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PARLIAMO DI LAVORO

Credo che un riflessione sul LAVORO vada fatta.

Le vicende della chiusura di Panorama con tutte le conseguenze sul sistema Latina Fiori, della crisi – speriamo momentanea – del Centro Morbella, lo sfruttamento di lavoratori immigrati sul nostro territorio ridotti a schiavitù, la crisi della pandemia che ha avuto gli effetti devastanti sui precari, sugli stagionali soprattutto donne, devono farci chiedere in tutto questo se il lavoro per noi ha un valore o se è considerato solo un costo. Lavoro che determina la vita o l’agonia della cellula fondamentale su cui è strutturata la nostra società: la FAMIGLIA.

Il tipo di approccio determina la direzione di scelte concrete e di effetti su tutta una comunità.

Se scegliamo di abbinare la parola COSTO alla parola lavoro, l’attenzione è tutta rivolta all’azienda, al raggiungimento dell’obiettivo di chi dà lavoro, che si muove tra calcoli di costi e benefici dell’azienda, risparmi e investimenti, puntando a margini di profitto attraverso trattative che non hanno interessi legati al luogo e alla comunità su cui insistono, o allo sviluppo di un territorio.

Un’azienda che chiude, che delocalizza o che non sceglie il nostro territorio a vantaggio di un altro è un tema che deve riguardarci come politici e non può essere relegato ad altri livelli di competenza.

Se la politica non conta niente nelle scelte di un gruppo PAM, se non riesce a rendere appetibile un territorio per investimenti da parte di imprenditori, se non si pone efficacemente a difesa dei propri cittadini per tutelare il loro diritto alla vita lavorativa, allora ha fallito la prova più importante del proprio esistere.

Durante la pandemia abbiamo invece assaporato il VALORE di lavori come i trasportatori, le cassiere, i lavoratori dei campi, gli addetti alle pulizie, gli infermieri, i medici… perché se in tempi normali erano invisibili e surclassati da altri lavoratori del mondo dello sport o dell’intrattenimento, durante il lockdown balzava agli occhi di tutti il VALORE del loro lavoro, senza il quale la sopravvivenza di un intero paese veniva messa in pericolo: li abbiamo chiamati eroi, li abbiamo ringraziati su FB, abbiamo cominciato a pensare che la loro retribuzione doveva in qualche modo equiparare il valore intrinseco della loro attività perché ne veniva riconosciuta l’essenzialità, anzi, l’essenza.

Si dice che un sindaco non può nulla nei confronti delle questioni che riguardano il lavoro o delle scelte che riguardano gli imprenditori presenti sul proprio territorio.

Non credo sia così.

Pensiamo ad esempio alle politiche urbanistico-abitative e alla gestione del costruito: sono un fattore importantissimo.

Dove vivono i lavoratori della terra, gli immigrati che raccolgono frutta e verdura che arriva nei nostri supermercati a prezzi sempre più bassi?
Interessa o non interessa se la promiscuità abitativa in un era pandemica possa avere conseguenze su tutta una città?
Quali politiche abitative sono messe in campo per riconoscere il valore di chi vive in condizioni lavorative precarie ed ha famiglia?

Il precariato del mondo della sanità, della scuola, delle amministrazioni trovano ostacoli talvolta insormontabili  per gli elevati costi degli affitti, la mancanza di collegamenti di trasporto pubblico, per una carenza di politiche abitative che tengano conto della diversificata domanda che oggi abbiamo: un lavoratore precario non può vivere in un albergo né può spendere la metà dello stipendio per un alloggio.

E si mortifica così il valore del lavoro.
E si mortifica così una famiglia.
Non esiste  famiglia se non c’è lavoro.

L’organizzazione del territorio rende più o meno appetibile l’insediamento di imprese produttive: la celerità di risposte burocratico-amministrative, la certezza di un territorio ben pianificato e dai connotati definiti, un sistema giuridico che funziona, servizi indispensabili come il trasporto, sanità, qualità della vita, contribuiscono a restituire valore a chi lavora.

I piani di Edilizia Residenziale Pubblica sono fermi da tempo immemore; risultano elevate quote di appartamenti invenduti fuori della portata economica di chi ne ha bisogno, ed una lista infinita di famiglie e persone fragili che aspettano un alloggio popolare.

La sfida è quella di saper collaborare tra pubblico e privato, comune e imprenditori.

La politica con la responsabilità del suo ruolo di tutela dell’interesse pubblico con preferenza per i più fragili, e l’imprenditoria con il suo ruolo di soggetto fondamentale per lo sviluppo e la costruzione del bene comune, devono oggi essere più che mai alleati per dare al nostro territorio e a Latina la chance di un riscatto dal passato e dall’inerzia.

