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Bollette del cimitero: perché?

IMG_0143.JPGSo che molti hanno interesse a conoscere l’origine di queste bollette relative alle spese di mantenimento del cimitero che in questi giorni sono arrivate e stanno ancora arrivando nelle cassette postali dei cittadini che hanno una concessione delle sepolture nel cimitero di Latina.

La società Ipogeo dal 2009, sotto l’amministrazione Zaccheo, gestisce il cimitero del Comune di Latina, compresa la manutenzione della parte vecchia e della parte nuova. Per quanto riguarda la parte nuova, con i contratti posti in essere dal 2009 in poi, sono stati stabiliti dei costi che sono stati addebitati al titolare delle sepolture: €15+IVA per sepoltura all’anno.
Dovunque – in Italia e all’Estero – si paga una certa somma che varia dai €10 ai € 30 annui per il mantenimento, la pulizia, le luci votive (non per Latina), la guardiania ecc… oppure, se il Comune gestisce direttamente il cimitero, nella TASI è compreso questo tributo per tutti i cittadini.

Perché i costi di manutenzione arrivano solo ora?
Da quando l’Ipogeo ha preso in mano la gestione del cimitero, a nessun titolare delle sepolture sono mai arrivati i costi da pagare relativi alla manutenzione e pulizia. Perché?
Il problema era che delle oltre 15.000 sepolture non si conoscevano la gran parte dei nomi dei titolari e quindi non si conosceva a chi spedire bollettini per coprire il costo di questo servizio.
Al tempo del commissario Nardone, non possedendo ancora la Ipogeo i nominativi dei titolari delle sepolture, le fu accordato dal Comune un anticipo di €540.000 annui per due annualità (2009/2010, 2010/2011, quelle in bolletta).
Un anticipo che andava poi restituito, anche perché i costi della pulizia e mantenimento andrebbero pagati eventualmente dai titolari delle sepolture, e non da tutti i cittadini – anche quelli che non hanno alcuna sepoltura.

Ma perché la società ipogeo non chiedeva i soldi direttamente ai titolari delle sepolture?
L’Ipogeo lamentava di non avere l’anagrafica di tutti i titolari e quindi di non riuscire a rintracciare i nomi che dovevano poi pagare questo bollettino a copertura dei costi di mantenimento annui.
Per effettuare questa ricognizione anagrafica, la Ipogeo ha svolto un lavoro – estraneo al contratto – per cui il Comune le ha accordato un pagamento di circa €76.000: senza questo lavoro di ricognizione anagrafica la società non poteva inviare i bollettini e coprire le spese del mantenimento.
Al termine di questa ricognizione, ecco pronto l’elenco dei nomi a cui intestare i costi di manutenzione.
Attualmente, però, tutti stanno ricevendo questi bollettini, sia quelli che hanno un contratto stipulato dopo il 2009, sia coloro che hanno un contratto stipulato prima del 2009, sul quale non c’è scritto che si dovesse pagare per questo servizio.

Da qui il dubbio sulla legittimità: è possibile modificare un contratto unilateralmente?
Nella maggior parte dei casi ante 2009, non era neanche stato stipulato un contratto tra il titolare delle sepolture e il Comune… Il dubbio allora è che, non avendo il cartaceo del contratto molti cittadini non sanno se quelle somme erano veramente comprese nella concessione o no.

Ma dov’è il rischio d’impresa?
Ogni società , investendo in una impresa, accetta di farsi carico dei rischi.
La società concessionaria doveva farsi carico del rischio di impresa e non richiedere al comune l’anticipo di questi costi che, ricordo, per due annualità sono stati coperti con soldi da bilancio comunale per un totale di €1.080.000, quindi pagati da tutti i cittadini, anche quelli che non hanno in concessione alcuna sepoltura presso il cimitero di Latina.

Secondo il principio del “farsi carico del rischio d’impresa” la IPOGEO non dovrebbe affatto interpellare il Comune di Latina se vede che i suoi conti non tornano. Cosa che invece ha fatto richiedendo l’anticipo dei costi di manutenzione.
Se voi ci fate caso, infatti il bollettino che è arrivato ha con un conto corrente a nome del Comune di Latina. Questo avviene perché il Comune di Latina deve avere rimborsate le somme anticipate nel 2010 e nel 2011.
Errore: secondo me il Comune non deve ricevere il rimborso dai titolari delle sepolture, bensì dalla società Ipogeo. Purtroppo in un accordo successivo al primo, vengono stabilite e sottoscritte le modalità di riscossione messe in atto in questi giorni.

