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VIDEO TRAP pro-Travali: cosa non ha funzionato? 8 proposte.

Riporto qui il mio intervento fatto oggi in Consiglio Comunale sulla questione VIDEO TRAP pro-Travali.
Dobbiamo chiederci cosa non ha funzionato?
Al termine 8 proposte concrete del PD, frutto di confronto con i cittadini del quartiere e con i giovani.

Non appena ho saputo della diffusione di questo video trap realizzato ragazzi del mio quartiere che conteneva un esplicito sostegno a malavitosi della nostra città ho pensato: ma questi ragazzi sono figli di questa comunità, figli di questo territorio!

E poi la domanda.
Che cosa non ha funzionato?
Perché si è generata questa devianza?
Cosa ha permesso che si creasse questa aberrazione?

Mi sono fatta questa domanda perché io vivo nel quartiere del video, i miei figli sono cresciuti qui, gomito a gomito con quei ragazzi, hanno frequentato la stessa scuola, hanno giocato insieme a pallone, hanno fatto catechismo insieme…

Quando c’è qualcosa che non funziona, quando c’è qualcosa che non va non bisogna tanto dirsi: “io ho fatto il mio dovere, non può essere dipeso da me“.

Una riflessione va fatta e non può coinvolgere solo il singolo individuo.

Prendiamo il nostro quartiere come esempio di una periferia come tante.
Siamo oltre 20.000 abitanti, lontani dagli uffici, distanti dal centro… Fino ad alcuni anni fa Q4-Q5 era considerato un “quartiere dormitorio“ per la mancanza di servizi. Poi ha cominciato a comparire l’ufficio postale, sportelli bancari, farmacie, il collegamento viario con viale Le Corbusier oltre la ss148.
Avevamo anche la sede della polizia municipale e il 118.
Ora non più.
Abbiamo un meraviglioso polmone verde, l’Oasi verde Susetta Guerrini frequentata anche da chi non vive in questo quartiere.

Nel quartiere sono presenti alcuni lotti di case popolari che ospitano tante persone e famiglie dignitose, ma alcune con enormi difficoltà socio economiche, situazioni che hanno costituito humus per il messaggio del video che inneggia alla malavita e la prende come modello.
Persone con le quali condividiamo la scuola dei figli, i negozi, le strade, il verde, il condominio…

Torno alla mia domanda iniziale: cosa non ha funzionato?

Guardo alla presenza importantissima della SCUOLA come come importante e fondamentale presidio educativo.

Credo, come tanti, nella scuola pubblica e credo che la convivenza di bambini provenienti da diverse condizioni economiche, culturali e sociali sia un diritto di ogni individuo, una opportunità educativa ed una ricchezza umana.

La fortuna di avere un luogo dove bambini, le loro famiglie e genitori, nonni di diverse estrazioni sociali condividono una quotidianità è una cosa preziosa perché lì la comunità può e deve far sentire il suo peso e il suo sostegno. È un importante elemento che può assorbire, attutire situazioni di tensione e neutralizzarle (penso ad esempio alla difficoltà che certe famiglie hanno sempre avuto nel far partecipare i figli a gite scolastiche o ad attività pomeridiane che richiedevano magari un costo: in queste occasioni le famiglie della classe non di rado hanno attivato un fondo cassa per poter consentire a tutti di poter partecipare, o per i buoni mensa…)

La scuola è, per la sua funzione educativa, un presidio di opportunità di crescita per tutti.
La scuola è anche un presidio di controllo e di monitoraggio rispetto ai segnali deboli o meno deboli che evidenziano malesseri che vanno subito valutati e attenzionati e che devono far mettere subito in moto la rete istituzionale a servizio delle fragilità.
La scuola è il luogo dove si formano i piccoli cittadini ad una vita socialmente corretta, consapevole e proattiva; si formano le donne e gli uomini di domani.

E allora ripeto la mia domanda: cosa non ha funzionato?

La domanda dobbiamo farcela anche come COMUNITÀ del quartiere.
Lo abbiamo fatto quando ci siamo incontrati con una quarantina di persone del quartiere per riflettere su cosa abbia generato una devianza così profonda.
Ci sono grossi vuoti.

I palazzoni sono un madornale errore sociale. L’idea di creare una struttura di case popolari così grande, ha creato un ghetto dove l’assenza delle istituzioni e la presenza di queste “forze nutrite dall’illegalità” hanno deteriorato l’ambiente.
Il guaio è che queste “forze” stanno sempre piu’ avvicinando ed “arruolando” i figli di famiglie normalissime che mai si sarebbero sognate di avere i propri figli tra le fila di questo gruppo ma che, a causa del nulla che c’è nel quartiere, li vedono entrare in contatto con queste presenze perché magari sono compagni di scuola. Ci vuole poco poi a “passare” il confine ed il gioco è fatto.

