’obiettivo e quel progetto. Ecco perché sono nate, proliferate ed hanno avuto successo le liste civiche: spogliate di qualsiasi ideologismo che frena  e mette muri alle parti, sono capaci di “assemblare” al loro interno diverse “nature” ideologiche e culturali tutte però funzionali al raggiungimento del comune obiettivo.

C’è bisogno di stabilità, c’è bisogno di formulare proposte sensate che abbiano ricadute possibili e reali sulla cittadinanza, non proposte populiste come quelle fatte da coloro che non hanno la responsabilità di governo. C’è bisogno di trovare dei punti di mediazione, e di lavorare ad un progetto serio, sostenibile e lungimirante.
In un contesto frammentato e di stampo proporzionale,  il discrimine va trovato nel chi vuole dare forza ai nostri progetti.
Altro è aderire ai progetti degli altri.

 

Valutazioni a caldo sul risultato del Referendum Costituzionale

IMG_5844(Qui il video integrale) Ho apprezzato moltissimo le parole di Renzi: parole di un vero presidente che non si nasconde, che non farfuglia, che si pone di fronte ad una verità che riconosce.  Si è preso la responsabilità dell’errore della personalizzazione, ed ha riconosciuto la vittoria di chi  ha bocciato la sua figura e il suo governo.

Nel suo discorso ha però anche dato valore alle idee e al lavoro del fronte del sì:  di fatto, chi ha espresso il SI ha votato nel merito di una riforma che voleva un cambiamento; chi ha votato NO ha espresso un giudizio negativo nei confronti di Matteo Renzi finalizzandolo alla caduta del governo.

Chi riparte da una idea in cui crede, dà vita al vero agire politico, dà vita alla vera Politica. Da qui possiamo ripartire.  E la vera politica è quella che  sa tradurre le idee in progetti concreti per il bene dei cittadini: le parole che non si traducono in proposte sono chiacchiere, sono un puro esercizio di potere e di vana gloria.

Non possiamo lasciare il campo ai Salvini, Brunetta, Grillo, D’Alema & Co. e ai loro adepti: dobbiamo esserci anche noi. E dobbiamo esserci con più forza e convinzione, con la forza delle proposte, mai del “contro” o in nome di idee che non sanno concretizzarsi.

La Politica non è filosofia e non sono chiacchiere: la Politica è un servizio ai cittadini per organizzare una convivenza equa, giusta e di benessere condiviso.

La vera politica è capace di “leggere” l’oggi, ed ha lo “sguardo lungo”, sa lavorare sodo, e alla fine concretizza.

Ripartiamo da qui.

Il mio SI al Referendum Costituzionale: ecco perché.

IMG_5509Faccio una premessa: spesso Matteo Renzi non si pone bene (anzi!) ma devo ammettere che fino ad oggi, dal tempo di Prodi, è l’unico che sia riuscito a fare qualcosa.

Non ricordo grandi cose fatte da D’Alema, se non il fallimento della bicamerale per le riforme e gli “aiutini” a Berlusconi; ricordo bene Monti, Letta, e Bersani mai presidente per vistosa inadeguatezza…

Ricordo la strigliata che il presidente Napolitano, all’inizio del suo secondo mandato, il 22 aprile 2013 fece al Parlamento: più li “bastonava” nel suo discorso sottolineando quanto fossero incapaci nel raggiungere una minima decisione, più loro applaudivano… paradossale. Alla fine il Presidente nominò Renzi presidente del consiglio. Appunto, la Costituzione non prevede l’elezione diretta del premier, bensì l’incarico da parte del Presidente della Repubblica scegliendolo tra coloro indicati dalla coalizione che vince le elezioni.

E alla fine la scelta fu Matteo Renzi. Scelse ma ad una condizione: quel governo doveva impegnarsi a fare le riforme e la legge elettorale. Detto, fatto: Matteo Renzi ha fatto le riforme e la legge elettorale (oltre alla legge sulle unioni civili, la riforma della PA, della Scuola, la legge sul Dopo di Noi, la legge contro lo spreco alimentare e dei farmaci, la riforma del Terzo Settore, gli stanziamenti sull’edilizia scolastica, abolizione IMU…).

