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Il Giornale di Latina intervista Nicoletta ZULIANI

imageRiporto la versione integrale e corretta dell’intervista di Marianna Vicinanza (il Giornale di Latina) apparsa oggi sul giornale.

La resa dei conti nel partito democratico è appena cominciata, per ora sotterranea ma non meno violenta in vista dei pronunciamenti ufficiali con l’assemblea prevista dopo il ballottaggio e un eventuale congresso.
A scoperchiare il vaso dei veleni interni e delle divisioni incamerate nella lunga campagna elettorale sin dalla fase delle primarie è stato Massimiliano CARNEVALE, l’esponente dem più votato che ha ribadito il suo peso specifico nel partito criticando nettamente l’operato del candidato sconfitto alle urne Enrico Forte.
“Forte ha falsato le primarie – ha detto CARNEVALE – pur di vincere sono stati fatti accordi con elettori che nulla avevano in comune con il PD. Un risultato che era dopato. Non metto in discussione la validità delle primarie ma ci sono da apportare dei correttivi.”

Il falso problema.
Il dibattito è aperto e la replica arriva da Nicoletta ZULIANI, la seconda più votata con 744 preferenze e un trend in crescita rispetto al 2011. “È inopportuno e pretestuoso fare illazioni di questo tipo – dice – quando quella competizione stata già ampiamente metabolizzata, condotta nella trasparenza, svolta in maniera corretta e senza ricorsi. L’esito premiò Forte e nessuno può dire che sono state inquinate, sono state legittime e regolari piuttosto immagino che dal momento che Carnevale sosteneva Galante non ne abbia accettato il valore politico. Se si vuole discutere nel merito di questo bisogna farlo nella dialettica di partito e negli organismi preposti. La trovo solo un’uscita inopportuna e tardiva anche perché Forte ha fatto il suo percorso coerente con la legittimità che questo strumento democratico gli conferiva.”
Per la ZULIANI invece la candidatura di Galante era nella sostanza priva di qualsiasi rispondenza perché non era una persona del partito. La sfida era quella di governare e per farlo abbiamo messo in campo i cavalli migliori, Forte lo era. Evidentemente andrà fatta una riflessione su tutto il resto.”

La scelta tra nuovo e competente
La Zuliani dà una lettura di quello che è accaduto alle urne. “La città aveva bisogno di una ventata di novità e Coletta ha risposto a questa esigenza che non necessariamente corrisponde a uno spessore di competenza: la scelta è stata tra il nuovo e il competente. La competenza, associata a Forte, è stata però penalizzata dalla visione anti-sistema e da quel sillogismo sbagliato politica = disonestà e dall’altra parte inesperienza e onestà = buona politica. Noi abbiamo creduto in una politica buona e competente per liberale Latina, ma il messaggio non è passato.”

La riflessione sugli errori
Per la ZULIANI il calo del partito di quattro punti percentuali impone una riflessione seria che non può essere affrettata ma resta anche il tema, ora più pressante, degli equilibri interni tra le correnti in via di ridefinizione a tenere banco. Carnevale ha chiesto un congresso al più presto.”Questo tema fa parte delle riflessioni che il partito deve fare-dice la ZULIANI-quello di non alimentare le correnti e la cultura dello scontro, del “vediamo chi vince e di chi è la colpa.”

Individualismi e colpe
Questa tendenza a ragionare per individualismi e a cercare il capro espiatorio è controproducente. Non è di colpe ma di cause che bisogna discutere, e non di chi mettere in campo ma cosa mettere in campo. Sono le persone che devono essere disponibili a mettersi al servizio del progetto non il contrario. Questo partito non è ancora fatto di democratici e democratiche ma ancora di amici e di compagni. Ci dobbiamo confrontare su questo e anche sulla generosità che il partito non riesce a mettere in campo, ed anche alla incapacità, di fronte a situazioni di imbarazzo o ambigue, di prendere decisioni drastiche ed inequivocabili.”

Il ruolo al ballottaggio
La nostra posizione è molto chiara e non si presta ad interpretazioni: il nostro candidato sindaco è stato il primo a pronunciarsi a favore e a sostegno di Coletta perché rappresenta ora l’unico modo di scongiurare il pericolo di ridare la nostra città a chi l’ha distrutta ed umiliata nelle forme che tutti oggi abbiamo sotto gli occhi.

VADEMECUM per la scelta del proprio candidato

Voglio offrire una lista di punti che secondo me un candidato a rappresentare i cittadini deve soddisfare. Personalmente pretendo molto da chi vuole gestire una cosa grande come la mia città: deve soddisfare tutti i punti, nessuno escluso.