Altra domanda: per quale motivo è la ipogeo che ci invia queste bollette?
Dal racconto che fanno in Comune, il Comune di Latina non aveva risorse umane sufficienti per poter effettuare questo lavoro di bollettazione e invio dei bollettini – anche perché era la società ipogeo ad avere l’elenco dei nomi degli eredi delle sepolture – ed ha quindi incaricato la IPOGEO pagandola circa €10.000 per il servizio di bollettazione, soldi che ritornano al Comune con l’euro e cinquanta presente in bolletta per la spedizione. (Leggi la determina che affida la bollettazione alla Ipogeo)
Errore: secondo me le funzioni del Comune e della Ipogeo vanno tenute separate e invece hanno sempre risentito di una reciproca ingerenza indebita, sancita da codici e codicilli nelle varie convenzioni e addendum alle convenzioni.

Essendo queste “storture” messe nero su bianco, hanno valore legale e sono pertanto vincolanti. Ecco perché la Ipogeo ha citato il Comune di Latina in giudizio per €14ML per inadempienze contrattuali.
Per questo ho chiesto di portare la questione in Commissione Bilancio per chiarire le posizioni.

Dobbiamo pagare le bollette?
Se non pagate, vengono messe a ruolo e Equitalia, che effettua il recupero crediti per conto del Comune, agisce nei confronti dei morosi. Chi ritiene di non doverle pagare e di essere in possesso delle carte che sostengono questa posizione, può comunque percorrere la strada del ricorso. Sono sicura che le associazioni dei consumatori hanno tutti gli strumenti per consigliare per il meglio.

Per conto nostro, stiamo usando tutti gli strumenti in nostro possesso per obbligare l’Amministrazione a fare chiarezza sulla questione, ma si sa, quando le cose nascono storte, non muoiono dritte.

di questo ringraziamo l’amministrazione Zaccheo. Sentitamente.

 

LA ROSA: quell’assessore diventato scomodo

larosaLa vita di Sua Eccellenza Salvatore La Rosa, ex prefetto e, in questi ultimi mesi, assessore all’urbanistica chiamato a riportare alla legalità un settore importante del Comune di Latina, non è una vita facile.

Il suo arrivo ha destato grandi aspettative da parte di tutti. Di Giorgi non poteva chiamare persona più alta moralmente a ricoprire un ruolo difficile: riportare un regime di legalità nel settore urbanistica, scelto non certo per le competenze tecniche che un settore come l’urbanistica richiede, bensì per la complessità, per il groviglio di, prima ipotizzate e poi accertate, illegittimità che popolano gli uffici e le scelte politiche del settore urbanistica del Comune di Latina.

Poco esperto di come ci si muove da politico in un ambito fatto di spinte e interessi privati, ha sempre tenuto un profilo molto alto, molto distaccato come doveva un arbitro e “medico” di un malato cronico di interessi privati come quello del Comune di Latina.

E deve essere estremamente difficile operare in un contesto ostile. Sì, perché il contesto in cui lui si è trovato ad operare è ostile, eccome!
Con un dirigente all’urbanistica indagato ma comunque onnipresente, il Nipaf in comune un giorno si e un giorno no, inchieste giudiziarie su vari fronti in corso, richieste da parte della finanza di documenti in vari uffici: questi sono elementi che non hanno certo contribuito a fornirgli un clima di lavoro collaborativo. La sua figura, intesa come “poliziotto interno”, non è certo amata e credo che in termini di collaborazione non abbia neanche avuto una grande risposta.
Il settore che doveva sostenere il neo assessore nella sua azione di ripulitura e disinfestazione è un settore in cui operano persone ormai da decenni, incardinate in un sistema che ha prodotto evidenti storture e che non voleva collaborare in un’azione che avrebbe fatto emergere colpe e responsabilità, proprio di quel settore.

Ecco allora il motivo del suo atteggiamento attendista: isolato nell’Amministrazione che doveva essergli amica e che doveva aiutarlo, non gli restava che attendere il responso della regione.
Ciò che la regione esprimerà sarà per noi come una sentenza della cassazione“. Queste le parole che andavano dicendo univocamente sindaco e assessore La Rosa fino a qualche giorno fa.
Oggi queste stesse parole vengono confermate dall’assessore… ma non dal sindaco.

E La Rosa insiste a suonare note intonate unicamente con la legalità, insistendo sulla opportunità di sospendere i piani e di rivedere tutto.
Lui l’aveva d’altronde sempre pensato, ma correttamente, non lo aveva detto ufficialmente.

IMG_0129.JPGE che dire della sua assenza al vergognoso “pellegrinaggio” verso Roma, presso lo studio del professor TEDESCHINI?
La Rosa non era con loro.
Quanto inadeguato e inopportuno andare quasi come privati cittadini con il “cappello in mano” a chiedere un’opinione da chi aveva fornito un parere da € 14.000 rivelatosi quantomeno inutile per me addirittura dannoso visto il responso della regione!!
Cos’era?
Un consulto di un esperto per difendere interessi di privati cittadini?
Per quale motivo invece, come avrebbe fatto qualsiasi altra amministrazione dignitosa, non è stato convocato il prof. Tedeschini in Comune?
Perché andare con una sparuta delegazione nello studio privato di Roma, piuttosto che convocare negli uffici comunali e in veste ufficiale, il consulente Tedeschini alla presenza di assessori e dirigenti?