Non sono acritica: vedo benissimo i punti deboli di ogni provvedimento però sono comunque dei passi avanti importanti. Ha fatto quello che il presidente della Repubblica gli aveva chiesto con quelle forze politiche che volevano contribuire. Non mi scandalizzo che Renzi abbia lavorato con Verdini, Alfano… si lavora per obiettivi condivisi, non per affinità elettiva. Questa riforma ha le sue criticità (essendo un prodotto umano non è perfetta) ma queste criticità sono sostenibili rispetto ai vantaggi che se ne trarranno:

  • iter legis più veloce perché ci sarà una sola camera legislativa e quindi meno ricorso ai Decreti Legge oggi abusatissimi
  •  una camera degli Enti Locali con rappresentanti delle città e delle regioni votati dai cittadini, non stipendiati per il loro lavoro al senato (quindi di fatto la categoria dei senatori non esisterà più e neanche il costo che comportava)
  • si elimina la conflittualità di competenze tra regioni e stato
  • si elimina il CNEL, organismo obsoleto e costoso

Dobbiamo fare un passo avanti e uscire dallo stallo di questi ultimi 30 anni: basta dire NO a quello che non è perfetto, nulla sarà mai perfetto come lo vorremmo. Questa, invece, è l’occasione che abbiamo adesso per avanzare di un passo. Non credo ci sarà un’altra occasione a breve guardando alla composizione dell’attuale quadro politico nazionale (Di Maio, Salvini, Meloni, Grillo…). E poi non vorrei che domani ci dicessero “Non possiamo diminuire il numero dei parlamentari perché gli italiani hanno detto di NO.”

Renzi twitta, i docenti scendono in piazza.

imageMatteo Renzi twitta:”Preside sarà valutato. Parliamone, ma nel merito. Preside con più responsabilità ma non padrone. no aziende nei Cons Ist. Precari che hanno titolo sono assunti”

Ad alcuni sembra strano che stia montando questa protesta nei confronti della “buona scuola” del governo Renzi: 100.000 assunzioni, eliminazione del precariato, 7 miliardi di euro investiti nella scuola, € 500 a docente all’anno per aggiornamento e formazione…
Quando la riforma Gelmini distrusse la scuola togliendo 8 miliardi di euro in tre anni, annientando intere classi di concorso, riducendo l’orario curriculare e aumentando il numero degli alunni per classe non ci fu tutta questa mobilitazione…

Come mai?

È stato un errore secondo me aver messo tutto insieme in un unico provvedimento: regolarizzazione dei precari, sistema di reclutamento dei docenti, super poteri al dirigente scolastico, autonomia e organico funzionale, €7MLD, aggiornamento finanziato individualmente…

Il punto più sensibile è il tema del reclutamento dei docenti a discrezione di un unico individuo: il Dirigente Scolastico.
Siamo in Italia e non abbiamo la cultura del merito che nutre le scelte che si fanno in ambito di bene pubblico: c’è più “merito” nell’essere “figlio di” piuttosto che avere a proprio titolo pubblicazioni ed esperienze riconosciute all’estero.
La fuga dei cervelli italiani ne è una triste prova.

Se andiamo a vedere il metodo di reclutamento degli insegnanti in Europa e nel mondo, notiamo subito che nei paesi che hanno conosciuto direttamente un sistema totalitario (Italia, Germania, Francia, Spagna) il metodo di reclutamento è principalmente per concorso o attraverso una graduatoria: un metodo trasparente che certifica competenze risolvendo in questo modo il problema delle priorità e soprattutto evitando la figura del “singolo che decide”.
Quindi la priorità va a chi certifica maggiori competenze secondo criteri e parametri stabiliti a livello nazionale.
Se questo sistema funzioni davvero in Italia e ci tuteli davvero da chi è raccomandato, ne abbiamo tutti un po’ il dubbio, ma è il sistema che fino ad oggi riteniamo il migliore e che, assieme agli altri pesi e contrappesi, dovrebbe prevenire derive autoritarie