La mala vicina di casa

Deve farci molto pensare il video rap balzato alla cronaca nazionale dei ragazzi del quartiere Q4 che inneggiano alla malavita latinense.schermata-2021-03-02-alle-09-54-10

Cosa abbiamo generato?

Evidentemente non solo giovani professori universitari all’estero, ma anche ragazzi che “osano sfidare” la legge e tutta un’intera comunità, la stessa che ha sostenuto le forze dell’ordine in quell’ormai lontano ottobre 2015 con gli arresti della questura a guida De Matteis.

L’ostentazione nel video di denaro da proventi illeciti, di pose e gestualità con riferimenti ad atti sessuali da parte di una ragazzina, le parole di sostegno ai Travali in carcere sono una sfida rivolta a tutti noi.

È una sfida CULTURALE: se l’illegalità risulta più affascinante della cultura della legalità e della civile convivenza evidentemente è presente l’humus perché ciò si verifichi.

È una sfida EDUCATIVA: tutti questi ragazzi hanno frequentato la stessa scuola di tutti gli altri ragazzi del quartiere, sono stati bambini, ragazzini, hanno avuto insegnanti e gruppi di wapp di mamme.
La scuola è il primo punto di osservazione di comportamenti devianti, di condizioni economiche, sociali e culturali a rischio di devianza: cosa non ha funzionato nella sua azione educativa?

La scuola e la parrocchia sono gli unici luoghi che tengono insieme persone appartenenti a diversi ceti sociali, a diverse condizioni familiari; la scuola , in particolare, è unico vero luogo in cui si può agire in modo intelligente ed efficace per sostenere la fase delicata della formazione della personalità dell’essere umano: l’infanzia e la pubertà. Questo è il luogo privilegiato della prevenzione alla devianza: cosa non ha funzionato?

È una sfida alla CONVIVENZA CIVILE. I giovani e i giovanissimi del quartiere vivono una condizione di grande insicurezza: loro coetanei  prepotenti e violenti si fanno forti di un territorio poco controllato per imitare i boss e praticare soprusi e violenze che solo i ragazzi conoscono.

I lotti popolari delle “vele” sono considerate una Scampia latinense dove sovente fuochi d’artificio festeggiano il rilascio o la scarcerazione di esponenti della malavita…

Partiamo da un’ANALISI di ciò che non ha funzionato e mettiamo in campo misure PREVENTIVE e CONTRASTIVE efficaci.

È una sfida rivolta a tutti noi, e dobbiamo raccoglierla insieme.

QUALE FUTURO per LATINA?

Questi anni di servizio politico ed esperienza nell’amministrazione mi hanno regalato un punto di osservazione particolare di Latina: ne vedo con più chiarezza le potenzialità, le criticità, le radici dello stallo che viviamo, e le soluzioni che ci aprono la strada per una ripartenza.

Latina ha sempre rappresentato la terra delle OPPORTUNITÀ, un terreno fertile dove poter far crescere economia, cultura, socialità.

Non ho mai vissuto la mia città con il collo torto verso il passato: l’ho sempre vissuta come una pedana di lancio per il mio futuro, per la mia professionalità, per la mia famiglia, e trovo nella storia di Latina esattamente questo stesso sentimento: non l’orgoglio di appartenere a qualcosa di ideologicamente connotato, ma la gioia di poter partire e costruire qualcosa di nuovo.

Devo dire la verità: non condivido la scelta di affidare a qualcuno lo studio di un piano strategico per la città, seppure di matrice latinense: il futuro di una città non può essere concepito dietro incarico, ma dallo sguardo attento e sapiente di chi guarda più lontano ed ha la responsabilità di farlo.

img_7e552f1bb9d7-1 La cosiddetta VISIONE non è mai stata appannaggio dei tecnici.
La visione appartiene ai POLITICI, quelli che sanno guardare alla propria città non attraverso le proprie idee o la propria appartenenza politica, ma da molte angolazioni e da molte distanze; che sono capaci di FAR INTERAGIRE urbanisti, imprenditori, intellettuali, economisti della comunità che hanno una visione prospettica frutto della competenza ed esperienza nel proprio settore.

Personalmente, vorrei una Latina che ATTRAE.
Perché i nostri giovani, i nostri ricercatori, i nostri imprenditori devono andare altrove per riuscire a realizzare i propri sogni?
È QUI che dobbiamo creare le condizioni per offrire a noi stessi e al panorama internazionale di giovani, ricercatori e di imprenditori il luogo dove poter realizzare i loro progetti.