Onestà.
La prima cosa che tutti vogliamo da un politico è che sia onesto, perché la gestione della comunità comporta la gestione di soldi, tanti soldi e questo richiede una dose di onestà enorme. Ci sono elementi oggettivi per verificare l’onestà di una persona: la fedina penale, il certificato del casellario giudiziale sono certificazioni che attestano i provvedimenti definitivi in materia penale, civile e amministrativa a carico della persona. Ma ci sono anche modi meno ufficiali per capire se un candidato è onesto oppure no: vedere se rendiconta le sue spese elettorali, se paga le tasse oppure no, se si fa fare lo scontrino o la fattura, se gira con un macchinone e dichiara di essere sulla soglia della povertà, se promette lavoro o altro in cambio del voto…
Considerazione personale: il gruppo di cui faccio parte ha richiesto a tutti i candidati, per statuto, di esibire il certificato di casellario giudiziale all’atto della candidatura. I traffichini si riconoscono facilmente: basta non votarli.

Coerenza.
La coerenza si testa sulla vita e la storia di una persona in modo diacronico: in questo ci possono essere d’aiuto le persone che la conoscono e in una cittadina come Latina non è difficile: colleghi di lavoro, persone che hanno avuto a che fare con lui/lei.
Altro elemento: una persona/politico che cambia idea/partito frequentemente non garantisce certo la stabilità e l’affidabilità che si richiede ad un amministratore. Come fare per verificarlo? Basta girare un po’ su internet e fare una ricerca.
Considerazione personale: se lo/la vediamo un po’ di qua e un po’ di là, evidentemente o non ha le idee chiare o è andato dietro a qualche interesse personale che gli veniva garantito ora da questo ora da quello.

Professione.
Ce l’ha un lavoro? Questa è una domanda importantissima. Molti politici di professione non hanno “né arte né parte”, nel senso che non hanno mai lavorato, non hanno un’occupazione e se non facessero i politici sarebbero con tutta probabilità dei disoccupati. Se si va a vedere, moltissimi dei politici che ci hanno amministrato non hanno, ad esempio, un percorso di istruzione lineare né un’occupazione: i loro curricula sono nel sito del comune di Latina disponibili a tutti. Ovviamente chi vuole evitare, non specifica dove è stato conseguito il suo diploma.
Per leggere i curricula basta scrivere questo indirizzo www.comune.latina.it/cognomepolitico/
Considerazione personale: chi non lavora, ha bisogno della politica e questo pone il candidato in una condizione di dipendenza dalla politica per cui si è pronti a qualsiasi cosa pur di essere eletti.

Conoscenza della materia amministrativa.
Molti candidati, non sanno cosa sia un atto amministrativo, un debito fuori bilancio, la Pretura Regionale della Corte dei Conti, il patto di stabilità e cosa implichi; non sanno come si scrive né cosa sia una mozione, un’interrogazione, un dispositivo, un emendamento; ignorano il PEG, una posizione organizzativa, un accertamento, l’iter per l’approvazione di un regolamento…
Eppure questi sono gli strumenti di lavoro per un amministratore, sia di maggioranza che di opposizione. Conoscerli e non conoscerli fa una grande differenza: l’efficacia della propria attività.
In politica, come in chirurgia, chi  si improvvisa, uccide.
Considerazione personale: io pretendo molto da chi vuole rappresentarmi. Il fatto di sapere che sia un parente non lo rende certo un migliore amministratore, anzi aumenta la prassi clientelare. Quindi voglio che sia competente.
Uno che deve guidare un Boeing 747, ovvero la seconda città del Lazio, non può improvvisarsi pilota se ha solo portato una bicicletta: ci farebbe schiantare.

Trasparenza.
Un ex o un aspirante consigliere che si ripresenta alle elezioni o un neo candidato devono poter essere trasparenti nel loro operato passato e presente. Un modo è offerto da internet che rende disponibili, se il candidato le ha messe in rete, tutte le sue precedenti attività, i suoi interventi, le sue scelte e le motivazioni.
Considerazioni personali: chi non è “leggibile” non è trasparente e non è degno di rappresentare chicchessia perché evidentemente ha qualcosa da nascondere.

Reperibilità.
Un rappresentante del popolo deve poter essere contattato dai propri elettori con i quali è chiamato ad instaurare un rapporto di collaborazione. Se il politico fornisce il suo recapito telefonico o la sua email o è reperibile su FB o sul proprio sito significa che non ha paura di essere contattato dai propri elettori, non ha la paura del confronto ed è pronto a collaborare.
Considerazione personale: chi non fornisce recapiti di alcun genere non vuole essere “scocciato” e considera il cittadino una rottura di scatole.

