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Dimensionamento: la politica fallisce ancora.

Il caso dell’accorpamento del classico e del Vittorio Veneto votato e deciso in provincia non può passare inosservato in un momento storico in cui la partecipazione dei cittadini non è da intendersi come un atto di cedimento verso il populismo, ma come un momento indispensabile per creare coesione sociale e prevenire i conflitti.

Se la politica non comprende che le decisioni che coinvolgono i cittadini devono essere prese avviando processi di partecipazione, allora non abbiamo capito niente né di politica né di società.

In questo caso specifico, la prudenza è d’obbligo: quando le decisioni investono comunità intere, bisogna dare tempo alle parti di recepire e di vagliare nuove opzioni. L’accorpamento Classico-Vittorio Veneto/Salvemini è percepita come una “fusione a freddo” tra due istituti di orientamenti professionali e pedagogici completamente diversi tanto che sono istituiti con due DPR diversi. Inoltre, il classico ha un titolare dirigente, mentre il Vittorio Veneto/Salvemini è in reggenza.

Le parti che compongono una comunità scolastica sono molteplici: studenti famiglie, docenti e personale ATA che, seppur rappresentati in consiglio d’istituto, hanno bisogno di conoscere scopo, modalità e tempi di un cambiamento così importante, in sostanza necessitano di avere un piano di transizione quando si parla di rivoluzione. Perché essere definitivi invece che prospettare un periodo di due anni per capire le prospettive di ognuno? Perché, soprattutto, ragionare sul dimensionamento scolastico sempre a ridosso della scadenza?

Se la politica riconosce il valore della partecipazione e intende ascoltare invece che imporre, in casi che coinvolgono forti cambiamenti come questo dovrebbe operare con maggior prudenza e coinvolgere tutte le parti in un percorso di ascolto e di condivisione delle decisioni. Solo così si prevengono i conflitti che oggi e sempre vediamo in queste occasioni.

Pensiamo piuttosto a costruire un progetto di lunga visione per la riorganizzazione della formazione sul nostro territorio invece di ragionare di anno in anno e sempre su pressione di uno o dell’altro istituto. Perché non indire gli Stati Generali della Scuola della nostra provincia e costruire per il futuro un’offerta formativa che si possa distinguere per l’eccellenza e la sua aderenza alla vocazione di questo territorio?

Mi pare che la forza della protesta abbia decretato il fallimento della politica anche in questo frangente.

Dimensionamento: scuola oggetto.

Leggendo e conoscendo della vicenda del dimensionamento, non posso fare a meno di consigliare a questa amministrazione di usare percorsi più partecipativi e più trasparenti: se si vuole costruire una comunità, occorre lavorare INSIEME, non PER. Quello che la Consulta della Scuola farebbe se venisse attivata. Purtroppo sento lo stesso ritornello che c’era nella precedente consiliatura e vedo anche la stessa reticenza nell’attivare la Consulta: “decisioni che piovono dall’alto, non si è toccato quella scuola perché sono amici del sindaco…”, tutte voci che manifestano che il percorso decisionale NON HA coinvolto le parti interessate e le ha invece considerate come OGGETTI, numeri da spostare un po’ di qua e un po’ di là.
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Le domande che fanno i dirigenti, gli operatori e i genitori di una scuola OGGETTO di dimensionamento sono: perché proprio a noi? Perché ci piove dall’alto questa decisione? Perché l’abbiamo saputo solo all’ultimo? Se la risposta è (come è stata) “questa era l’unica soluzione possibile studiando il flusso degli studenti” è evidente che la scelta è stata completamente arbitraria, unilaterale, senza confronto alcuno con la parte in causa. Appunto, considerando la scuola OGGETTO di dimensionamento invece che SOGGETTO.
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Certo che considerare la scuola un SOGGETTO con le sue complessità, problematiche, varianti, comporta un gran lavoro di strutturazione di percorsi decisionali, di scelta condivisa dei criteri, di nuove regole, di trasparenza… non è uno scherzo.
Il problema è che ad oggi non vedo nulla che possa neanche lontanamente somigliare a tutto ciò.
La comunità scolastica di Latina merita più considerazione.

Dimensionamento: trasparenza e partecipazione ancora tradite

Non è cambiato niente: ogni volta che il Comune avanza una proposta di dimensionamento scolastico lo fa senza coinvolgere nessuno se non una delle parti coinvolte: conseguenze? Salgono inevitabilmente le proteste.