Evidentemente il sindaco aveva deciso di cominciare ad estromettere chi usciva fuori dal coro, chi suonava una musica diversa, sicuramente, quella di La Rosa, che era intonata con la legalità, quella legalità che era stato chiamato a ripristinare.

Il Partito Democratico, chiedendo le dimissioni di La Rosa non va certo contro La Rosa: vuole evidenziare quanto sia “stonata” la sua operazione all’interno di una amministrazione che suona tutt’altra musica, a difesa di un operato che da più parti invocate come dirimenti, viene dichiarato illegittimo.

Lavoriamo un po’ di fantasia: immaginiamo se l’assessore La Rosa non si dimettesse; sarebbe un presidio di legalità dentro un feudo di illegittimità.
Il sindaco Di Giorgi, avrebbe mai il coraggio di revocargli la delega?

SCUOLE: il pressing ha funzionato.

Giovedi 2 aprile si è tenuta la commissione Lavori Pubblici del Comune di Latina e abbiamo ottenuto un doppio risultato a favore dell’edilizia scolastica, che è stata argomento di discussione durante la seduta e tema sul quale ci siao da sempre battuti.
Finalmente, dopo aver sottovalutato se non ignorato per quattro anni il settore dell’edilizia scolastica, la maggioranza si è decisa ad aprire gli occhi, facendo una proposta praticabile: utilizzare le economie dei ribassi, mettendo quelle somme a disposizione del settore scuola, per essere quindi usate a favore dei lavori di messa in sicurezza e di manutenzione dei plessi della città.

Proprio sulla realizzazione dei progetti esecutivi arriva l’altro importante risultato del Partito Democratico: del milione e 700mila euro ottenuto come finanziamento triennale dalla Regione Lazio per l’edilizia scolastica, i primi 80mila euro andranno proprio per i progetti esecutivi, necessari per eseguire i lavori in alcune scuole. “Vigileremo affinché venga data la priorità alle situazioni gravi ed agli interventi davvero urgenti, perché la scuola non deve essere uno strumento per attrarre il consenso degli elettori”.

Su questo aspetto interviene la consigliera Nicoletta Zuliani, che sottolinea: “Bisogna introdurre un criterio che vada a far pesare, nella scala di priorità degli interventi da parte del Comune, la gravità e l’urgenza. Oggi con la legge 10, la Bucalossi, che destina i proventi delle alienazioni e delle concessioni edilizie, ottiene i fondi chi prima impegna le somme, senza altri criteri. O a volte facendo valere le forze politiche vicine. Questo non dovrà più accadere”.

L’altro aspetto riguarda la previsione demografica della città: “Finora non è stata fatta una previsione di utenti per le scuole materne e le scuole elementari. Il settore urbanistica costruisce nei borghi, ma le scuole saranno adeguate al certo aumento di alunni? Se non si lavora in termini di proiezione demografica nelle varie zone della città, non saremo neanche in grado di prevedere dove siano necessarie scuole o l’aggiunta di sezioni: potremmo trovarci, quindi, con scuole vuote in alcuni quartieri, ma con altri plessi incapaci di rispondere alla domanda in altre zone. Fino ad oggi, sin dall’inizio della consiliatura, i diversi settori continuano a viaggiare su binari diversi, mentre ciò che serve è un lavoro di collaborazione e coordinato”.

“L’amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi ha in questi quattro anni diminuito le risorse economiche e il personale al punto da non riuscire a risolvere nemmeno delle semplici urgenze. L’ultimo esempio è legato all’Istituto Giovanni Cena – commenta il capogruppo in consiglio comunale Alessandro Cozzolino – per il quale ad oggi non sono stati ancora effettuati i lavori alla caldaia, che da tempo vengono richiesti dal personale scolastico e dalle famiglie dei ragazzi. Fortuna vuole che finalmente sia arrivata la primavera e che, con essa, anche una temperatura che permette di procrastinare l’intervento”.

Fino ad oggi, il Comune di Latina, ha beneficiato di pochissimi fondi per l’edilizia scolastica: questo perché, in mancanza dei progetti esecutivi, nelle graduatorie otteneva sempre il punteggio minimo. “Lo hanno confermato lo stesso dirigente comunale, ing. Lorenzo Le Donne, ed il funzionario del settore scuola, che oggi erano presenti in commissione – afferma Omar Sarubbo – Hanno ribadito davanti ai commissari ciò che noi del Partito Democratico avevamo già detto: mancano i progetti esecutivi delle scuole e, in assenza di questi, il punteggio per qualunque bando ad oggi risulta fortemente ridotto e preclude ogni possibilità di ottenere i finanziamenti. È necessario quindi dotarsi di un parco progetti per essere in grado di poter rispondere in maniera immediata ed efficace a tutti i bandi, che sono ormai l’unica fonte di finanziamento per gli enti locali”.