Valutazione.
Questo aspetto è importantissimo. Un politico DEVE essere valutato non per la consanguineità o la parentela, ma per il suo operato. E neanche per i favori che mi ha accordato. Quanti politici forniscono elementi e materiali riscontrabili, leggibili, consultabili?
Ho elementi per valutare il suo operato in politica? È documentato e accessibile il suo lavoro tale che io possa farmene un’idea?
Facciamo una verifica su internet.
Considerazione personale: se il politico viene votato a prescindere dal suo operato, significa che, forte del suo consenso fidelizzato, continuerà a farsi i fatti suoi ogni volta che verrà eletto in cambio di piccoli favorucci (lampione davanti casa, pratiche velocizzate, asfaltatura strada di casa…)

Programmi.
Quali sono i suoi programmi per la città? Sono possibili? Sono finanziabili e realizzabili?
Molti candidati promettono titoloni da giornale senza spiegazione di come questi progetti possano essere realizzati: sogni per il popolo. È importante verificare se quei progetti siano realizzabili e come possono essere finanziati: con fondi di bilancio? Con fondi europei? Con project financing? C’è la capacità progettuale o va ricercata fuori del comune? Come viene assegnata la progettazione? Con evidenza pubblica o ad amici che hanno promesso e garantito il sostegno elettorale?
Queste sono tutti elementi che un candidato che fa proposte è tenuto ad esplicitare. Se non lo fa è preoccupante…
Considerazione personale: la fattibilità dei progetti è importante. Oggi che le risorse finanziarie sono ristrette, solo chi è veramente competente ed onesto saprà realizzare i suoi progetti.

Clientele.
Promette favori personali?
Chiunque prometta un lavoro o un interessamento personale a fatti e situazioni particolari, chiunque dia buoni benzina con bigliettini elettorali, chiunque prometta velocizzazioni di pratiche in comune o simili, chiunque vi chieda la carta di identità per verificare il vostro voto, questi usa metodi mafiosi ed è da far sparire dallo scenario politico.
Non votatelo, o Latina non resusciterà mai.

Ipocriti e smemorati: la destra a caccia dei voti dei cattolici.

FullSizeRender (4)Sono ipocriti e smemorati quei politici della scorsa consiliatura, Calandrini, Calvi, Chiarato, Tripodi &Co, che oggi firmano documenti a favore della famiglia e ieri non hanno voluto la Consulta per la Famiglia/Infanzia/Adolescenza.

Da quando sono entrata in Consiglio Comunale ho chiesto col mio gruppo PD di istituire l’organismo previsto dallo statuto della nostra città di partecipazione democratica, per elaborare insieme alle associazioni le politiche per la famiglia: associazioni come MOIGE, La Chiave d’Oro, Famiglie Nuove, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti di Latina (UCID), Centro Aiuto alla Vita di Latina, Associazione Italiana Genitori di Latina (AGE), Genitori si Diventa, Forza Papà e tante altre avrebbero potuto dire la loro su tassazione, incentivi, scuola, viabilità trasporti e incidere sulle scelte del Comune.

Sono state invece azzittite dalla maggioranza che le ha scientemente ignorate.

A nulla sono valse le continue e pressanti richieste fatte da me al presidente della Commissione che doveva approvare il Regolamento senza il quale non si poteva dare inizio ad un organismo di interfaccia con le associazioni più rappresentative della città per la famiglia.
Per un anno la Commissione non è stata neanche convocata perché i politici che oggi si affrettano a firmare, quando erano in potere di fare, hanno tergiversato, snobbato e fatto orecchie da mercante. (Leggi la mia denuncia di quei giorni)

Dire oggi che si farà qualcosa che, quando era nel loro potere, non hanno fatto, è palesemente strumentale e ipocrita.
Fanno gola i voti dei cattolici e si preferisce il rapporto “uno a uno” con le associazioni per poter elargire misure e chiedere i voti in cambio: prassi che sa di mafia.

La Consulta è evidentemente un organismo troppo trasparente per chi ragiona come la destra che ci ha governato.
Noi la realizzeremo immediatamente.

ALTERNANZA vs MALAFFARE

imageIl problema di molti nostri concittadini, e che diventa il problema di tutti i latinensi, è dare il voto a chi è assolutamente INCAPACE di INTENDERE e di VOLERE il BENE della CITTÀ: si chiede e si offre il bene per propria famiglia, per la propria attività, per la propria strada, per la propria associazione e lo si confonde con quello della città.
E ci sono i politicanti di mestiere che, promettendo la soluzione di mille questioni personali, se la vendono – e tanti se la “comprano” – come voglia di aiutare le persone.

Mi ha aiutato a sbrigare quella pratica in Comune…
Ci ha fatto avere un finanziamento!
E’ bravo, mi ha fatto saltare la fila per la carta d’identità…
Mi ha dato la casa popolare
Mi ha fatto sistemare il marciapiede
Ha messo mio figlio a lavorare

Questa è solo la mafiosa modalità di parcellizzare benevolenza, per accumulare il consenso dei singoli e dei suoi consanguinei, usando la propria funzione pubblica.