Nei paesi dove il merito è comunemente riconosciuto come il criterio fondamentale per reclutare personale qualificato, (mondo Anglosassone, Paesi Scandinavi e resto del mondo) gli insegnanti fanno un colloquio e vengono assunti da chi dirige la scuola.
Nel rapporto e Eurydice si legge: “una minoranza di paesi europei fa ormai uso di meccanismi centralizzati di selezione degli insegnanti. La maggior parte dei paesi europei dispone di un sistema di assunzione molto decentrato, denominato assunzione aperta, in cui il processo di relazioni tra gli insegnanti in cerca di occupazione e le cattedre disponibili al luogo a livello di istituto. ”
È lo stesso criterio adottato anche negli Stati Uniti.

L’idea che muove questa scelta è la seguente: se ho insegnanti capaci, bravi, motivati e motivanti avrò molti studenti iscritti alla mia scuola e sono gli iscritti che potranno garantire la continuità dell’esistenza della mia scuola.

Probabilmente la riforma della “buona scuola” intendeva proprio agganciare l’Italia al sistema meritocratico vigente nella maggior parte dei paesi del mondo.
Ma l’Italia non è come i paesi anglosassoni. Abbiamo testimonianza di una strada intrapresa che andava verso questa direzione e che si è miseramente interrotta.

Mi riferisco alla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana che sgancia di fatto la scuola dal centralismo nazionale e le conferisce autonomia pur nel rispetto di standard nazionali. Purtroppo l’esito (monco) della modifica del titolo quinto è finito con l’essere una mera operazione di decentramento e di semplificazione amministrativa, mentre il momento centrale e fondante del servizio di istruzione riformato doveva essere in grado di finalizzare meglio i propri interventi per una maggiore garanzia del diritto all’istruzione.
La forma concreta attraverso cui cambiare la scuola risiedeva nell’organico funzionale, ovvero stabilire in perfetta autonomia una dotazione di docenti per raggiungere il proprio obiettivo (docenti che non fossero sovraccaricati fino all’inverosimile di lavoro burocratico come è oggi, ma liberi di potersi attivare per il raggiungimento degli obiettivi che la scuola stabiliva nell’esercizio della propria autonomia).
Purtroppo, a questa autonomia di progettazione non è corrisposta una autonomia finanziaria, elemento indispensabile per poter raggiungere questi obiettivi e attuare questi progetti.

Quindi l’idea c’era, ma mancavano le risorse finanziarie.

La “buona scuola” introduce un elemento in più nella direzione di una piena autonomia dell’istituzione scolastica, ovvero la scelta del proprio organico, la scelta del motore della propria macchina: i docenti.

Ma, la mia domanda è questa: è possibile “tout court” applicare il criterio anglosassone del merito in un paese come l’Italia che ha una storia radicata di familismo e clientelismo?
Secondo me no.

Non sono pessimista o retrograda: osservo la realtà dei fatti.

Certamente il merito deve diventare il “criterio principe” attraverso il quale vengono fatte le scelte per tutto ciò che è pubblico, e quindi a servizio dei cittadini, ma se rispetto ad un dirigente che sceglie i propri docenti non c’è un sistema di contrappesi che tuteli i docenti da familismi o clientelismi, questo sarà un sistema iniquo e soprattutto che non è destinato a funzionare.

C’è anche un’altra necessità: quella di stabilire un sistema certo ed efficace che tuteli e protegga i bambini e ragazzi e giovani da insegnanti che si dimostrano dannosi.
Quanti di noi come genitori non hanno sperimentato l’inadeguatezza di alcuni docenti? Quando si è dalla parte dei genitori si comprendono le falle del corpo docente e del sistema che dovrebbe controllare e garantire un livello qualitativamente alto di offerta formativa.
Il sistema attuale è inefficace, a tratti connivente.

Per questo, in Italia, dare questa facoltà al dirigente scolastico non è una soluzione percorribile.

Abbiamo ancora bisogno di più trasparenza, di criteri condivisi e coniugati ad un maggior riconoscimento del valore e delle competenze di chi lavora di più e meglio tra i docenti.