Infrastrutture, biotech, servizi avanzati, e formazione: questi i campi di irrinunciabile sviluppo.

Per realizzare tutto questo non possiamo aspettare il 2032.
Da subito si deve attivare un percorso per modellare insieme il futuro, e creare da subito i presupposti senza i quali ogni idea è pura evanescenza, velleità.

Abbiamo l’opportunità di una quantità di risorse mai avute a disposizione, grazie al Next Generation EU e occorre avere idee chiare ma soprattutto maturate insieme.
Questo sarà possibile solo se riusciremo ad acquisire quello spirito che solo una COMUNITÀ UNITA sa avere, una comunità che non rigetta, che non rifiuta, ma che riconosce in ogni sua componente una parte di sé.
E per questo la ama.
Buon compleanno Latina.

A.A.A. chiarezza cercasi e il vero senso di fare politica.

schermata-2019-03-24-alle-10-45-45Cosa deve pensare un elettore del PD delle “manovre-non-manovre” in atto questi giorni con l’incontro organizzato da Piazza Grande? PD e LBC sono insieme?

Zingaretti diventa segretario del PD con un’adesione alle primarie che implora un’azione politica forte di contrasto alla deriva delle destre.
Ma il Partito Democratico a Latina non sembra avere una posizione chiara.

Il quadro.
La destra si riorganizza e riaggrega il suo elettorato in forme anche molto eclatanti e inaspettate per gli stessi leader; Calandrini è senatore; si riposizionano gli ex-Cuori Italiani nell’alveo dei Fratelli d’Italia e la Lega è sulla cresta dell’onda.
Il centrosinistra, da 10 consiglieri nella consiliatura Di Giorgi passa ai 2 odierni: dimostra pensiero debole a azioni politicamente contraddittorie.

schermata-2019-03-24-alle-11-07-06Zingaretti vuol mettere insieme tutto quello che c’è e che sa di sinistra: l’invito è rivolto ai civici. Moltissimi, in tutta Italia, hanno lasciato il PD per metter su liste civiche ed è esattamente a queste che Zingaretti si rivolge.
Coletta compreso.
Ma a Latina nel 2016, il PD si distingue dai civici proponendo un progetto diverso. E perde.
Siamo in opposizione e molto critici nei confronti dell’operato di chi ha forzato le norme e creato ABC con una frettolosità da incoscienti. La politica sull’urbanistica di Coletta è tutta sbagliata e abbiamo puntando il dito sulle varianti in odore di illegittimità con tanto di indagini dei magistrati presentando anche osservazioni.

Eppure l’incontro di Piazza Grande, capitanato da Di Francia “tentava-non-tentava” un avvicinamento.
Un fatto politico?
Amministrativo?
Nell’incontro si è detto che piano amministrativo e quello dei valori devono essere tenuti distinti…

Le basi sono sbagliate.
Se abbiamo valori comuni, gli atti amministrativi e le azioni politiche devono rispecchiare i nostri valori, altrimenti smentiamo ciò che affermiamo o è talmente debole che non vale la pena di essere considerato.
Se Zingaretti mette su un’alleanza con Italia in Comune, qual è la conseguenza? Chi se ne fa carico? Chi la vuole? Chi non la vuole?
Cosa ne pensa l’elettore del partito democratico?
L’ambiguità fa da paravento a chi non ci crede fino in fondo ed è per questo che c’è bisogno di chiarezza.

L’incontro organizzato dall’assessore Di Francia a nome di Piazza Grande potrebbe essere un bluff che non porta a nulla perché sono state eluse le importanti questioni amministrative: se non si trova la soluzione a queste partendo dai valori a noi comuni, è tutta una finzione. Il senso della politica non è il posizionamento ora su uno o sull’altro leader, ma come diventiamo operativi e miglioriamo la vita dei nostri concittadini.

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A Latina le cose stanno così: la maggioranza dei cittadini che hanno votato Coletta di sono pentiti di averlo votato, tanto che tre consiglieri LBC sono usciti dal gruppo LBC e sono confluiti nel gruppo misto. Non credo proprio che salire sulla barca piena di falle della maggioranza a due anni dalla fine del mandato, sia la scelta migliore per riproporsi ai cittadini e chiedere la fiducia alle prossime elezioni.

Cosa ne pensano gli elettori del 2016 che hanno votato Coletta e non Forte?
Cosa si aspettano? Li abbiamo consultati?
Non perché Zingaretti abbia vinto il congresso nazionale e dice che il PD deve collaborare con il partito di Coletta, il sindaco di Latina sia diventato ora improvvisamente bravo e più accettato dai Latinensi delusi.