Un altro luogo di vuoto:

Il Centro Lestrella versa in una condizione di abbandono totale. E’ diventata, lo sappiamo tutti, una piazza di spaccio a cura delle giovanissime generazioni. Nel piano superiore del Centro Lestrella, sia l’area sopra il negozio di cineserie, per intenderci, che quello spora il bar “Paganini” ci sono tantissimi immobili liberi da anni, che giacciono nell’abbandono.

La Parrocchia San Luca, titolare di strutture sportive all’interno del quartiere manca di educatori, quelle figure di giovani adulti che animano le attività.
Le pochissime strutture sportive improvvisate esistenti (ai piedi dei palazzoni, in via Cherubini…) sono inutilizzate, non gestite da nessuno.

Non c’è una piazza in questo quartiere.
Non c’è un centro sociale.
Non c’è una di biblioteca.
Eppure siamo oltre 20mila abitanti, una città! Con tantissimi bambini, ragazzi e giovani.

C’è l’importante presenza della PARROCCHIA di San Luca.

Pensate che la Parrocchia di San Luca ha ogni anno oltre 500 bambini a catechismo.
500.
Pensate all’importanza di una rete relazionale come quella che si crea per l’organizzazione del ritiro di fine anno, per l’organizzazione della cerimonia della comunione, della cresima; ci sono gruppi scout, viene organizzata dalla parrocchia un’attività di sostegno per le fragilità scolastiche con lezioni e ripetizioni pomeridiane, c’è la Caritas con tutta la sua rete di sostegno alle povertà con aiuti concreti.

Ma anche qui un vuoto pericoloso: mancano educatori. Mancano quelle figure di giovani grandi che diventano i riferimenti, i modelli, quegli exemplum positivi di cui si è parlato.
Mancano.
Nell’assemblea di quartiere che abbiamo fatto un paio di settimane fa, ha partecipato una famiglia momentaneamente in Francia ad Aix-en-provence, stesse i di Latina.
Sapete quante piscine ci sono ad Aix-en-Provence? 20.
Mi pare evidente che fino ad oggi, probabilmente, la programmazione e la pianificazione di un territorio hanno tenuto conto più dell’esigenza dei costruttori che delle esigenze dei cittadini che lo avrebbero abitato.
Diversamente non si spiega la totale mancanza di strutture sportive, sociali, culturali…
Il vuoto creato da questa mancanza è stato riempito da chi svolge attività illecite.

La mancanza di luoghi che fanno vivere i valori dello sport, della solidarietà, della buona socialità, dell’arte, della cultura, della musica e che offrono modelli di riferimento positivi, la mancanza di tutto questo ha creato dei buchi neri che hanno risucchiato anche giovanissimi e li hanno affascinati con modelli che fanno capo ai clan mafiosi.

Guardate, qui non parlo evidentemente solo del quartiere Q4-Q5. Lo ripeto, è una fattispecie è una modello che ritroviamo in altri quartieri difficili della città.
È anche altrettanto evidente che le singole azioni delle singole parti, (e qui intendo individui di buona volontà che si attivano sul territorio, oppure la scuola che attiva alcuni percorsi al proprio interno, oppure la parrocchia, oppure i servizi sociali…) non possono garantire l’efficacia che vogliamo.

E qui ripeto la domanda che dobbiamo farci anche come AMMINISTRATORI e POLITICI di questa città.
Cosa non ha funzionato?

Qui occorre attivarsi con una rete intelligente di attività coordinate.
È altrettanto evidente che non si possono calare dall’alto misure, soluzioni, che invece dobbiamo ricercare insieme a chi vive in quei territori.
Se qui vogliamo cambiare questa città dobbiamo per davvero attivare un percorso di partecipazione dei cittadini, dei ragazzi, una partecipazione organizzata, in grado di deliberare e di scegliere, e quindi correttamente informata, in grado di pesare nelle scelte dell’amministrazione.
Parlo di democrazia deliberativa, che non è una cosa che si può improvvisare.
Va strutturata, e va ben organizzata.
E va istituzionalizzata a partire da una delibera di indirizzo di questo Consiglio.

Intanto ci sono due livelli di intervento: prevenzione, e repressione.