E forse il punto è proprio questo: chi può dirlo?

€570mila alle scuole di Latina: Renzi fa sul serio

E’ appena stato pubblicato l’elenco dei comuni e le somme per l’edilizia scolastica che il governo Renzi ha sbloccato. (CLICCA QUI)

Al Comune di Latina €570mila per la piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale.

renzi scuolaRenzi si dimostra un premier che fa ciò che promette: aveva detto che la priorità sarebbe stata la scuola e l’ha fatto.”

L’iniziativa raggruppa tre tipologie di interventi chiamati SCUOLE BELLE, SCUOLE SICURE e SCUOLE NUOVE. Latina è rientrata nel gruppo delle SCUOLE BELLE per il quale, complessivamente, sono stati stanziati €450ML per un totale di 17.961 edifici in tutta Italia.

A Latina ben 42 scuole riceveranno migliaia di euro per la manutenzione, decoro e ripristino funzionale. La consigliera del PD Nicoletta Zuliani da sempre in prima linea sul fronte scuola ed educazione, tira un sospiro di sollievo: “Con il bilancio di previsione 2014 per il quale si prevedono tagli drammatici temevo che sarebbe andato in apnea un settore vitale: in questi ultimi anni la manutenzione scolastica si è vista ridurre gli importi progressivamente.” Attualmente per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei 56 edifici scolastici di Istituti Comprensivi sul territorio comunale di Latina venivano stanziati totalmente circa €800mila annui. Nel conto va calcolato tutto: rifacimento tetti, opere murarie, estintori, ascensori, impianti elettrici ed idraulici da manutenere e riparare, ecc… La cifra che il governo Renzi stanzia aumenta notevolmente la posta in bilancio per le scuole comunali per quest’anno. Le cifre sono divise un due gruppi: 26 scuole riceveranno €378.634, le restanti 16 avranno €190.400.

Ma la Zuliani avverte: “ Nel futuro immediato non sappiamo se potremo disporre di queste somme di nuovo, per questo è opportuno tesaurizzare le risorse e parallelamente mettere in atto modalità di cura e valorizzazione delle strutture scolastiche in accordo con la comunità che le accoglie, in primis i genitori e gli insegnanti.” Il riferimento è al Protocollo di Partecipazione che la consigliera del PD ha proposto nei giorni scorsi. Il Protocollo, oltre che valorizzare e tutelare le risorse progettuali e professionali interne alla comunità scolastica, soprattutto dei genitori rispetto alla gestione e alla cura nelle scuole, permetterebbe anche all’amministrazione di potersi dedicare alle altre mille urgenze che i 56 plessi scolastici comunali presentano.

Le scuole sonscuolafuturoo il bene più prezioso che abbiamo: tirano su i cittadini di domani. E il Premier lo sa bene.”

 

€80 di Renzi un problema per i comuni? Pensiamo a non sprecare piuttosto!

20140606-184959-67799065.jpgNon sono gli 80 euro di Renzi il problema dei Comuni con le casse in rosso. (leggi i luoghi comuni sugli €80) Soprattutto per Latina, lo sono invece lo spreco di risorse, i finanziamenti persi e i contratti troppo costosi
Il Comune di Latina è in deficit perché l’amministrazione, anziché risolvere le questioni importanti, ha pensato ai nomi e alle poltrone da occupare
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“Mancano due anni alle elezioni e già possiamo fare un bilancio dell’amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Di Giorgi. Le questioni importanti sono rimaste irrisolte: il sindaco Di Giorgi, ancora prima di essere eletto, ben sapeva che il cimitero, la metro leggera, i parcheggi a pagamento a gestione Urbania, la Slm, le Terme di Fogliano, la Latinambiente, fossero buchi di un grande colabrodo. Il sindaco sapeva però anche che, una volta incaricato dai cittadini alla guida della città, avrebbe dovuto porre rimedio.