Se vogliamo farci carico per davvero di una inversione di tendenza rispetto alle destre che prendono consensi, non basta il tentativo di un gruppo di assessori PD/LBC/Piazza Grande per “rimettere insieme la ditta”.

Il PD di faccia carico di avviare gli Stati Generali di chi si riconosce nei valori democratici, aperti per davvero ai contributi della società civile: un luogo dove affrontare, discutere e mettere sul piatto le controverse questioni amministrative che attualmente ci vedono su fronti indiscutibilmente e motivatamente opposti, dove ogni parte ha eguale peso e pari dignità, senza diritti di prelazione politica.
Solo se si riparte da uno schietto ed onesto confronto tra pari si riuscirà a mettere la pietra angolare su cui costruire una proposta davvero credibile…

… e soprattutto che abbia conseguenze concrete positive sulla vita dei cittadini.

ABC e Coletta: tutti appesi ad un filo…

schermata-2019-03-02-alle-12-58-43Si ostenta sicurezza in Comune, ma in realtà la sorte dell’Amministrazione Coletta è appesa a un filo: la sentenza del Consiglio di Stato in merito all’annullamento della gara dei rifiuti. Il Consiglio di Stato si è espresso il 21 febbraio ma la sentenza sarà nota entro il 21 marzo.

Coletta e LBC hanno puntato tutto, come in una giocata, sulla riuscita del loro progetto di “cambiare tutto”, e sono partiti dai rifiuti.
Appena eletti, hanno prima sospeso, poi annullato la gara fatta dal commissario che era arrivata al momento dell’apertura delle buste con le offerte. “STOP! Sceglie LBC. Si fa l’Azienda Speciale!

Certamente un ente può scegliere di farlo, ma deve dimostrare la convenienza per la collettività, se vuole evitare la gara pubblica.
Alla domanda se questa scelta fosse conveniente rispetto ad un affidamento esterno ha risposto la relazione ex art.34, quella redatta dal prof. Lucarelli della Federico II di Napoli, (costata €47mila) a base di tutti i documenti preparatori di ABC.

Peccato che quanto scritto non si è verificato, come ad esempio l’investimento in nuovi ed efficienti mezzi, il porta a porta, percentuali alte di differenziata…
E, se le bollette di fatto non sono aumentate (questo assessori e ellebiccini ci tengono tanto a sottolinearlo) il servizio, ahimè, non si discosta molto da quello che forniva la Latina Ambiente: gran parte dei mezzi sono quelli vecchi della Latina Ambiente (pure pagati €800mila da tutti noi!) con l’integrazione di altri presi in locazione; la forza lavoro è quella della Latina Ambiente.

E allora, mi chiedo, la convenienza dov’è? Dov’è il vantaggio per la collettività?

La relazione di Lucarelli garantiva quello che attualmente non è, e oggi il nuovo direttore generale ing. Ascoli, ritiene si arriverà a regime con quanto previsto dalla relazione di Lucarelli, se ci va bene, nel 2021.
L’Assessore Lessio e il capogruppo Bellini sostengono che, la certezza di dirigere noi e controllare noi l’azienda sia prioritario, come se il “noi” desse la garanzia della qualità del servizio. E si accontentano di dire che oggi è meglio di ieri.

Ma non è questo che valuterà il Consiglio di Stato.

Il PD ha sempre avuto una posizione diversa: in primis viene la comunità cui va destinato il servizio, servizio che deve essere efficiente (città pulita) e sostenibile (subito alte percentuali di differenziata) da subito.
Andava espletata la gara ed assegnato subito il servizio alla società che risultava la migliore: controlli rigorosi e nel frattempo ci si preparava per costituire eventualmente un’Azienda Speciale senza fretta e fatta per bene, se questo avrebbe garantito una gestione vantaggiosa: avremmo di fatto risparmiato ben 150mila di consulenze, €47mila di relazione ex art.34, avremmo beneficiato da subito di un servizio efficiente e l’Amministrazione Coletta avrebbe potuto concentrarsi su teatro, scuole, palazzetto dello sport, strade e mille altre questioni che, purtroppo a causa di ABC, sono risultate secondarie…

Ma soprattutto avrebbe potuto da subito dare risposte e conquistarsi la fiducia dei cittadini. Invece, a stento oggi ha la fiducia dei suoi.