No progetto esecutivo? No finanziamento. Sorry.

image«La Regione Lazio ha sbloccato ancora dei fondi per l’edilizia scolastica, ma il Comune di Latina rischia di perdere anche questa nuova occasione perché non ha le carte in regola per accedere ai finanziamenti». Lo denunciano i consiglieri del Pd Omar Sarubbo e Nicoletta Zuliani.

I due colleghi democratici fanno riferimento ad un bando regionale per cui i Comuni con più di 100mila abitanti possono presentare fino a quattro progetti per interventi di ristrutturazione, messa in sicurezza, adeguamento sismico ed efficientamento energetico di scuole comunali o di immobili adibiti ad alloggi e residenze per studenti universitari di proprietà degli enti locali, nonché per la costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici e per la realizzazione di palestre nelle scuole o di interventi volti al miglioramento di quelle già esistenti. Il bando, che scadrà il prossimo 15 aprile, prevede la possibilità per i Comuni di accedere a mutui di durata trentennale con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato e che un’amministrazione locale possa usufruire di tali agevolazioni purché sia in possesso di un progetto esecutivo di ristrutturazione o costruzione di una scuola immediatamente cantierabile.

«Da un controllo effettuato oggi presso gli uffici – segnalano Zuliani e Sarubbo – abbiamo preso atto che il Comune non ha alcun piano esecutivo nei propri cassetti, ma solo qualche progetto preliminare che servirà a ben poco. Insomma, l’ennesima occasione sta per essere persa a danno degli studenti, delle loro famiglie e del personale docente delle nostre scuole già disastrate. La mancanza di programmazione e progettazione è una grave responsabilità da imputare all’amministrazione Di Giorgi che, come in quest’ultimo caso, produce danni concreti negandoci la possibilità di partecipare a bandi pubblici in favore dell’edilizia scolastica. Se avesse redatto anche solo un progetto esecutivo all’anno utilizzando le proprie risorse interne, oggi potremmo usufruire di contributi pubblici (statali e regionali) di cui beneficeranno invece altre amministrazioni locali della regione più meritevoli e virtuose. Quest’amministrazione – concludono i due consiglieri del Pd – continua solo a fare danni ed oggi abbiamo preso atto che, oltre a fare poco, neppure riesce a progettare su carta».

FELICITÀ: una questione politica

La felicità non è una questione privata.

Due fatti: 
1- l’aereo precipitato con 150 persone a bordo per un atto suicida del pilota e 
2- un post su FB di un mio amico (con tanti commenti a seguito) sulle devastanti ripercussioni che insegnanti frustrati ed infelici generano su bambini e ragazzi, nella delicata fase della loro formazione.
E poi mi vengono in mente gli uffici, sia quelli che svolgono un servizio al pubblico che no: qual’è il costo sociale dell’infelicità di tanti singoli messi insieme?
Quanto paghiamo, in termini di disservizio, quando in un ufficio, un dipartimento, un posto di lavoro non c’è collaborazione, comprensione, capacità di “andare oltre”?
Quanto siamo ingessati e immobilizzati dai confini che una mansione pone, tali da lasciare zone di limbo in cui nessuno è responsabile, nessuno agisce perché “non spetta a me fare quella telefonata”, “non è di mia competenza”…
Quanto ci costa la cultura dello scontro? È socialmente sostenibile?
Io dico di no. 
Certo, la cultura del “non spetta a me” è indubbiamente foraggiata da un contorno che parla di una realtà unicamente popolata di conflitti: programmi televisivi e titoli di giornale, per come sono strutturati e per come raccontano i fatti, non fanno che alimentare la cultura dello SCONTRO, individuo contro individuo nutrendo  ”il mostro dell’infelicità“. La cultura del singolo con le sue posizioni dalle quali non si deve recedere mai, sia in ambito familiare che politico, come per un fatto di orgoglio, come se si perdesse la propria identità, ci fa credere che l’individuo con le sue singole posizioni, i suoi singoli bisogni e diritti sia il paradigma della società giusta, di una società che punta al benessereindividuale, appunto.
Ecco, forse,  il perché all’anno santo sulla misericordia indetto da Papa Francesco. 
Ora me lo spiego meglio.
La felicità non è solo una grande e intima aspirazione dell’uomo inteso come  come singolo: è una necessità collettiva, sociale “La mancanza di felicità personale è un segno della crisi, la felicità non è legata solo al singolo momento, ma alla vita buona: non si può essere veramente felici da soli perché la felicità nella sua essenza più profonda è un bene relazionale.“(L.Bruni).
E la “vita buona” è, quindi, primariamente legata alla qualità delle relazioni.

In sostanza, amare ed essere riamati: questo è il “come” e il “perché” del nostro vivere, il significato profondo del nostro agire familiare, lavorativo, politico-economico e, quando viene smarrito, produce malessere, infelicità, depressione. 