Ditemi poi se la consanguinetà o la parentela possono essere il criterio per la scelta un amministratore per la città. Quale oscuro obbligo morale ci spinge a scegliere un parente, magari totalmente inadeguato e lo sappiamo pure, invece di una persona capace, onesta e competente come amministratore di tutta una città?
Diciamoglielo! “Ma tu che c’entri con la politica? Io per la mia città voglio uno capace!

Latina rischia di tornare nelle grinfie di chi l’ha derubata, deturpata e stuprata solo perché si sceglie di dare il voto ai propri parenti che, lusingati per un posto in lista, aiutano improbabili candidati sindaco, oppure perché tanti , schifati e sfiduciati, preferiscono guardare dal di fuori.
Di fatto si lascia il campo libero ai più furbi e ai più organizzati.

Spero nella sana ALTERNANZA.
Metteteci alla prova: vedremo una Latina VIVA, GRANDE, BELLA.

La vera vera sfida, la nuova sfida di Latina

imageTutti i componenti della giunta passata sono occupati oggi a spiegare i loro progetti per la città: scuole colorate, parchi belli, città pulita, trasparenza, famiglia tradizionale (cosa c’entri poi questo con la gestione della città devono spiegarlo)…
Il punto vero è spiegare perché non hanno fatto tutto quello che dicono di voler fare, quando erano lì a governare!
E vogliono tornarci.

L’ostinazione a ricandidarsi di coloro che sono stati alla guida della città (Calandrini, Calvi, Tripodi, Tiero, Sovrani, Chiarato) avendo ricoperto ruoli di grande peso, e quindi  di corresponsabilità di governo e di risultati, è per me un insulto.

La vera sfida a Latina è quella contro la malapolitica e la gestione privata dei beni pubblici a servizio del consenso.
Se ne aggiunge anche una nuova: quella di far crescere Latina, di rilanciare uno sviluppo ed una economia fermi e imbrigliati in una prassi politica viziata, fatta di promesse e contrattazioni puntualmente disattese.
imageI candidati della destra continuano a parlare di trasparenza, quando Presidente del Consiglio, Sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza cambiavano le carte e i numeri della pianificazione urbana dicendo che solo la giunta bastava ad approvare i Piani Particolareggiati facendo diventare lo stadio comunale un’area verde attrezzata, il quartiere R6 una colata di cemento e la ZTL un campo di battaglia per non aver condiviso realmente le scelte con le parti interessate.
L’ufficio di Urbanistica Partecipata, appannaggio di una dirigente senza sottoposti, era la bugia “meglio vestita” che potevano fornire, quando confondevano partecipazione con comunicazione dei PPE nel tour che l’ex assessore Di Rubbo fece nelle varie parti della città per illustrare, appunto, quello che era stato già approvato (non per decidere con i cittadini).

È il cittadino-elettore che ha il potere sanzionatorio o premiale rispetto al politico.
È l’elettore che deve togliere il proprio voto a chi non ha rispettato gli impegni presi.
È l’elettore che deve riconoscere le bugie che i “capitani” di Latina vanno ancora raccontando, continuando a promettere senza aver mai dimostrato di saper realizzare alcunché per la città.
È l’elettore che si prende una responsabilità grande: decidere anche per gli altri.

Ed è profondamente sbagliato fare solo la guerra ai partiti sostenendo che il civismo è meglio della politica: le liste che concorrono sono tutte civiche tranne Partito Democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Tutte le liste “civiche” hanno candidato politici di lungo corso o persone riferibili a politici del passato, chi in misura maggiore chi in misura minore. Quello che deve passare al vaglio è la credibilità del progetto e le persone che vogliono realizzarlo.

È arrivato il momento di passare il testimone all’altra Latina, quella dello sviluppo e dell’innovazione, quella della contemporaneità, quella che ribalterà la macchina amministrativa del Comune di Latina per scardinare il clientelismo e il familismo che hanno generato inchieste della magistratura e mortificazione delle competenze di tanti onesti dipendenti comunali.

imageQuello che abbiamo messo in campo con Enrico Forte è un progetto di città vero e realizzabile: la prima pietra è mettere la parola fine alla connivenza tra politica e gestione personalistica dei beni della comunità e lo faremo con il rigore della vera trasparenza e con gli strumenti che una politica capace ed esperta sa usare. Poi occorre spingere l’acceleratore sull’innovazione a tutti i livelli.
Alla frammentarietà sociale che ha tanto fatto comodo alle precedenti amministrazioni opporremo la costruzione di una vera comunità, che connetta, che leghi, che valorizzi ciò che già è in atto e che lo metta “in rete”.

A sostegno di questo progetto abbiamo persone di competenza ma anche fresche nel panorama politico, che Latina conosce e stima: le idee e i progetti devono essere veri e camminare su gambe forti e decise. Ma in questa nuova sfida la città non può rimanere a guardare chi vincerà: deve fidarsi e farlo insieme a noi.