Questa volta due sono le scuole: coinvolte: l’IC della G. Cena/Piazza Dante e l’IC A.Volta.

Per rafforzare l’Istituto Comprensivo Volta che è ridotto a numeri al limite dell’autonomia, gli viene trasferita la competenza del plesso della scuola primaria di Piazza Dante, togliendo a questa un pezzo considerato vitale.

Lo scempio iniziale era stato operato nel 2012 quando alla Volta sono stati attribuiti plessi molto distanti ovvero Giochetto, Pantalonaccio laddove invece il bacino di studenti in uscita dalle elementari arrivava spontaneamente dalla scuola elementare di Piazza Moro-Via Tasso ora però appartenente ad altro IC e ad altro dirigente il quale ha istituito classi di scuola media al proprio interno dirottando le scelte sulla propria scuola media.

E fu sempre il 2012 che venne aggiunto un ulteriore istituto comprensivo, il 12º fatto di tanti piccoli pezzetti sparsi in diversi borghi creando non poche difficoltà dal punto di vista strutturale e amministrativo interno alle scuole e di cui oggi si deve discutere la sostenibilità visto il calo della popolazione scolastica.

Ma la questione a mio avviso più grave emersa in commissione cultura scuola sport altro giorno cui erano presenti una rappresentanza di entrambi gli istituti, è stata la totale inadeguatezza di questa amministrazione nel settore scuola. È iniziata con il problema delle strutture a settembre, ma continua per quanto riguarda la questione della gestione della popolazione scolastica.

Accusavo continuamente la precedente amministrazione di non aver creato un luogo istituzionale in cui far convergere tutti i presidi degli istituti comprensivi per ragionare insieme rispetto alle priorità sia strutturali che di tipo amministrativo e relative al dimensionamento per discuterle in piena trasparenza scegliendo il metodo della partecipazione alle decisioni, ma nulla è stato fatto nella precedente amministrazione e nulla sta facendo questa amministrazione.

Il problema è una totale assenza degli stakeholder a livello di processi decisionali: le scelte vengono prese dall’assessore con qualche preside e poi vengono fatte piovere in testa alle persone, in questo caso le famiglie che si ritrovano una scuola smembrata senza sapere il perché.

Si è anche scoperto in commissione il motivo per cui è stata creata una scuola media all’interno della struttura della di Piazza Dante: l’inagibilità di un intero piano della Giovanni cena che il Comune ancora non mette in sicurezza. Ho trovato molto pesanti ed imbarazzanti le accuse da parte dell’assessora DI MURO nei confronti della scuola di piazza Dante di voler ghettizzare la parte che ricade nell’area della Giovanni cena spostando alcune classi di scuola media all’interno della struttura di piazza Dante, là dove mi sembra palese l’inadempienza del Comune che ha interdetto un intero piano dell’edificio della Giovanni cena precludendone la presenza di classi.

Ho chiesto un accesso agli atti rispetto alla verbalizzazione delle conferenze dei dirigenti scolastici, quel tavolo che all’inizio del mandato l’assessora alla scuola aveva dichiarato di voler avviare: non mi risultano infatti convocazioni rilevanti a questo tavolo composto da tutti i dirigenti per discutere questioni. Ad oggi è evidente che le decisioni vengono prese senza il coinvolgimento di tutte le parti interessate e soprattutto senza un confronto veramente trasparente, cosa che la Consulta della Scuola, istituita all’unanimità dalla precedente amministrazione ma mai attivata neanche dall’amministrazione Coletta, sarebbe in grado di garantire.

Anche su questo fronte siamo ben lontani dalla trasparenza e la partecipazione che questa amministrazione ripete come un mantra senza concretizzarla in fatti.

Il NO al dimensionamento non è un capriccio.

imageLe dichiarazioni di Latina Bene Comune che ho letto questa mattina sul Giornale di Latina a proposito del dimensionamento scolastico riportano un parere favorevole rispetto all’ipotesi di razionalizzazione della provincia: credo sia necessario un approfondimento.