È evidente che l’azione di repressione dei reati non sta a noi, e da questo punto di vista prefettura e questura ci garantiscono.
Come molti ragazzi mi hanno detto, è importante che si veda che chi prende una cattiva strada, chi commette dei reati, sia effettivamente punito e sanzionato.
Se passa il messaggio che si può oltrepassare il limite della legalità tanto non succede niente, anche tutto quello che è una comunità, tutto quello che la scuola e l’amministrazione comunale fa rischia di essere vanificato.

Quello che noi possiamo fare ovviamente tutto il resto che è tantissimo.

PROPOSTE:

  1. Abbiamo approvato una mozione un paio di mesi fa sulla creazione di spazi studio su tutto il territorio comunale in tutti i quartieri: uno di questi spazi potrebbe essere, ad esempio, la biblioteca delle scuole sia degli istituti comprensivi che degli istituti di secondo grado.
  2. Dobbiamo garantire una presenza, una visibilità dello Stato in tutti i quartieri: un ufficio comunale decentrato, un presidio delle forze dell’ordine, un ufficio della asl, un servizio pubblico… Dobbiamo “mettere la bandierina noi”, dobbiamo dire: qui ci siamo noi, qui c’è lo Stato.
  3. C’è carenza di animatori nelle strutture come l’oratorio che, abbiamo visto, è un luogo fondamentale per la crescita e la socialità delle nuove generazioni: avviamo protocolli tra comune, parrocchie e servizio civile per dotare di animatori gli oratori.
  4. Avviamo protocolli tra enti per poter utilizzare le strutture scolastiche di proprietà comunale e provinciale per realizzare quello che la legge 107 / 2015 prevede, ovvero l’apertura al territorio delle scuole. Questi importanti presidi di cultura e di legalità devono poter essere aperti al territorio oltre l’orario scolastico attraverso attività promosse dalle numerosissime associazioni culturali e di volontariato che sono presenti sul nostro territorio, associazioni troppo spesso e limitate nelle loro attività a causa della mancanza di strutture.
  5. là dove sono presenti spazi commerciali inutilizzati, lasciati all’incuria e spesso utilizzati per lo spaccio, intervenire come comune e prendere in affitto quei locali, e darli alle associazioni a titolo gratuito per due anni del quartiere per attività di musica, teatro, graffiti, arte…
  6. affidare le strutture sportive esistenti non utilizzate a ASD per attivare immediatamente attività per il quartiere
  7. PATTO X LATINA: destinare una quota parte annua del fondo del Patto per Latina a borse di studio per i meno abbienti per dare opportunità a chi non le avrebbe altrimenti
  8. inserire nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche strutture sportive e fare una programmazione a medio e lungo termine soprattutto sulle periferie

La mala vicina di casa

Deve farci molto pensare il video rap balzato alla cronaca nazionale dei ragazzi del quartiere Q4 che inneggiano alla malavita latinense.schermata-2021-03-02-alle-09-54-10

Cosa abbiamo generato?

Evidentemente non solo giovani professori universitari all’estero, ma anche ragazzi che “osano sfidare” la legge e tutta un’intera comunità, la stessa che ha sostenuto le forze dell’ordine in quell’ormai lontano ottobre 2015 con gli arresti della questura a guida De Matteis.

L’ostentazione nel video di denaro da proventi illeciti, di pose e gestualità con riferimenti ad atti sessuali da parte di una ragazzina, le parole di sostegno ai Travali in carcere sono una sfida rivolta a tutti noi.

È una sfida CULTURALE: se l’illegalità risulta più affascinante della cultura della legalità e della civile convivenza evidentemente è presente l’humus perché ciò si verifichi.

È una sfida EDUCATIVA: tutti questi ragazzi hanno frequentato la stessa scuola di tutti gli altri ragazzi del quartiere, sono stati bambini, ragazzini, hanno avuto insegnanti e gruppi di wapp di mamme.
La scuola è il primo punto di osservazione di comportamenti devianti, di condizioni economiche, sociali e culturali a rischio di devianza: cosa non ha funzionato nella sua azione educativa?

La scuola e la parrocchia sono gli unici luoghi che tengono insieme persone appartenenti a diversi ceti sociali, a diverse condizioni familiari; la scuola , in particolare, è unico vero luogo in cui si può agire in modo intelligente ed efficace per sostenere la fase delicata della formazione della personalità dell’essere umano: l’infanzia e la pubertà. Questo è il luogo privilegiato della prevenzione alla devianza: cosa non ha funzionato?

È una sfida alla CONVIVENZA CIVILE. I giovani e i giovanissimi del quartiere vivono una condizione di grande insicurezza: loro coetanei  prepotenti e violenti si fanno forti di un territorio poco controllato per imitare i boss e praticare soprusi e violenze che solo i ragazzi conoscono.