Latina può cambiare in meglio, lo deve ai suoi figli, lo deve alle nuove generazioni.

COSA DICE QUESTO NATALE AI POLITICI

No, non dirò che il natale ci vuole tutti più uniti e più tolleranti.

img_1337.jpegL’unità, la tolleranza, il coraggio, la generosità non sono vestiti da indossare e poi togliere. Diceva Igino Giordani, padre costituente “la fede non è un cappotto che si appende prima di entrare in parlamento” sottolineando la necessità di mettere in pratica i valori cristiani sempre.

Quello che ci insegna il Natale è una cosa diversa.
Siamo in una fase politica locale difficile: il PD ha un candidato sindaco scelto con primarie partecipate e corrette (non ci sono state contestazioni o ricorsi), eppure, nonostante il vuoto della destra, non riesce a decollare a causa di interdizioni poste da chi è risultato perdente proprio alle primarie: l’eterna lotta tra due parti.
I giornali riportano con prontezza le vicendeimage

Latina Oggi
LatinaQuotidiano

Penso che in ogni ambito della vita ci sia bisogno di affinare l’arte del “saper perdere”.
A scuola cerchiamo di insegnare l’onestà intellettuale, di ammettere di aver sbagliato e di ripartire con umiltà: ci si rafforza e si cresce donne e uomini sani moralmente e con la schiena dritta.

In politica chi perde deve rialzarsi e ripartire dalla Politica con la P maiuscola, con umiltà e rinunciando a tattiche che hanno il sapore di ripicche. Le strategie per mantenere rendite di posizione dentro i partiti sono ormai riconoscibili e facilmente smascherabili: se un partito non è coraggioso nelle scelte di trasparenza e legalità, generoso nel formare e sostenere i “nuovi” al proprio interno e se non si concentra a risolvere i problemi dei cittadini non fa il suo dovere e prelude allo sfascio.

Il PD sta perdendo tempo prezioso e non permettere agli organismi democratici di procedere nel loro corso significa comportarsi come se il partito fosse più importante della città, la quale aspetta e si aspetta dal PD una dimostrazione di saper vincere per governare.
Come non capire che ora più che mai sono gli organismi a dover pesare di più delle posizioni dei singoli?

Una situazione di disunità fa venire la voglia di scappare, di mandare in malora tutto.

Ma qui arriva il vero insegnamento del Natale: un Dio incarnato è sceso negli abissi di una umanità piena di limiti e capace di orrori come la guerra, il terrorismo, la pedofilia, gli eccidi. Si è incarnato per vivere sulla propria pelle la sconfitta, la vergogna, l’abbandono fino alla morte da indegno.

E allora il Natale ci dice di non scappare davanti alle disunità, le brutture, le assurdità, bensì di entrarci dentro senza paura e lavorare senza sosta per un bene più grande e mai per i piccoli ed egoistici interessi particolari.

Mi piace chiudere con le parole di Igino Giordani che profondamente mi motivano a continuare la strada dell’impegno politico.

Pare a molti che la politica sia un’attività inferiore, ed equivoca, da lasciarsi ai maneggioni: e non capiscono che se dalla politica si allontanano gli onesti, il suo campo è invaso dai disonesti: e la politica tira con sé tutta la nostra vita, da quella fisica a quella morale; e una politica fatta da disonesti porta alla guerra, ai dissesti finanziari, alla rovina della ricchezza pubblica e privata, al malcostume, al disprezzo della religione, alla manomissione delle famiglie… Se la politica è sporca, insomma, va ripulita: non disertata.” (La Rivolta Morale, 1945)

Ecco l’augurio per questo Natale: saper accendere la luce del Natale nel buio degli angoli della nostra vita.
Nicoletta.

Viale Italia e lo sdegno per gli alberi tagliati

imageViale Italia desta sentimenti forti oggi, senza le chiome dei pini che lo limitavano in una cornice di architettura tipica latinense. Giornali e social hanno gridato allo scempio o hanno azzardato risposte.
imageIl problema è un altro.
Non è la scelta di tagliare gli alberi: il vero problema è che ci si sente come se venissero eliminati dei mobili in casa propria senza il proprio consenso.
Il problema è condividere le scelte CON CHI vive la città.
Come per me a scuola: è sbagliato entrare in classe, iniziare a fare lezione senza esplicitare agli alunni qual’è lo scopo di quella lezione e di quelle attività: se non lo facessi, sarebbero distratti e non motivati per tutto il tempo.

Rendere PARTECIPI significa costruire COESIONE.