Se guardiamo al nostro Comune, capiamo invece quanto spreco le precedenti amministrazioni abbiano autorizzato e quanto è stato taciuto da quella attuale. A tre anni dal suo insediamento, dobbiamo prendere atto che, oltre al non fatto, è evidente l’incapacità di trattenere fondi regionali ed europei (si prenda ad esempio il mezzo milione perso per via Cimarosa) ed il costo di figure dispendiose la cui ricaduta positiva è ancora tutta da verificare”.

La consigliera comunale del Pd di Latina, Nicoletta Zuliani, risponde alle critiche mosse dal sindaco Di Giorgi e dal presidente della commissione Bilancio Gianni Chiarato nei confronti del premier Matteo Renzi e delle manovre economiche messe in atto dal suo Governo, come ad esempio quella riguardante gli 80 euro in busta paga, che nella loro opinione andrebbe ad intaccare i già magri conti degli enti locali. “In realtà il ‘rosso’ degli enti locali è dovuto ai tanti sprechi posti in essere dalle relative amministrazioni, e non si può pensare di attribuire a Renzi – che sta facendo delle riforme rivoluzionarie per l’Italia – questa colpa. I responsabili sono invece gli anni di amministrazione poco efficiente e di sprechi. In particolare il sindaco è responsabile della gestione delle finanze dell’Ente degli ultimi tre anni. Chiarato, che per il ruolo che ricopre, ha poi un quadro d’insieme nitido e ben sa quali sono le cause dei problemi economici del Comune: spreco di risorse, finanziamenti persi e contratti troppo costosi per le possibilità dell’Ente”.

20140606-185458-68098537.jpgL’esempio che Zuliani porta in evidenza è, ancora una volta, quello delle dirigenze: “Mentre prima il capo di gabinetto del Comune aveva un contratto di collaborazione gratuita, ora è più così. Non c’era poi la figura del Direttore Generale, che invece oggi è stata istituita. E ancora il “balletto” delle poltrone di assessori, dirigenti e presidenti: oggi abbiamo tre dirigenti di area, di cui non si sente la necessità, che ci costano 250mila euro all’anno. Questo tipo di gestione è dannoso e costoso, perché appartiene ad un vecchio modo di fare politica inconcludente, basato sui nomi e non sui temi, dai quali viene quindi spostata l’attenzione.
Non vanno dimenticati nella lista gli sprechi: il Comune non ha ancora una centrale di acquisti per tutti i servizi, non ha un ufficio unico per la gestione delle utenze, oppure un unico ufficio per il controllo e la gestione dei rapporti con le partecipate. Ho già sollecitato questo problema in discussione di bilancio consuntivo, nel consiglio del 28 aprile scorso. Come può l’amministrazione restere ancora indifferente a questi sprechi e, per giunta, attribuire la colpa delle proprie mancanze ad altri
?”.

Il liceo artistico: rigeneriamolo con i soldi di Renzi

20140313-052830.jpgLa consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani candida il liceo artistico di Latina ai finanziamenti statali previsti dal piano straordinario per l’edilizia scolastica messo a punto dal Presidente del Consiglio. La struttura di via Giulio Cesare versa in condizioni definite dalla Zuliani «drammatiche» successivamente alla visita fatta dalla consigliera presso l’istituto.

20140313-052017.jpg«L’impressione, in alcuni angoli, è quella di un edificio lasciato nel degrado – racconta la Zuliani reduce dal sopralluogo nella

20140313-053012.jpg scuola superiore – con porte sfondate, muri
20140313-053012.jpg infiltrati d’acqua, buche alla base della struttura, arredo scolastico inadeguato alle caratteristiche delle attività

20140313-053447.jpg didattiche cui è destinato.