Un’operazione azzardata, che è costata tempo, popolarità, consenso, focus…
Ed ora tutto dipende dal Consiglio di Stato: si andrà avanti con le difficoltà che Ascoli ci ha illustrato, o si dovrà fare marcia indietro e completare la gara del commissario? E sarebbe un bel casino.

Peccato: Coletta ha avuto una grande chance ma ha seguito consigli sbagliati.

L’ONESTÀ DISONESTA

Quando ponevo il serio problema dell’inesperienza politica brandita come una virtù in quanto sintomo di onestà, ricordo gli attacchi degli esponenti civici nei social: i futuri esponenti della politica locale e nazionale affermavano che quello non era il problema perché avrebbero imparato presto e fatto piazza pulita di tutto ciò che non era bene comune.

Dopo quasi tre anni in loco e quasi un anno a livello nazionale le pagine del libro LBC appaiono sbiadite, piene di cancellature e correzioni; il M5S si dimostra debolissimo e perde consenso di fronte al leone della politica con cui si è alleato.

Se l’onestà ha prodotto tutto questo, presta il fianco a chi afferma “meglio quelli di prima: rubavano ma le cose le facevano!”

Questo, non possiamo accettarlo.

Quello che aveva di buono la vecchia politica era l’alto senso delle istituzioni: non si poteva aspirare di candidarsi a consigliere comunale se non si era fatto un percorso interno al partito che prevedeva percorsi di formazione, esercizio della rappresentanza, partecipazione alle scelte di indirizzo che venivano poi trasferite dagli eletti nel campo degli organismi istituzionali. Insomma, non solo bisognava sapere cosa si andava a fare ma si era portatori di una cultura politica.

Oggi, i continui riferimenti a dati e numeri nei discorsi dei nuovi politici rivelano una mancanza di visione complessiva, priva di una progettazione a lungo termine, priva di una cognizione solida di cosa serve fare oggi per poter realizzare un progetto domani. I dati tecnici sono un paravento dietro al quale si nasconde l’ignoranza chiatta e miope: se i dati fossero gli unici elementi per scegliere, allora ci affideremmo direttamente ai tecnici come è stato per il governo Monti.

La sola onestà non basta a fare politica, anzi, rischia di aprire le porte alla disonestà.

Proprio perché non si posseggono gli strumenti della politica, il politico onesto ma ignorante diventa lo strumento del disonesto, dell’affarista, del mafioso.

Nelle pieghe dell’ignoranza, nel vuoto della memoria storica dei fatti amministrativi, nella debolezza di visione generale si nasconde il rischio di diventare disonesti… “a propria insaputa”.

UNA QUESTIONE di PURA, SEMPLICE, SANA POLITICA.

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Piazza Grande: e la questione che riguarda la Politica, quella che sta alla base delle scelte, viene bypassata.

Si parla di massimi sistemi, si enunciano principi, si strappano applausi.

Damiano Coletta, sindaco della mia città, viene a Piazza Grande invitato da Zingaretti, parla di Verona e di aborto, si lamenta come tutti i sindaci di sinistra dei tagli allo SPRAR, attacca Salvini, invoca l’unità sui valori, viene applaudito a scena aperta in casa PD, quasi come un eroe.

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Io, consigliere PD a Piazza Grande ascolto, guardo. A Latina il PD è all’opposizione proprio di quel Coletta lì, quello che strappa applausi e viene invitato a destra e a manca come un fenomeno politico.

Alessio Pascucci prende la scena e accusa il PD di aver lasciato solo Coletta alle elezioni provinciali. Viene a dirlo proprio in casa nostra… e viene applaudito come se le cose stessero proprio così… Si trova davanti una folla di Dem pronta a credere che il PD faccia veramente schifo.

Nessuno sa che una parte del PD ha scelto di sostenere invece proprio Coletta per non scegliere di essere identificati con quel PD che si alleava con la FI di Fazzone.

Nessuno sa della battaglia che abbiamo fatto lacerando il PD al suo interno per non allearci con la destra affarista di Fazzone. La nostra era una scelta frutto di un ragionamento politico fatto insieme, gruppo consiliare, partito comunale e tutti quelli in provincia che hanno ragionato con noi. Non credevamo nella forzatura PD+FI. Le forzature, senza un ragionamento e una scelta politica conseguente fatte insieme, non si capiscono, non riesci a tradurle in linguaggio chiaro e schietto. Quale ragionamento politico giustificava questa scelta? Deciso da chi? Con chi?