Evidentemente il Commissario Barbato sta intervenendo in emergenza su vari fronti, come per esempio per i pini di Viale Italia in emergenza sicurezza, e senza dover cercare particolare “feeling” con la cittadinanza (il suo compito non è avere il consenso dei cittadini).
La reazione della cittadinanza però fa capire quanto sia importante la fase della progettazione partecipata.
Cosa ha progettato il Comune per Viale Italia? Lo sanno i cittadini? Quali alberi pianteranno? Come sarà il viale una volta terminati i lavori di piantumazione delle nuove piante? Ci saranno nuove piantumazioni? Quale sarà il risultato finale e fra quanti anni lo vedremo?
Chiunque amministri domani non potrà non tener conto che i cittadini sono pronti a qualsiasi sacrificio a patto che sia chiaro il motivo del sacrificio, a patto che sia chiaro quale sia l’obiettivo finale e soprattutto che sia condiviso.

Si potrebbe ad esempio utilizzare il sito del Comune per esplicitare per ogni intervento quale sia l’obiettivo finale, gli strumenti, i tempi eccetera…
È impensabile che i cittadini che passano per una strada non comprendano che cosa stia accadendo e siano costretti a chiedere agli operai che cosa stiano facendo. È una grave responsabilità di chi amministra: lasciare nel buio e nel più completo disorientamento i padroni della città che sono i cittadini.

Le scelte non vanno rendicontate solo alla fine dell’anno con atti amministrativi e chiusure di bilancio: vanno condivise sin dall’inizio e rendicontate in itinere, esplicitando i progetti e i motivi che hanno portato a quelle scelte attraverso mezzi e strumenti accessibili a tutti.
Non esiste per me altro modo di intendere l’amministrazione della città: partecipare, rendere visibile l’obiettivo e condividere con la cittadinanza che vive e il fruisce degli spazi della città, mezzi metodi e tempi di realizzazione delle opere.

E non esiste neanche altro modo di insegnare :-)

Le primarie e la sete di buona politica

Diciamolo: le primarie di Latina sono state un traguardo importante, e ad aver vinto è stata la IMG_9349.JPGbuona politica.

Gli elettori (e i futuri elettori) del partito democratico hanno voluto far vincere l’idea che alla guida della città ci sia bisogno di una persona di competenza, trasparente e che abbia già dato prova di saper fare buona politica: Latina ha bisogno di questo.

I punti costantemente richiamati nella campagna elettorale di Enrico Forte candidato a sindaco, sono stati proprio competenza, trasparenza e buona politica, punti rafforzati in ogni tappa del ViaggioxLatina che abbiamo messo in campo già oltre un mese fa.

Questa è stata la motivazione che ha fatto da fulcro ad una moltitudine crescente di persone che hanno ingrossato le fila dei sostenitori di Enrico che incarnava questa opzione. Quella stessa motivazione che ha ridato valore e dignità a storie e persone provenienti da origini lontanissime tra loro, ma che sono spontaneamente confluite in un luogo che hanno riconosciuto come “la loro casa“, come gli elettori delle primarie che hanno riconosciuto nella buona politica la soluzione ai problemi di Latina.

Una casa democratica era il progetto originario del Partito Democratico iniziato con i “40 saggi”. Purtroppo il progetto ha subìto una pesante deviazione verso la cosiddetta “fusione a freddo”, una giustapposizione di parti facenti capo a figure politicamente determinanti che si contendevano il partito a suon di tessere.

Ecco invece che, nel gruppo che ha sostenuto Enrico, abbiamo assistito a qualcosa di inatteso: il clima è di collaborazione fino all’ultima goccia di energia, non ci sono accordi di retrovia che motivano all’azione, nessuno pretende un ruolo ma ci si mette a completa disposizione “a prescindere”, si ritrova la gioia di fare politica insieme.
E questo è certamente quello che “profeticamente” i 40 saggi avevano visto: valori di sinistra di radice cristiana rispecchiare il popolo italiano portando in sé il DNA di un partito maggioritario.

Spesso si pensa che se non c’è il “clima” giusto, nulla si riesce a fare. E invece è stato esattamente il contrario: il metodo adottato dal gruppo (riconosciuto e costantemente ricalibrato, le decisioni sempre prese insieme, lealmente rispettate) ha generato il “clima” e ha attratto consenso, sostegno e sempre nuove energie.

Ed ora ci aspetta una sfida importante: per primi in tutta Italia abbiamo celebrato le primarie in un comune alle urne il prossimo 12 giugno: primarie senza contestazioni, senza ricorsi, pulite e trasparenti.

La città si merita l’alternanza che fa bene ai cittadini e ai politici.
Questo è il Partito Democratico che Latina vuole.
Questo è il PD che serve all’Italia.

Il “patto indelebile”.

imageA seguito di un’operazione con indagini durate un anno, la nostra polizia di Stato è riuscita ad  inchiodare un sistema malavitoso che aveva messo le radici nella nostra città da molto tempo, operando in diversi settori e ingraziandosi benevolenze presso alcuni politici.
Tutti sapevano, tutti ne parlavano.
In tanti si osservava e ci si chiedeva come potevano taluni agire indisturbati e alla luce del giorno ostentando arroganza e disprezzo delle regole.