La questione del dimensionamento non è una mera questione di opinioni: è qualcosa di più e la protesta “gridata nelle piazzenon rappresenta il capriccio di chi non vuole cambiare edificio scolastico.
Occorre leggere con attenzione il significato di una protesta che non solo studenti, bensì dirigenti, docenti e genitori hanno sostenuto e con motivazioni che non sono di certo dichiarati in un freddo decreto, ma che si nascondono nelle pieghe di fatti che solo una conoscenza ed una partecipazione personale agli incontri può svelare.

imageE, lo ripeto, quando un’intera comunità scolastica si solleva e si fa sentire, non grida perché sta facendo le bizze.

Nel decreto, infatti, non c’è scritto che nell’unica riunione tenuta con i dirigenti scolastici (23 ottobre 2015) l’unico tema all’ordine del giorno fosse recepire dalle scuole eventuali proposte di dimensionamento: le scuole interessate hanno comunicato di non proporre alcuna modifica rispetto allo stato attuale. In quell’unico momento di “ascolto” i funzionari della Provincia non hanno illustrato alcuna proposta di dimensionamento, e qualora ne avessero avuta una in mente, non ne hanno fatto alcuna menzione.
Di fatto i presidi hanno saputo delle decisioni, che tutti ora conosciamo, solo quando il decreto è apparso sull’albo pretorio della provincia per la pubblicazione l’atto che decretava le modifiche.
Si era evidentemente OFF LIMITS per qualsiasi vera consultazione sull’argomento. Nessun feedback era stato richiesto ai presidi. Ecco il motivo della protesta.

Ma il cuore del problema sta nella brutta abitudine, da parte dei decisori, di guardare al mondo della scuola come ad un mero groviglio di numeri (gli studenti) e di contenitori (gli edifici scolastici) e il lavoro è presto fatto: taglia di qua, metti di là, da un giorno all’altro.

Ebbene, le scuole sono molto di più.

Innanzitutto sono degli enti autonomi che deliberano in merito all’offerta formativa e alla modalità di utilizzo delle risorse di cui dispongono, investendo su percorsi didattici, formazione dei propri docenti e allacciando accordi con istituzioni esterne anche internazionali. Un lavoro che viene programmato almeno un anno e mezzo prima di essere realizzato e per il quale si muove una “macchina” molto complessa intrecciata con studenti, famiglie e lavoratori del settore.
Per capire l’entità della comunità, una scuola di 1400 studenti coinvolge 2800 genitori, 200 tra docenti e personale ATA.

Come si può pensare di ignorare la vera essenza della scuola – ovvero ciò che si muove dentro e intorno ad essa in un delicato equilibrio compreso ciò che una comunità scolastica è in grado di generare, cioè i cittadini di oggi e di domani – e ridurla invece ad un mero conteggio?
E per di più senza acquisire un parere da parte dei dirigenti scolastici che sono responsabili del funzionamento delle scuole a loro affidate? Perché estrometterli dal percorso decisionale ed imporre una decisione così improvvisa e drastica?

I percorsi partecipativi sono una cosa seria e richiedono tempo, onestà intellettuale e competenza.
Intraprenderli è una scelta di metodo, è una scelta politica.

La scuola programma, una certa politica smembra.

foto 2Una politica distratta si ostina a trattare il mondo della scuola come un mero contenitore di numeri e di costi, ponendo una questione seria rispetto all’adeguatezza dei propri rappresentanti per il ruolo che ricoprono.

Nonostante possa apparire una decisione condivisibile in un’ottica di ottimizzazione e di riordino, quella che con decreto la Presidente della provincia ha preso nei confronti del dimensionamento scolastico di quest’anno, a me pare, per le ricadute devastanti su un istituto come il Manzoni, una mossa che certamente maggiormente penalizza e destabilizza uno dei Licei più grandi della città.
Cui prodest?
(leggi il decreto e l’allegato sul dimensionamento)

Se questa operazione andasse fino in fondo ben 600 studenti sugli attuali 1400 circa verranno scorporati lasciando l’istituto con circa 800 studenti, quindi a rischio autonomia.

Ci sono ben tre elementi rispetto alle conseguenze negative sull’istituto Manzoni: il primo è il rischio dell’autonomia. Da Liceo leader di innovazione, cultura e didattica diverrà appendice di qualche altro Liceo, anch’esso sottodimensionato, ma non per una volontà dall’alto, bensì per poca attrattiva.

L’altro aspetto riguarda la metodologia dell’iter che questa decisione ha seguito: non ha garantito l’ascolto e la consultazione di tutte le parti in campo. Non solo andavano ascoltati i dirigenti scolastici, ma la norma prevede anche l’ascolto dei genitori e degli alunni nonché delle rappresentanze sindacali che, proprio nelle linee guida della regione specificata debbano essere consultati in rappresentanza dei lavoratori.