E cosi mi sono ritrovata ad assistere ad una scena paradossale: sono stata firmataria, insieme ad altri amministratori PD, della candidatura di Coletta alle provinciali, firme senza le quali Coletta non avrebbe neanche potuto candidarsi. Ci abbiamo messo la faccia e la firma per lui, facendo campagna elettorale tra i vari consiglieri nei comuni della provincia, e ora mi ritrovavo a sentir dire che il PD “non ha sostenuto Coletta alle provinciali e che questo è una vergogna. Che se il PD non si allea con i civici è destinato a perdere”. Qualcuno pensa ci sia subalternità del PD ai civici o viceversa? È una strada sbagliata che ci farebbe ripetere gli errori commessi in passato.

Quindi, in Consiglio Regionale il PD si fa aiutare da FI, e a Latina il PD è all’opposizione di Coletta.

Dov’è la strada dei valori comuni che si traducono in atti politici? Dov’è la coerenza e la conseguenza di questo percorso e come si concretizza nei territori più vicini ai cittadini?

Quello che vedo sono solo posizionamenti per un interesse reciproco: Zingaretti ha bisogno di Coletta e dei suoi per il sostegno alle primarie; Coletta ha bisogno di Zingaretti per una ribalta nazionale, per una collaborazione “amica” tra uffici Comunali e Regionali. Tutto quello che ci sta intorno “chissene frega”.

Questo non fa bene al PD: la credibilità del partito oggi va più che mai ricostruita con ragionamenti lineari e comprensibili, coerenti e coraggiosi. Non ci lamentiamo poi, se con posizioni di schizofrenia politica, i nostri elettori si rivolgono altrove.

Queste sono le cose di cui un segretario locale o nazionale deve farsi carico da subito: fino ad oggi tutti hanno girato gli occhi dall’altra parte, segretari e presidenti.

Quello che oggi è diventato una mostruosità politica va affrontato, risolto e gestito con la politica, quella vera.

Aspettiamo.

LBC rimescola le carte: nuove linee funzionali e cambio di dirigenti.

img_9325È nella facoltà di un sindaco fare e disfare, programmare e riprogrammare, nominare e revocare nomine, tutto per garantire il raggiungimento di un obiettivo, quello della soluzione dei problemi della città e per dare una migliore risposta alle necessità dei propri cittadini. Lo scorso 11 agosto in giunta sono state approvate le nuove linee funzionali con relativo ennesimo “rimescolamento” di dirigenti. Contengono però, elementi che mi lasciano molto perplessa per gli effetti “collaterali” che avranno.

RALLENTAMENTO della MACCHINA

Si sta riproponendo il “carosello” dei dirigenti, quello che tanto avevamo contrastato nell’amministrazione Di Giorgi. Ne consegue un allungamento dei tempi: un dirigente assegnato a nuovo servizio non firma atti lasciati a metà dal precedente, deve avere il tempo di studiarli per prendersene la responsabilità (a meno che non firmi ad occhi chiusi). Si rallentano quindi ulteriormente i tempi che in questa città già sono insopportabilmente lunghi.

LA VALUTAZIONE

Questa amministrazione ha tanto messo l’accento sulla valutazione dei dirigenti. Giustamente. Le parole di vanto che LBC ha speso sull’approvazione dei Piani Esecutivi di Gestione si basava proprio sulla possibilità di valutare i dirigenti in base agli obiettivi raggiunti. Gli obiettivi vengono infatti concordati insieme ai dirigenti in una riunione (quella riunione del 19 febbraio di cui non si riesce ad avere copia della verbale). Si concordano perché in base a quegli obiettivi il dirigente verrà valutato e pagato conseguentemente. Ora, come fa – ad esempio – il nuovo dirigente del personale ad essere valutato per il suo lavoro se quel lavoro non è stato concordato con lui ma con altro dirigente? Come si fa a garantire una valutazione congrua, veritiera, obiettiva? Se gli obiettivi non verranno raggiunti, quale dirigente verrà penalizzato: chi aveva concordato l’obiettivo o chi se l’è ritrovato e non l’ha portato a termine?

In questo modo salta tutto, compreso il principio di condivisione e partecipazione (l’11 agosto diversi dirigenti erano in ferie e si sono ritrovati la sorpresa del cambio delle carte in tavola mentre erano in vacanza).

IL PERSONALE

Quando viene concordato un obiettivo con un dirigente, ne consegue l’assegnazione di risorse economiche ed umane per garantire il raggiungimento di quell’obiettivo. Il rimescolamento porterà anche ad un “carosello” del personale con le sue conseguenze  (ulteriore allungamento dei tempi per l’espletamento di pratiche). Nel momento in cui si creano nuovi servizi (incoming, sviluppo economico, bellezza, antimafia…) si dovrebbero ridefinire anche le risorse economiche ed umane. Lo faranno a settembre? Il personale di servizi eliminati (URP, Informagiovani) a chi faranno riferimento? Se devono chiedere le ferie, qual è il dirigente cui fare riferimento?