Gli ultimi lavori della Provincia risalgono a sei anni fa, incompleti e non definitivi. La scuola non era stata progettata per un liceo dell’arte mentre oggi ospita docenti coraggiosi, genitori disponibili e collaborativi e soprattutto giovani pieni di vita, sensibilità e talento, ragazzi che hanno scelto di soddisfare la propria sete di arte e di bellezza e che arrivano da tutta la provincia: loro meritano sicuramente di più». La fatiscenza della struttura stride col nome di liceo artistico che porta la scuola e quest’ossimoro non deve lasciare indifferenti: la consigliera propone di indicare il liceo di via Giulio Cesare per i finanziamenti statali del piano per l’edilizia scolastica

E denuncia: «Negli uffici comunali regna il caos e tutto è fermo. Queste risorse rischiamo di perderle» l’importanza di tutelare le potenzialità degli aspiranti artisti che la frequentano: «I lavori che i ragazzi realizzano – dice la Zuliani – sono di grande valore, un valore che tutta la comunità politica e cittadina di Latina ha il dovere di difendere a nome dell’intera provincia».

«Con tutta probabilità da gennaio 2015 le competenze delle strutture scolastiche superiori si andranno ad aggiungere a quelle comunali – afferma la democratica – e saranno le amministrazioni comunali a gestirle. Un onere importante, ma che il governo Renzi ha garantito di sostenere da subito con la lettera inviata dal presidente del consiglio ad ottomila sindaci d’Italia invitati ad indicare una scuola del proprio comune per cui è ritenuto prioritario un intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza. È per questo che urge una scelta da parte degli uffici del Comune da comunicare alla presidenza del consiglio entro il 15 marzo e il liceo artistico ha tutti i requisiti per essere segnalato come oggetto della riqualificazione».

La scadenza per comunicare la scelta al governo è imminente, ma negli uffici regna il caos. «Dell’indicazione da dare ancora non se ne parla – denuncia la Zuliani – e ogni richiesta fatta agli uffici in merito riceve come risposta un laconico “ancora non abbiamo ricevuto niente”. La confusione legata all’avvicendamento dei dirigenti con il pensionamento del responsabile dei lavori pubblici rischia, ancora una volta, di farci perdere la possibilità di un finanziamento, di ottenere moneta sonante per ristrutturare una delle nostre scuole. E anche se si riuscisse a comunicare un nome, chi decide? Con quali criteri? Sono condivisi dalla comunità scolastica?» domande a cui la consigliera risponde ribadendo che «la partecipazione ai processi decisionali è un obiettivo alto. Forse troppo alto per noi di Latina»

Renzi chiama i sindaci: Latina non è pronta.

Sindaci chiamati ad indicare una scuola da ristrutturare. Ma quali saranno i criteri di questa scelta? L’amministrazione non è pronta all’appello di Renzi.
Nicoletta Zuliani: «Negli uffici tutto tace»

20140306-194630.jpg«Abbiamo la possibilità di indicare al governo un edificio scolastico del nostro comune per cui è prioritario un intervento di ammodernamento e di messa in sicurezza, ma quali saranno i criteri per stabilire quale scuola segnalare come oggetto di tale intervento? Il parere degli uffici tecnici preposti non basta perché la scelta cui l’amministrazione è chiamata non dovrebbe prescindere da un confronto con chi opera nel settore dell’istruzione. Senza la Consulta della Scuola, per cui mi batto da sempre, questo confronto diventa difficile o lo si bypassa col risultato che si rischia di perdere un’opportunità importante».

La consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani mette sull’attenti l’amministrazione comunale perché non vada sciupata la possibilità di ristrutturare un edificio scolastico della città in forza della lettera inviata dal Presidente del Consiglio ai sindaci italiani con l’invito di indicare entro il 15 marzo una struttura del proprio comune particolarmente bisognosa di interventi di restauro. «I tempi sono stretti e l’amministrazione comunale non è pronta» denuncia la Zuliani. «Le commissioni Istruzione (ex Ialongo) e Lavori Pubblici (ex Nasso) – sottolinea la consigliera – non mi sembra che abbiano colto l’opportunità di formulare alcun contributo. Nel settore dei lavori pubblici, cui fa capo l’edilizia scolastica, abbiamo tra l’altro un dirigente ad interim. C’è a disposizione uno studio di tre tecnici esterni costato 80mila euro che illustra il piano esigenziale degli edifici scolastici comunali, ma quando si parla di scuole non ci si può limitare a considerarne l’aspetto strutturale. Ci sarebbe da capire, per esempio, se una data struttura si trova in un luogo di espansione o di riduzione scolastica. Ci sono altri elementi importanti cui non si può prescindere e che solo chi vive sulla propria pelle la scuola può fornire».