L’ultimo aspetto, non trascurabile, è che ormai siamo già a metà orientamento scolastico: questo significa che un gran numero di scuole medie sono state contattate, insieme ai familiari dei ragazzi che si scriveranno alle scuole superiori per l’anno 16/17, e si è già presentats un’offerta formativa che evidentemente non è secondo il dimensionamento.

Esiste una frammentazione dei licei linguistici sul territorio – Majorana oltre 300 studenti, Manzoni 600 studenti, Priverno circa 100 (non toccato perché fuori distretto?)
È vero che il liceo Manzoni è attualmente sovradimensionato rispetto alla struttura che lo ospita – attualmente 13 classi sono allocate nella succursale in via Cairoli c/o V.Veneto – ma gli enti locali troppo spesso dimenticano che la scuola viaggia con programmazioni rigorose fatte con molto anticipo perché l’organizzazione di comunità di migliaia di studenti e la loro formazione non può essere né improvvisata né gestita in modo frettoloso.

Non risulta nessuna comunicazione ufficiale dell’intenzione di voler modificare l’assetto dei licei con l’istituzione di un polo linguistico e conseguenti profonde modifiche dei licei Manzoni e Majorana.

Non risulta neanche che ci sia stata una consultazione a livello politico, dalla quale poteva arrivare un’ulteriore riflessione visto che i sindaci e i rappresentanti dei cittadini in provincia costituiscono comunque canali di istanze territoriali.

Non bisogna mai dimenticare che la scuola è una comunità di migliaia di persone, una macchina complessa che ha imparato a ben progettare con molto anticipo, pena il caos e la totale inefficacia del suo intervento. E quello che la politica qui ha fatto è riversare sulla scuola decisioni tardive, unicamente tecnicistiche, senza tenere in considerazione i tempi, il lavoro in itinere della scuola (orientamento) e gli investimenti a medio e lungo termine fatti dalle scuole (i costi sostenuti per la formazione di docenti dei corsi ESABAC).

Il decreto va oggi revocato, e se si ipotizzano cambiamenti importanti, questi vanno fatti ascoltando e rispettando i tempi del mondo della scuola.
Lo ripeto: una politica distratta si ostina a trattare il mondo della scuola come un mero contenitore di numeri e di costi, ponendo una questione seria rispetto all’adeguatezza dei propri rappresentanti per il ruolo che ricoprono.

La rivoluzione della Regione Lazio nelle scuole

Nelle linee di indirizzo per la programmazione della rete scolastica regionale della giunta Zingaretti c’è una vera e propria rivoluzione di metodo: si vuole promuovere la sinergica azione partecipata tra attori coinvolti. Una forte sollecitazione di democrazia dal basso che ha una forte consonanza con le politiche da noi proposte».

La consigliera comunale del Partito democratico Nicoletta Zuliani commenta così il documento di programmazione scolastica della giunta Zingaretti, profondamente diverso nell’approccio da quello della giunta precedente. Il dimensionamento per questo anno scolastico 2013-2014 non sarà modificato, considerati i tempi ristretti dall’insediamento della giunta del presidente Zingaretti, ma già nella premessa del documento di capisce come sia arrivato il momento di una “nuova fase”. «È molto interessante – sostiene la Zuliani – perché la qualità del sistema scuola deve tenere conto degli input anche dei suoi protagonisti: studenti e famiglie, che non erano assolutamente contemplati nelle linee di indirizzo precedenti».

protesta del VII Circolo

La giunta Polverini aveva istituito come massimo organismo di partecipazione una conferenza regionale per l’istruzione composta da politici e rappresentanti dei sindacati.

«Ma famiglie e studenti sono gli unici attori capaci di fare pressione tale da modificare accorpamenti e soppressioni – afferma la consigliera del Partito democratico – come è successo a Latina per il settimo circolo il cui accorpamento ad altro istituto è stato scongiurato grazie alle forte pressione delle famiglie.