QUALI OBIETTIVI

Restano scoperte le spiegazioni di servizi di nuova istituzione come Incoming, Bellezza e Antimafia. Ad esempio Bellezza: parola che fa colpo in un contesto freddo e tecnico come quello dell’organizzazione di un ufficio. Ma che obiettivo è? La Bellezza è così soggettiva… Chi decide cosa è bello e cosa no? Quali sono i criteri ed i parametri? E’ una bellezza secondo LBC, o è una bellezza che verrà definita dopo un percorso partecipativo con tutti i cittadini? Chi decide la Bellezza? Il Decoro Urbano si comprende bene cosa sia, e Latina non è nuova a questo settore: è definibile e misurabile. Tra l’altro non si comprende bene per quale motivo sia stato tolto al settore della Gestione del Territorio e dato ai Lavori Pubblici, dove le risorse vanno divise con altre numerose ed urgenti necessità.

E l’Antimafia? Ci doteremo di magistrati che lavoreranno per il comune di Latina? L’antimafia è un’attività ben espletata da magistrati esperti e dediti, è una sfera, quella della lotta alla mafia, che attiene ad uno dei tre poteri dello stato, la magistratura. In Comune abbiamo la prevenzione della corruzione (di cui la Iovinella è anche responsabile). E’ ridondante e con la funzione della Legalità e Anticorruzione già esistenti nel nostro comune, come è ridondante la funzione di Sviluppo Economico ed Attività Produttive.

Più che di ridondanza c’è bisogno di una maggiore chiarezza ed efficienza.

Il reset della macchina comunale attuato l’11 agosto di fatto scombussola gli uffici e gira completamente le spalle al lavoro svolto dall’ex assessore Costanzo che aveva speso tutte le sue energie proprio al riassetto della macchina amministrativa definito come il primo obiettivo, quello più importante. LBC sta rivedendo alla radice le proprie scelte e la Segretaria Generale, nonché Direttore Generale, nonché Responsabile Anticorruzione nonché Responsabile dei procedimenti disciplinari, nonché responsabile Antimafia ha conquistato la piena e totale fiducia della nuova amministrazione che le dà carta bianca, anche a costo di sacrificare una “pietra angolare” di LBC. 

Azienda speciale per i rifiuti, un salto nel vuoto: il rischio d’impresa a carico dei cittadini

schermata-2017-06-24-alle-16-42-24Nella commissione ambiente di ieri l’Assessore Lessio ha illustrato l’Azienda Speciale che si occuperà della igiene urbana e raccolta e smaltimento rifiuti nella nostra città. Un’azienda tutta del Comune, tutta dei cittadini, che garantirà una maggiore pulizia, bollette più basse, nessun inquinamento e rispetto dei parametri europei. (leggi i documenti relativi all’Azienda Speciale ABC)

Non mi piace la lettura manichea della realtà: non è vero che i servizi gestiti dal pubblico siano migliori di quelli gestiti dal privato perché il privato cerca solo il guadagno a danno della collettività. Questo è frutto di un approccio molto ideologico e di scarso buon senso da parte di chi, per propria ammissione nuovo in tutto, “alle prime armi” tanto che la città è costretta a portare pazienza, perché bisogna dar tempo alla maggioranza di studiare ed imparare come si amministra una città.

Sperando forse nella fortuna del principiante l’amministrazione Coletta si azzarda a costituire un’Azienda propria (o meglio, con i soldi dei cittadini di Latina) per un servizio tra i più complessi: raccolta e gestione dei rifiuti urbani. Secondo il loro approccio, “noi facciamo meglio perché controlliamo in prima persona tutte le fasi”, chiunque al di fuori di noi non fa i nostri interessi.

Semplificazione pericolosa e completamente anacronistica, perché il privato deve essere invece considerato un partner importante del pubblico visto che anche il privato vive dentro la comunità di cui tutti facciamo parte: il privato si specializza nella fornitura di servizi qualitativamente alti (ricordiamo che è il pubblico a stabilire il capitolato nel bando di gara), e il pubblico deve specializzarsi nel controllo.

Credo che la buona gestione non sia appannaggio di chi possiede un bene: credo si stia confondendo la proprietà con la modalità di gestione considerando il “mercato” estraneo ai valori del bene comune.