Bisognerebbe forse render giustizia ai valori della rivoluzione francese che hanno forgiato il mondo moderno: libertà e uguaglianza sono però monchi della fraternità, l’unica che tiene coesa una comunità, che la identifica, non in un’idea, ma in virtù di una relazione,  il senso profondo del proprio esistere.

Persi i fondi 2015 dell’8 per mille Irpef per l’edilizia scolastica.

Persi i fondi 2015 dell’8 per mille Irpef per l’edilizia scolastica: Ennesima dimostrazione di incompetenzapza moro

Mensa scolastica pericolante, tutto fermo almeno per due mesi.
La sicurezza e l’igiene non sono cosa urgente per il Comune di Latina

Passeranno almeno due mesi prima che la mensa della scuola materna di Piazza Aldo Moro possa essere messa in sicurezza. Nel frattempo i bambini continuano a consumare i pasti in monoporzioni direttamente nelle aule dove si svolgono le lezioni. Questo perché il Comune di Latina non ha ancora fatto alcuna comunicazione alla scuola sui tempi necessari per lo svolgimento dei lavori, e per il fatto di aver inserito i lavori in una determina da circa 90mila euro che comprende anche sistemazioni in altri plessi del capoluogo. Inoltre non è fornito alcun personale per la pulizia delle aule successivamente al pasto. Il preside sarà costretto a sospendere l’attività di mensa.

È una precisa volontà politica quella di non mettere in sicurezza la scuola. Com’è noto avevo sollevato la questione della mensa della scuola pericolante la scorsa settimana. Per spese che superano i 40mila euro, i Comuni sono tenuti ad indire una gara, mentre per importi inferiori e per lavori di natura urgente possono essere fatti affidamenti diretti alle ditte. Il punto è proprio questo: l’amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi non ritiene che la messa in sicurezza di una mensa scolastica, che comporta anche un problema di igiene all’interno dell’istituto, sia un lavoro urgente. Il sindaco è responsabile della salute della città, ed è uno scandalo che non intervenga.

La verità è che della scuola, all’amministrazione Di Giorgi, non sembra importare nulla: è però molto usata per fare presenzialismo.
Quando in Comune hanno voglia di affidare lavori, anche non urgenti, sono disposti persino a procedere attraverso determine illegittime, come nel caso dello spacchettamento che ho fatto emergere per il cimitero di Borgo Montello. Mentre la scuola continua ad essere la Cenerentola di questa amministrazione.

8xmilleE non si trovino più scuse nella mancanza di soldi, Il Comune getta il denaro pubblico dalla finestra per spese inutili, come la pavimentazione della Ztl, il finanziamento al Festival del Circo, contratti multipli per medesimi servizi nei diversi uffici comunali. E poi perde o non si avvale dei finanziamenti offerti dalla Stato, come nel caso della richiesta di attingere ai fondi dell’8 per mille Irpef in favore dell’edilizia scolastica. I Comuni, grazie alla legge di stabilità del 2014, entro lo scorso 15 dicembre avrebbero potuto fare richiesta per ricevere, in percentuale, questi fondi destinati ad opere di ‘ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica’, così come indicato dalla stessa legge.

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Non avendone fatto richiesta, il Comune di Latina per tutto il 2015 non ne beneficerà.
E adesso voglio sapere il perché di questa mancanza: ne chiederò le motivazioni con un’interrogazione in Consiglio Comunale e porterò la questione in Commissione Trasparenza.

Cimitero di Borgo Montello, delibere tutte illegittime: questo è un sistema.

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Le irregolarità sulle determine e sull’affidamento dei lavori al cimitero di Borgo Montello, che lo scorso gennaio avevo segnalato alla segreteria generale del Comune di Latina, non soltanto erano fondate, ma evidenziano un contesto in cui l’amministrazione di Giovanni Di Giorgi opera con dolo in perfetta consapevolezza. Torno a denunciare il comportamento del Comune e, stavolta, potrebbero essere chiamate in causa sia la Procura della Corte dei Conti sia la Procura della Repubblica perché si faccia chiarezza e perché si accertino le responsabilità di certi comportamenti lesivi nei confronti dell’Ente.

 

Lo scorso gennaio avevo ipotizzato una sorta di “spacchettamento” – procedura vietata dalla legge – per l’affidamento dei lavori per il cimitero di Borgo Montello. Avevo notato una serie di determine con importi che non necessitano l’indizione di una gara da parte dell’Ente pubblico per commissionare un lavoro, il quale può quindi affidarlo direttamente ad una ditta di fiducia. Una procedura che presentava però una serie di illegittimità, che avevo denunciato alla segreteria generale del Comune di Latina e che oggi trovano conferma nella risposta scritta fornita dall’Ente.