La conferenza regionale non ha in sé i veri semi di una partecipazione democratica dal basso». Nel documento della giunta Zingaretti, invece, si legge chiaramente la volontà di “avviare una nuova fase preliminare del processo di programmazione, fase condivisa da tutti i soggetti attivi della stessa (Regione, Enti Locali, Ufficio scolastico regionale per il Lazio, istituzioni scolastiche, organizzazioni sindacali del comparto scuola, associazioni dei dirigenti scolastici, comitati di studenti e famiglie) predisponendo e potenziando gli opportuni canali di condivisione, dibattito e di proposta”. (Leggi il documento)

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Vittorio Veneto: né verità né chiarezza dalla Provincia

«È uno  scandalo: le affermazioni fatte o le cose lasciate intendere dell’amministrazione provinciale erano tutte rivolte alla conferma dell’istituto Vittorio Veneto nell’edificio, di Via Mazzini. Adesso veniamo a sapere di una volontà completamente diversa».

Il giorno stesso in cui il Consiglio Comunale dava mandato al sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi per intercedere presso la Provincia per lasciare che i ragionieri continuassero a studiare nella sede storica al centro di Latina, da Via Costa partiva una lettera indirizzata al dirigente scolastico del Vittorio veneto in cui si legge: “Per quanto riguarda la parte agibile dell’immobile scolastico di Viale Mazzini, si sta provvedendo a renderla disponibile, in via del tutto temporanea, per quegli istituti interessati da un forte incremento di iscrizioni e che non hanno piena capienza nelle sedi originarie di assegnazione. Tale intervento comunque non precluderà il restante della struttura di circa 40 aule oltre uffici e servizi allorché saranno finanziati e ultimati i lavori, venga assegnata e utilizzata da altro istituto di istruzione secondaria superiore”.

Un atto firmato dal dirigente, per cui non si conoscono le vere intenzioni dell’assessore. Continue reading

Dimensionamento scolastico: la bocciatura della Corte Costituzionale ne decreta il fallimento

Il richiamo della consigliera del Pd Nicoletta Zuliani: i politici siano interlocutori dei bisogni della comunità e non esecutori di decisioni prese altrove 

«La bocciatura da parte della Corte costituzionale del Piano di dimensionamento scolastico riporta in maniera ancora più forte l’urgenza e la necessità della consulta scuola e istruzione». La consigliera comunale del Partito democratico Nicoletta Zuliani commenta così la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la delibera della Regione Lazio nella parte del dimensionamento scolastico riguardante l’obbligo degli accorpamenti in istituti comprensivi costituiti da un minimo di mille studenti.

«È il fallimento delle decisioni prese tenendo conto del criterio folle stabilito dal governo Berlusconi che si sostituiva alla Regioni, uniche legittimate a decidere su questo tema – dichiara la Zuliani – tutti gli accorpamenti sono nulli».

I sindacati hanno chiesto immediatamente un tavolo di confronto, «ma non sono gli unici interlocutori– spiega la consigliera – c’è necessità di un organismo di consultazione comunale. L’amministrazione si deve dotare di questo importante strumento partecipativo e consultivo nel quale convogliare le proposte di chi le realtà della scuola e dell’istruzione le vive in prima persona ogni giorno. Solo così arriveremo a soluzioni condivise e adatte alle esigenze del territorio».

È lampante l’urgenza della costituzione della consulta (la cui istituzione è stata già approvata dal consiglio comunale), momento cruciale delle istituzioni democratiche.

«Mi appello ai nostri politici – conclude Nicoletta Zuliani – affinché si facciano interlocutori dei bisogni della comunità e non esecutori di decisioni prese altrove».

STABILIRE le PRIORITA’: la città di Latina assente.

«Dal punto di vista provinciale non c’è un coordinamento che tenga conto delle esigenze scolastiche in un sistema organico».

La consigliera comunale del Partito democratico Nicoletta Zuliani interviene all’indomani dell’annuncio della Provincia di Latina di voler costruire il campus dei licei a Fondi sullo stile dei campus americani.images?q=tbn:ANd9GcR0XQ-Sl8teNnlRVmVKCk7yheMqoA3LTMoMoRWHpI7xhHpluprt5Q
«So che la situazione strutturale delle scuole di Fondi è difficile, ma i Comuni e i sindaci dovrebbero stabilire priorità di interventi sulla base dell’andamento demografico», suggerisce la Zuliani. E i numeri (fonte ISTAT) dicono che a Fondi nei prossimi anni la popolazione scolastica diminuirà di circa 200 unità. Si va dunque verso un significativo decremento demografico in base al quale la scelta della costruzione di una struttura così imponente risulta incomprensibile.
«Sarebbe convenuto strutturare in modo più contenuto l’offerta a Fondi – continua la consigliera del Pd – e migliorarla nel resto della Provincia». Il riferimento è all’intenzione di aprire una sola classe di liceo linguistico a Priverno o di scienze umane ad Aprilia. Interventi isolati che non portano nessun miglioramento sostanziale e che non possono essere paragonati a scuole con più sezioni e che propongono un’offerta specifica consolidata.
«Così l’offerta formativa si indebolisce – commenta infatti la Zuliani – si accontentano i desiderata dei sindaci e non si pensa a cosa sia giusto per il bene comune».