La consigliera coglie la palla al balzo per rivendicare l’attivazione della Consulta della Scuola, la cui necessità emerge ancora di più oggi di fronte alla missiva di Renzi. «L’istituzione della Consulta – ricorda la Zuliani – è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale, avrebbe potuto fornire a costo zero elementi utili a capire quale edificio fosse opportuno scegliere con criteri condivisi da chi vive la scuola, ma non è mai stata insediata. Chi sceglierà dunque? E quali saranno i criteri a monte di questa scelta? La vicinanza del preside al sindaco? La sicurezza? La proiezione di espansione o contrazione? Le idee dei dirigenti dei servizi coinvolti?» si chiede la democratica.

«La necessità di partecipare alle scelte dell’amministrazione è sempre più forte, specialmente se tali scelte coinvolgono i cittadini del futuro della nostra città che non hanno colori o appartenenze politiche. Per questo – ribadisce la Zuliani – ho spinto tanto per attivare la Consulta, uno strumento di ascolto delle istanze provenienti dal territorio e da interlocutori altri dagli istituzionali, ovvero dirigenti scolastici, sindacati di categoria, rappresentati dei genitori. Nessuno meglio di loro può dire quali esigenze ha la scuola per cui operano e di quali interventi strutturali avrebbe bisogno. Senza questo strumento – conclude la consigliera – rischiamo di arrivare impreparati agli appuntamenti che ci attendono: oggi è l’appuntamento con la lettera del Presidente del Consiglio ai sindaci, ieri è stato il bando certo per la costruzione di nuove scuole (unico criterio era quello cronologico di arrivo della domanda) domani chissà. Intanto rischiamo di sprecare un’altra grande occasione sul fronte dell’edilizia scolastica, un tema sul quale non possiamo essere impreparati».

ASSEMBLEA NAZIONALE PD: ve la racconto

epifaniAbbiamo eletto Guglielmo Epifani segretario del Partito Democratico.

Dopo una giornata intensa fatta di 6 ore di interventi (CLICCA QUI per vedere l’assemblea), tutti molto interessanti, sono arrivata alla conclusione che il Partito Democratico non è affatto moribondo come pensavo. E’ vivo, fatto di dirigenti che lo amano, fatto di giovani che ci tengono e che mettono in moto la fantasia per far sentire la loro voce.

Molti interventi hanno ripreso le parole del documento che #occupyPD ha voluto leggere in assemblea. Si comprendeva la consapevolezza che senza le nuove generazioni il PD può davvero considerarsi morto. Invece i giovani erano lì, numerosi a sollevare una protesta intelligente, civile, arguta, con un documento assolutamente condivisibile. E condiviso.101

Alcuni hanno sottolineato l’esigenza di conoscere a viso aperto i 101 che non hanno votato Prodi per conoscere i motivi della scelta che ha messo tutti i militanti democratici in ridicolo. Altri hanno sottolineato che LAVORO non è un tema esclusivo dei giuslavoristi, o dei sindacati, ma che lavoro a 360° riguarda anche chi il lavoro lo crea, come fanno gli imprenditori e che essere imprenditore non significa non poter partecipare alla costruzione di un progetto democratico per la società (Soru).

Attesissimo l’intervento di Matteo RenziCosa deve fare il governo. Non è il nostro governo quello che ora c’è. Lo ha detto lo stesso Letta.Non avendo preso i voti del centrodestra, abbiamo preso i ministri del centrodestra. Questo governo lo subiamo o lo viviamo? Nel primo caso stiamo regalando un nuovo calcio di rigore a Berlusconi e lasciandogli carta bianca. Siamo in condizioni di dire che il lavoro è una priorità non solo per i giuslavoristi, che la riforma del Senato è un’altra priorità? È importante che questo governo sia quello che fa le cose, a partire dalla battaglia di Cecile Kyenge sullo ius soli. Continue reading