 

Il Segretario Generale nella sua risposta ha infatti confermato i miei dubbi ed ha messo nero su bianco la propria valutazione, scrivendo letteralmente: “L’analisi svolta delinea un quadro di complessa, plurima illegittimità”. 

 

Vengono poi evidenziati, nella risposta del segretario generale, anche tutti gli aspetti che determinano tale condizione. 

Vediamo alcuni esempi. N

ella determinazione n.2556/2012 risulta “del tutto insufficiente la motivazione del ricorso all’affidamento diretto, tanto più che l’affidamento di per sé non postula un’effettiva urgenza”, mentre vengono definiti illegittimi, nel quadro economico, sia la previsione dei compensi, sia l’attribuzione di valore contrattuale alla determina stessa per effetto della sottoscrizione. 

Riguardo alle determine successive, di “rinnovo” dell’affidamento (n.2300/2013; n.423/2014; n.1626/2014), il segretario generale, oltre a diversi altri aspetti, specifica che: è “ingiustificato il frazionamento della durata dell’appalto, posto che trattasi di attività assolutamente ordinarie e, come tali, prevedibili e programmabili” e definisce lo stesso rinnovoillegittimo, perché questo sarebbe stato ammissibile soltanto se previsto negli atti di gara e contabilizzato nell’importo posto a base della stessa”. Ed esplicitamente viene scritto: “trattasi di un frazionamento sistematico, motivato da urgenza non sussistente, in violazione ripetuta della normativa sugli appalti”.

 

Nella nota inviata al segretario, avevo anche sottolineato che il valore complessivo delle determine superava i 40mila euro e che quindi il Comune avrebbe dovuto indire una gara per affidare i lavori, come come aveva fatto la prima volta, nel 2012. Invece aveva continuato a commissionare i lavori a “pacchetti” di tre mesi, senza peraltro rispettare in un caso neanche le tempistiche per la pubblicazione degli atti, ed oggi se ne è capito il perché: nella nota, il segretario generale spiega infatti che gli uffici del Bilancio avevano per ben due volte negato i soldi per i lavori, motivando il diniego sulla base della non pertinenza del capitolo di spesa indicato nell’atto, ed altri aspetti, tra cui il fatto che fosse necessario “uniformare l’atto – come sottolineò il dirigente del Servizio – al quadro normativo in tema di affidamento dei lavori, servizi e forniture”.

 

Il Comune sapeva quindi perfettamente di non essere in regola con la normativa vigente, perché un dirigente, in autotutela dell’Ente, lo aveva chiaramente già detto. 

Perché allora si è continuato la stessa prassi, in consapevole violazione della legge?”. 

Invita il sindaco ad una profonda riflessione politica: “Considerando che quelle determine sono state firmate, nel tempo, da tre dirigenti diversi, e che si viene a configurare un vero e proprio modus operandi di illegittimità diffusa in quasi ogni settore del Comune, soprattutto dove si intrecciano gli interessi economici di molti, il sindaco Giovanni Di Giorgi prenda atto degli errori della sua amministrazione e si faccia da parte. 

 

Così come ha deciso di commissariare l’Urbanistica ponendone a capo un ex prefetto, il sindaco faccia lo stesso anche con gli altri settori, lasci il Comune e faccia commissariare l’Ente”.

Banca delle risorse nella scuola: alla Don Milani è già realtà

imageLa dirigente dell’istituto Laura De Angelis spiega come è articolato il servizio.

La scuola è di tutti e tutti possono prendersene cura concretamente. Questo assunto è messo bene in luce dall’esperienza positiva vissuta dalla scuola don Milani di Latina, che ha inserito nel POF (Piano di offerta formativa) la cosiddetta “banca delle risorse”. Si tratta di un elenco di persone – parenti e amici dei bambini e dei ragazzi iscritti – che si sono messe a disposizione per piccole riparazioni o prestazioni professionali in caso di bisogno delle scuole di tutto l’istituto comprensivo.

“Sono circa 200 le persone che hanno offerto la propria disponibilità e le proprie competenze gratuitamente per le esigenze della scuola” – spiega la dirigente dell’istituto don Milani, Laura De Angelis. “Abbiamo pensato alla banca delle risorse come soluzione delle piccole emergenze quotidiane, perché spesso non vi si riusciva a far fronte e la gestione diventava sempre più difficile. Oggi invece abbiamo persino servizi che altrimenti non avremmo potuto permetterci: è il caso, per esempio, dello sportello d’ascolto, che ci è stato offerto gratuitamente e spontaneamente da una psicologa che è mamma di un nostro alunno. C’è un papà, invece, che quando ce n’è bisogno, ci trasporta i materiali con un furgoncino; un fabbro ci ha cambiato alcune serrature; un elettricista ha sistemato alcune prese; un giardiniere ci aiuterà con un piccolo orto; alcune mamme hanno cucito e montato le tende nella scuola di via Cimarosa, con un tessuto ignifugo a norma di legge regalatoci da un negozio di Latina; un’altra mamma si sta occupando di un approfondimento didattico di lingua inglese. È molto bello vedere come le persone di adoperino per la scuola, e non solo quella frequentata dai propri figli”.