Nessuno si permetterebbe mai di dire che un parco pubblico appartiene a chi ha un chiosco al suo interno, che fornisce un servizio di ristorazione e si occupa di tener pulita e sorvegliata l’area.

Gli imprenditori privati non sono per antonomasia dei furbacchioni: sono persone che hanno una specifica vocazione quella di innovare. E’ grazie a loro che da uno stato stazionario, ovvero la situazione in cui le imprese realizzano soltanto attività ordinarie, un imprenditore spezza questo stato introducendo un’innovazione,  - che può essere un’invenzione tecnica, una nuova formula organizzativa, la creazione di nuovi prodotti o di nuovi mercati – riducendo i costi medi e creando nuova ricchezza. E questa non è una teoria di oggi: È una teoria di oltre 100 anni quando Schumpeter individuò nella rincorsa tra innovatori ed imitatori la dinamica dell’economia di mercato. Gli imprenditori non possono intendersi soltanto come cercatori di profitto: il profitto è solo un segnale che dice che c’è innovazione. Dopo che l’innovazione è riconosciuta come valida, inizia l’imitazione che svolge un’importantissima funzione di bene comune perché fa sì che i vantaggi derivanti dalle operazioni non restino solo confinati all’impresa che ha innovato, ma si estendano all’intera società riducendo i prezzi e aumentando il benessere collettivo.

L’imprenditore, ben diverso dallo speculatore, può essere un partner delle amministrazioni della cosa pubblica: anzi deve, perché anche lui fa parte della nostra comunità.

Avere paura degli imprenditori e rispondere con la costituzione di un’azienda al 100% del comune (con tutti i rischi di impresa che il Comune coprirà se le cose vanno male), con un risparmio attuale di soli €49mila (senza calcolare il ribasso d’asta della gara che ci avrebbe fatto ottenere un vero risparmio), senza avere alcuna esperienza, mi sembra un azzardo. Questo progetto sta risucchiando tantissimo tempo ed energie che non vengono impiegate per la risoluzione degli altri problemi che abbiamo: trasporti, verde, lido…

Lo spirito di imprenditoria si paga con i propri soldi, non con i soldi dei cittadini: un’amministrazione saggia avrebbe prima consolidato le proprie competenze, l’organizzazione degli uffici, le dirigenze, il bilancio; avrebbe prima messo in sicurezza i minimo sindacale di una città (viabilità, verde, disinfestazioni, attività estive, trasporti…), avrebbe fatto il bando sui rifiuti controllando per 6 anni e poi, vincendo le elezioni, avrebbe messo su una signora Azienda Speciale, se proprio voleva.

Oggi siamo costretti a salire su un aereo con alla guida un neo-patentato di patente B..

 

 

 

Perché aderire al PD?

Se mi si chiedesse il motivo per cui io sono nel Partito Democratico, risponderei così:  è il luogo più vicino ai miei valori  e  alle mie idee dove poter lavorare per realizzare progetti concreti per il bene della mia città.

Il PD è quel contenitore in cui far convergere idee, energie, proposte e persone per fare politica insieme, forti di una importante esperienza di governo sia regionale che nazionale.

Nonostante le difficoltà che stiamo vivendo in questi giorni, il partito resta il luogo per eccellenza della vita e della elaborazione della politica.

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“:

così recita l’art.49 della nostra Costituzione.

Tutta vita politica, dal parlamento al comune più piccolo d’Italia, è determinata dalle scelte fatte da queste libere associazioni, i partiti. All’interno dei partiti si impostano priorità e si scelgono le persone che rappresenteranno quelle priorità a tutti i livelli candidandole alle varie tornate elettorali: comunale, regionale, nazionale.

Una funzione direi non trascurabile…

Il Partito Democratico ha uno proprio Statuto e regole democratiche per determinare il proprio funzionamento, gli organismi decisionali e la propria rappresentanza. Ogni anno, infatti, ci apriamo attraverso il tesseramento a tutti i cittadini in modo da ampliare la base democratica delle nostre scelte a partire dal livello locale.

Il 28 febbraio scadrà il termine fissato a livello nazionale per le adesioni, e per questo da domani giovedì 23 febbraio saremo presenti nelle varie piazze di Latina per ascoltare i cittadini e insieme a loro disegnare un nuovo futuro.

Ecco il calendario e i luoghi:

  • Giovedì 23 ore 16 Piazza del Popolo;
  • Venerdì 24 ore 16 Piazza Moro;
  • Sabato 25 ore 10 viale Niccolò Paganini (zona Mercato) Q4
  • Sabato 25 ore 16 in Piazza del Popolo.