La consigliera Zuliani infatti pensa che valorizzando le scuole che ci sono a Latina la città potrebbe sfruttare un indotto economico sostanzioso grazie alla massa di studenti che già arrivano e vogliamo che aumentino anche in funzione del prosieguo formativo che l’Università Pontina potrà offrire.

“Il nostro sindaco è purtroppo assente su questi temi – dichiara ancora la consigliera – gli altri si sono evidentemente attivati. La decongestione degli istituti scolastici di Latina deriva solo dalla pressione dei primi cittadini della provincia».

Con il depotenziamento delle scuole del capoluogo si rischia anche di perdere l’autonomia di Istituti Superiori che vedrebbero scendere il numero dei propri studenti al di sotto della soglia 1000.

«Quale è la visione complessiva della provincia? – conclude Nicoletta Zuliani – E Latina come ricade in queste decisioni?»

In questo senso va anche la mozione della consigliera che chiede l’istituzione della Consulta per la Scuola che raccoglierebbe le proposte proprio degli operatori del settore che meglio possono rappresentarne le istanze.

A maggior beneficio di tutta la città.

Logica dei NUMERI VS logica della QUALITA’

(vi invito a leggere questa esperienza che ho fatto a scuola…)

La questione del nuovo dimensionamento degli Istituti scolastici del Comune di Latina è stata ed è sottoposta a varie spinte : le prime provenienti dalla logica del risparmio e dell’ottimizzazione delle risorse imposte dall’alto del Governo attraverso l’ultima finanziaria, le altre provenienti dal basso e che rispondono ad una più umana logica di senso di appartenenza, di adesione e condivisione di  un perscorso formativo offerto da una scuola e scelto dalle famiglie per i propri figli.

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Da quando la scuola, con i governi di centrodestra, è vista e considerata come un’azienda e gli studenti-famiglie sono identificati come utenza-clienti, tutto il concetto di comunità educante focalizzata sui bisogni degli studenti è venuta meno.
Sono diventati prioritari i numeri piuttosto che la qualità, e sono i numeri che dettano legge in un campo come l’educazione dove invece sappiamo che gli interventi vanno il più possibile individualizzati. Ma qui, di fatto, si applica il concetto opposto: la massificazione e  la tirannia dei numeri.

 

Di fatto si accorpano realtà completamente diverse e si smembrano realtà ed identità didattiche e territoriali fortissime, come il Manzoni o il VII Circolo, seguendo una logica cieca e incurante di ciò che il tempo e l’amore di chi ci ha lavorato dentro, ha costruito negli anni.
Che si voglia costituire una realtà scolastica territoriale a Latina Ovest è assolutamente condivisibile, ma resta il fatto che, a fronte del costo in termini di smembramento di realtà che già funzionano benissimo, corriamo il rischio di non ottenere il risultato sperato perchè la logica che guida i genitori nella scelta della scuola per i prorpi figli non è quella territoriale, bensì quella della condivisione dell’offerta formativa. Avremo costituito un bellissimo polo scolastico completo di tutto, ma senza gli “utenti” desiderati… I genitori scelgono in base agli insegnanti che lì lavorano, alle attività, a come si svolge la vita scolastica. I genitori non vanno dietro ai numeri. I genitori scelgono con altri criteri.

 

E che dire della scelta di far “scomparire” lo storico Manzoni che ha visto premiato il suo progetto formativo con un costante incremento di studenti, a vantaggio di chi non ha saputo valorizzare il proprio Liceo, facendo cadere verticalmente i numeri delle iscrizioni?

 

È questa la “meritocrazia” della filiera di governo del centrodestra?
E qui abbiamo dato ancora prova di come si allontana la gestione della vita del territorio (alias: politica) dalla vita quotidiana dei cittadini.