I professionisti, al momento del bisogno, si accordano fra loro in base agli impegni personali, oppure operano a rotazione. Ogni anno compilano un modulo di adesione volontaria e facoltativa e le loro prestazioni sono sempre coperte dall’assicurazione, perché inserite nel Pof. Gli eventuali materiali necessari per riparazioni o sostituzioni, vengono sempre forniti dalla scuola, a meno che il professionista – come spesso accade – non sia intenzionato a regalarli.

Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Pd, più volte ha sottolineato come questo tipo di gestione dei plessi scolastici sia da prendere ad esempio. “La maggioranza in consiglio comunale del sindaco Giovanni Di Giorgi, pur continuando a lamentare la mancanza di soldi per le scuole – afferma Zuliani – quando ho proposto l’introduzione di un Protocollo di Partecipazione, si è però espressa in modo non favorevole”.

Il protocollo prevedrebbe un accordo formale tra le parti (Comune e Istituti Comprensivi), peraltro già presente in numerosi Comuni italiani e con risultati positivi, e sarebbe in grado di regolamentare in tutto il territorio di Latina proprio la collaborazione delle famiglie alla manutenzione della cosa pubblica.

Il Comune faccia ora tesoro di questa esperienza positiva e si decida ad esportarla a tutte le altre scuole.
Il risparmio, in termini sia di costi che di tempo, sarebbe notevole e l’esperienza positiva della don Milani lo conferma.

Senza contare il bellissimo effetto ‘collaterale’ di far sentire i cittadini davvero partecipi e responsabili della cosa pubblica”.

Pezzi di scuola in testa ai bambini…

pza moro La scuola dell’infanzia di Piazza Aldo Moro sta affrontando un problema molto serio in questi giorni: la mensa dei bambini è chiusa perché pericolante. Cadono pezzi di controsoffitto sul pavimento: i locali in cui siedono i bambini per mangiare sono stati, in un primo tempo, transennati, poi chiusi totalmente per sicurezza. Il problema sono le infiltrazioni d’acqua. Sul posto hanno già effettuato un sopralluogo un addetto alla sicurezza ed un tecnico del Comune, ma intanto i bambini stanno consumando i pasti nelle aule dove svolgono le lezioni e, se la situazione non muterà, la scuola sarà costretta a non offrire più il servizio mensa per comprensibili motivi di igiene.

Serve un intervento urgente da parte del Comune. pzza moro Le scuole di Latina cadono a pezzi e questo è un dato che ormai conosciamo da tempo, purtroppo. Ciò che stupisce è come mai l’amministrazione comunale non sia affatto preoccupata da ciò, continuando a rimandare interventi importanti e limitandosi a tamponare le urgenze.

Nella scuola bisogna investire e sappiamo quanto perché ce lo ha detto uno studio approfondito: 18 milioni di euro. Una somma che non abbiamo immediatamente ma che l’amministrazione comunale potrebbe decidere di recuperare rinunciando a progetti costosi e molto meno urgenti, come la pavimentazione della Ztl: più di 800mila euro sarebbero così pronti subito.
videment c’è scarso interesse del Comune per il settore della scuola: nell’ufficio lavora un solo dipendente che, per quanto possa essere accurato e solerte nel proprio lavoro, ha la responsabilità della gestione di ben 74 plessi. Come è possibile che l’amministrazione ed il sindaco Giovanni Di Giorgi non si rendano conto di quanto sia gravoso questo compito?

La carenza di personale nell’Ufficio Scuola del Comune impedisce la risoluzione dei problemi in tempi rapidi.

Ed è solo un esempio del pessimo grado di organizzazione degli uffici comunali”. Una conseguenza di questo, è il senso di abbandono lamentato dagli istituti scolastici, che non solo non sono in grado di ottenere certezze sui tempi del Comune, ma non ottengono nemmeno risposte alle loro missive scritte.

C’è anche un dato politico: il Comune di Latina ha sempre affidato l’edilizia scolastica all’assessorato ai Lavori pubblici, che gestisce una pesante mole di interessi economici, invece che al settore realmente deputato a questo tipo di problematiche, l’assessorato Scuola e Istruzione. La delega invece potrebbe avere un unico referente sia per l’istruzione sia per l’edilizia scolastica: due assessori sono troppi per un ambito che dovrebbe avere un quadro complessivo del settore.

È ora di cambiare per il bene della città e per la sicurezza dei bambini.

URBANISTICA: a che gioco giochiamo?

Con un po’ di ritardo vi racconto dell’ultimo Consiglio Comunale svoltosi il 20 febbraio scorso, venerdì.
All’ordine del giorno: urbanistica e piani particolareggiati.