Un sistema, un’organizzazione che evidentemente godeva di coperture politiche perché la spavalderia che caratterizzava le loro azioni non poteva essere che protetta, a sua volta, da un qualche burattinaio potente che poteva muovere anche altri fili e decidere chi toccare e chi non toccare: da qui il nome dell’operazione Don’t Touch.

E come in un campo coltivato esiste erbaccia, zizzania ma anche piante buone, così la nostra Latina ha dimostrato di essere anche qualcos’altro, non solo una città pigra ed assuefatta. Ieri tanti di noi hanno colto la bellissima occasione per dimostrare che l’ABC della convivenza sta nel riconoscimento e nel rispetto delle regole che ne sono alla base, e che senza queste regole si vivrebbe come in un Far West: paura e dominio del più forte di turno.

E invece no. E non dipende solo dalla polizia.

Dovunque lavoriamo, dovunque operiamo, dovunque siamo anche con il nostro semplice respiro dobbiamo esprimere che la legalità e il rispetto delle regole sono l’ossigeno che deve scorrere nelle vene della nostra città, attraverso i rapporti interpersonali, attraverso la limpidezza delle nostre relazioni, attraverso la trasparenza del nostro agire, nella scelta di cui è carica ogni nostra azione quotidiana: dal rispettare il rosso, dal fare una segnalazione, dal rispettare gli orari di lavoro, all’andare a raccontare quello che viviamo sulla nostra pelle, come ci ha chiesto il Questore De Matteis, sicuri di trovare nei poliziotti “chi lavora senza orario, con grande sacrificio e fatica, che rinuncia alla famiglia, che rischia la pelle tutti i giorni“.

Siamo in tanti, tantissimi che vogliamo il rispetto delle regole senza deroghe e ieri abbiamo alzato una denuncia corale nei confronti di chi se ne beffa, e abbiamo alzato forte un grido di riconoscenza a chi si è esposto per farla rispettare: GRAZIE.

imageUn grazie CORALE.

Ieri abbiamo stretto un patto indelebile tra noi cittadini e forze di polizia, un patto che in quanto cittadini, ci domanda di più, esige un surplus di reattività: non più spettatori, non più osservatori critici, ma protagonisti e padroni del nostro territorio.

Ieri, in coro, abbiamo cantato un meraviglioso canto di libertà.

Nicoletta Zuliani intervistata da “Il Giornale di Latina”: i candiati PD.

imageEcco l’intervista che Marianna VICINANZA de “Il Giornale di Latina” ha realizzato e che è stata pubblicata nel numero di mercoledì 14 ottobre 2015.

Lei è stata in questi giorni tra le più critiche nei confronti di Paolo Galante, il candidato promosso da Moscardelli. Perché?
“Appunto, perché è considerato il candidato di Moscardelli, mentre dovrebbe essere il candidato del PD, dovrebbe rispondere a una serie di bisogni valoriali e di trasparenza e partecipazione di cui il partito democratico si è sempre fatto promotore. Renzi non ha mai fatto andare avanti un civico al posto di un politico, si è piuttosto circondato di persone competenti, dei mondi dell’imprenditoria dell’economia, della cultura per poter dare spessore al suo intervento politico, invece di prendere una persona al di fuori del partito E sostituirla ad un politico è un processo che io non condivido. Come mettere un politico che non ha mai fatto imprenditoria a capo di un’azienda e pensare di riuscire nell’impresa”.

Eppure lei viene dal mondo della scuola, da quella società civile di cui stiamo parlando.
“Provengo dalla società civile ma non mi sono proposta alla guida dell’amministrazione della seconda città del Lazio. Nel 2011 mi sono proposta come rappresentante dei cittadini in un consiglio comunale, è cosa ben diversa. Chi voleva nel PD un vero civico come sindaco avrebbe dovuto interloquire con le forze realmente civiche, e non con un singolo civico. Chi voleva un vero sindaco civico non avrebbe dovuto fargli la tessera del PD facendolo diventare “in corso d’opera “un politico. I professionisti della società civile devono affiancare il sindaco non devono sostituirsi adesso. Altrimenti si sancisce un principio che non condivido affatto nel caso di galante: la politica non serve; l’imprenditoria si può sostituire alla politica perché è l’unica che sa ‘fare’.

La politica serve ma nel caso di Enrico Forte c’è chi, come Omar Sarubbo e Massimiliano Carnevale, sostiene, che abbia troppi ruoli o sia in politica da troppo tempo.
“Sarubbo e Carnevale stanno in politica in proporzione almeno quanto Enrico, tenendo conto che poi Enrico per una decina e più di anni è stato anche fuori. Questo però non li fa meno affidabili o meno competenti, nella politica esperienza competenza e onestà sono valori aggiunti non certo punti deboli”.