Come PD abbiamo presentato una mozione che chiedeva la sospensione dei piani, così come il sindaco aveva promesso in più riprese subito dopo aver ritirato le sue dimissioni.
Forse molti non sanno cosa sono i piani particolareggiati: provo a spiegarlo.
La città è suddivisa in zone.
ppeOgni zona, in quanto a progettazione di spazi e degli edifici, deve rispettare degli indici calcolati su scala complessiva secondo un progetto di città definito nel piano regolatore generale.
All’interno di queste zone possono essere apportate delle modifiche, sostanziali o non sostanziali, rispetto alla destinazione di aree o progettazione di edifici, sempre tenendo in considerazione quanto programmato nel piano regolatore generale.
Alcuni piani particolareggiati sono stati revisionati e riprogrammati.
Ogni qualvolta viene apportata una modifica ad un piano particolareggiato si può operare in due diversi modi:

  1. se questa modifica è sostanziale deve essere approvata dal consiglio comunale
  2. se la modifica non è sostanziale (ovvero se non modifica i parametri definiti nel piano regolatore generale, quindi se di fatto resta fedele all’idea originaria di città) può essere direttamente portata in giunta e direttamente approvata con un iter che la legge Polverini ha inteso introdurre per velocizzare le operazioni.

Prima della legge Polverini qualsiasi variazione all’interno dei piani particolareggiati doveva essere posta comunque al vaglio della commissione urbanistica e poi approvata dal consiglio comunale. Essendo presente anche la minoranza, c’è un potere di controllo e un vaglio che può prevenire situazioni di speculazione e di eventuali illegalità.
Con la legge Polverini, invece, queste variazioni apportate ai piani particolareggiati possono non passare al vaglio dell’opposizione e quindi al vaglio delle commissioni, ma essere approvati direttamente in Giunta la quale, composta da assessori (scelti dal sindaco) e dal sindaco, sostanzialmente si rende assolutamente autonoma e fuori da qualsiasi controllo dell’opposizione poteva praticare rispetto a queste variazioni.

Per guadagnare un po’ di credibilità il sindaco ha scelto un nuovo assessore all’urbanistica: al posto di DI RUBBO, ha nominato l’ex prefetto Salvatore LA ROSA, a garanzia di una legalità che evidentemente mancava. Come dire: fino ad ora si è agito in modo illegale, ora metto un prefetto che rimette in ordine le cose.

La Regione Lazio, che è l’unica competente in materia di urbanistica rispetto alla legittimità degli atti, ha detto che per revisionare la correttezza dei piani particolareggiati è necessaria una sospensione di questi, ovvero, non concedere più permessi a costruire, fermare tutti lavori di tutti i cantieri, controllare che tutto sia corretto e poi eventualmente revocare alcune concessioni o continuare con quelle già poste in essere a seconda se sono legittime o no.
Perché sospendere? Immaginate che una concessione sia stata data in modo illegittimo: una volta che la casa o l’edificio è terminato non è detto che possa essere abbattuto. Ecco perché si rende necessaria una sospensione immediata.
Dal momento in cui vengono sospesi i piani particolareggiati, la Regione Lazio con i suoi tecnici può avviare le operazioni di controllo e verifica rispetto alla legittimità degli atti e delle modifiche (eventualmente sostanziali) effettuate nei vari piani particolareggiati.

Il Partito Democratico aveva chiesto questa sospensione con la mozione proposta in Consiglio.
La maggioranza l’ha respinta e ha votato una mozione che non chiedeva la sospensione, bensì semplicemente uno stop ai permessi a costruire da lì a venire.
La Regione invece continua a chiedere quello che noi PD abbiamo chiesto in consiglio comunale: se non avviene la sospensione non si può procedere al controllo e alla valutazione dei piani particolareggiati.

Le mie considerazioni sono le seguenti:
1- il sindaco ha rimosso l’assessore DI RUBBO (FI) ed ha messo un ex prefetto al suo posto. Questo vuol dire che ha ammesso che fino a quel momento si era agito in maniera non conforme alla legge. Perché ha lasciato Di Rubbo ai Lavori Pubblici??
2- il sindaco inizialmente chiedeva la sospensione, poi si è lasciato convincere dai suoi e ha chiesto una cosa più morbida, a significare che le sue idee non sono forti ma si piegano ai bisogni di chi lo circonda
3 – in consiglio comunale ha detto che considera la regione la Cassazione rispetto alle decisioni da prendere in ambito urbanistico. Ebbene, la regione chiede la sospensione dei piani e lui continua a dire che i piani non devono essere sospesi: a che gioco giochiamo?

Intanto la città aspetta, e sono passati oltre 30 giorni da che lui aveva indicato nella sospensione e nella verifica la strada più giusta, indicando in 45 giorni la conclusione di tutta questa vicenda.
Invece assistiamo ad un continuo tira e molla mai.
E la città ancora aspetta.