Il paradigma imprenditore di successo-bravo politico di cui parlava prima e la semplicità con cui si vuole far passare questo binomio nella gestione di un comune, lei lo condivide?
“Non lo condivido affatto, e questo paradigma mi ricorda quello di Berlusconi, che noi abbiamo tanto osteggiato come Partito Democratico e come centro sinistra. La differenza con Berlusconi è che lui ha dichiarato un reddito annoverato tra i primi contribuenti in Italia, Paolo Galante dice di essere un imprenditore di successo e diciamo che questo è ancora tutto da verificare. Io credo che governare una macchina come quella della gestione della cosa comune è compito complesso: hai a che fare con una serie innumerevole di settori interconnessi. Devi avere a che fare con le fasce fragili, con il mondo giovanile, occuparti di ambiti come il fronte della tutela della legalità, come l’urbanistica e la gestione del territorio. La politica come amministrazione della cosa pubblica è un livello superiore e più complesso di una semplice azienda e racchiude tutti i settori della società. Non possiamo mischiare tutto: imprenditori e politici interscambiabili, destra e sinistra interscambiabili, non possiamo fare che tutto è uguale a tutto. È ciò che vorrebbero gli speculatori. I cittadini, invece, hanno bisogno di poche cose chiare: onestà, coerenza e competenza”.

Esperienza, competenza, merito, hai fatto un richiamo a questi temi riguardo alla scelta dei candidati durante l’assemblea comunale. Li ravvisi nei due candidati del PD?
“Galante sarà sicuramente una persona competente nel suo settore, ma per me è inadatta come candidato a sindaco per le ragioni che ho espresso. Io parlo di competenza nella gestione politica ed è un valore che riconosco in Enrico Forte. Questo non è voler criticare a tutti costi un avversario politico, è porre una questione importante di cui si parla poco: il candidato del PD deve rispondere a requisiti di interpretazione dei valori che il partito ha sempre promosso. Valori antifascisti, di priorità dei processi di partecipazione, capacità di sviluppo reale creando sinergie con gli altri comuni dell’area vasta e realizzando progettazioni di calibro europeo. LATINA deve diventare ciò che non è mai stata, uscire dal suo perimetro per non farsi fagocitare da Roma Capitale.

Lei è stata una delle poche nel dibattito politico degli ultimi tempi a mettere in evidenza la sfida e il problema della futura governabilità. Ci sono i presupposti con questi due candidati?
Sostengo Enrico Forte proprio perché credo che una omogeneità di visione e di composizione di compagine di governo sia necessaria. Lo abbiamo visto con i governi traballanti e di vita breve dei comuni della provincia di Latina che sono stati ultimamente commissariati. Lo stile di Galante che ha più volte dichiarato che “la soluzione ai problemi di Latina sono io” è la tipica affermazione dell’uomo solo al comando che da imprenditore decide in maniera autonoma. Sarà coerente con se stesso, ma poi fare i conti con la squadra sarà difficilissimo. Mi chiedo: Galante è capace di interpretare la visione del nostro partito? Aggregare persone con un metodo che si basa sui rapporti personali e invece che sui temi, sui contenuti e progetti condivisi,  non mi convince. Questo non è altro che il paradigma che la destra ha utilizzato negli ultimi vent’anni a Latina: il rapporto uno ad uno, un rapporto ad personam.

Spostare il dibattito sul piano dei contenuti lo chiedono anche i cittadini. Quali sono i temi sui quali il partito democratico può fare la differenza rispetto ad altre forze politiche?
Uno dei temi chiave è la trasparenza. C’è chi come Nicola Calandrini parla continuamente della casa di vetro ma lui è stato per quattro anni presidente del consiglio comunale di Latina e non mi sembra che Latina fosse esattamente una casa di vetro. Forte è stato uno dei primi a rinunciare ai rimborsi delle trasferte, al rimborso elettorale da consigliere regionale. Prima di Zingaretti e fino a che lui non ha annullato questa legge, tutti i consiglieri ricevevano € 2.040 al mese senza obbligo di rendicontazione. Enrico ha rinunciato da subito, non li ha mai riscossi.

E oltre alla trasparenza?
Altri temi sono l’urbanistica e il bilancio partecipato. Anche su cultura e scuola c’è una città da rifondare. Dobbiamo mettere a sistema tutte quelle risorse culturali che non devono restare circoscritte ma che devono proiettarsi fuori con un progetto credibile che non rimanga confinato nel circuito cittadino. Costruire un blocco forte con tutta la provincia tale da poter aumentare la nostra capacità attrattiva di finanziamenti e competere a livello europeo. La politica sana è quella che si impegna in prima persona dando priorità ai contenuti, è ora di partire da questo.