I lotti popolari delle “vele” sono considerate una Scampia latinense dove sovente fuochi d’artificio festeggiano il rilascio o la scarcerazione di esponenti della malavita…

Partiamo da un’ANALISI di ciò che non ha funzionato e mettiamo in campo misure PREVENTIVE e CONTRASTIVE efficaci.

È una sfida rivolta a tutti noi, e dobbiamo raccoglierla insieme.

Istituto don Milani, scarsa sicurezza: rischio turnazione.

I.C. Din Milani - Latina

I.C. Don Milani – Latina

Le condizioni strutturali dell’edificio di via Cilea dellIstituto Comprensivo Don Milani stanno mano a mano peggiorando, anche rispetto a quanto già evidenziato lo scorso giugno, quando uno sciacquone e parte dell’intonaco erano quasi caduti in testa ad un alunno. Allo stato attuale, ci sono ben sei aule inagibili – tre delle elementari e tre delle medie – ed il pavimento dell’ingresso degli edifici, a causa di infiltrazioni, si sta sollevando, rendendo difficoltoso il passaggio e mettendo a rischio la sicurezza.

“L’anno scolastico rischia di iniziare all’insegna del pericolo e della precarietà e di portare strascichi per tutti i mesi di scuola se i problemi segnalati non vengono immediatamente risolti”.
La vita di oltre cento famiglie, infatti, rischia di essere letteralmente sconvolta con l’inizio dell’anno. L’Istituto Comprensivo Don Milani, si troverà con sei classi in meno, perché inagibili e sarà necessaria una turnazione per consentire a tutti lo svolgimento delle lezioni. In sostanza le classi saranno costrette a recarsi a scuola il pomeriggio invece che di mattina, con tutte le conseguenze anche per il personale docente e ATA. Oltre cento famiglie con una routine familiare sconvolta.

“L’aspetto più difficile riguarda le ricadute sulla qualità della vita e sulla gestione di minori che i genitori, al lavoro, non sapranno a chi affidare nelle ore antimeridiane, quando solitamente erano a scuola. Ci sono poi le attività pomeridiane: di solito si svolgono durante il pomeriggio – dal catechismo alle attività sportive, dalla musica al rafforzamento di competenze scolastiche – tutto ciò sarà reso impossibile dalla turnazione. È inaccettabile: bisogna porre rimedio immediatamente e in una città come Latina la scuola non significa solo strutture, edifici, manutenzione, ma soprattutto formazione e vita sociale dei bambini e delle loro famiglie”.

“Le scuole dovrebbero avere una manutenzione ordinaria continua che andrebbe inserita in una precisa programmazione da parte dell’Ente e che non risenta quindi degli alti e bassi né della politica, né dell’organizzazione degli uffici. Ci troviamo invece di fronte a carenze ordinarie che, con l’incuria e il continuo procrastinare degli interventi, assumono dimensioni straordinarie con aggravio dei costi caricati sulla collettività.

Porta a porta in Q4 e Q5, finora solo proclami

«Zuliani e Fioravante denunciano: doveva partire due anni fa, poi è stato rinviato, oggi è ancora tutto fermo. Basta con la politica degli annunci»

«Doveva partire entro il 2012, poi l’avvio è stato rimandato a scadenze diverse fino ad oggi. Tanti annunci che non hanno trovato corrispondenza nella realtà perché la raccolta porta a porta dei rifiuti in Q4 e Q5 non è mai cominciata anche se tanto attesa e auspicata». A denunciare la mancata attivazione del porta a porta nei quartieri Nascosa e Nuova Latina sono Nicoletta Zuliani e Marco Fioravante residenti in quei quartieri20140308-215857.jpg fioravante. «Invece di definire e mettere in atto il porta a porta in Q4 e Q5 – dicono i due in merito all’accordo raggiunto due settimane fa – si afferma di volerlo realizzare in tutta la cittàAlzare la posta in gioco senza aver realizzato quel poco che era stato promesso non è credibile e fa pensare ad una presa in giro. Per lo meno questa è la sensazione dei residenti dei quartieri Nascosa e Nuova Latina». E’ purtroppo tardivo il protocollo con il CONAI, e gli effetti non si vedranno certo in un futuro prossimo rispetto alle tariffe.

«È il 2012 quando il Comune – ricorda la Zuliani in un breve excursus della vicenda – annuncia che sta per partire il porta a porta in Q4 e Q5. Sono passati due anni e la situazione è rimasta immutata. Di più: nell’aprile 2013 si cominciano a scavare in centro città i cassonetti interrati, contenitori costosissimi che non c’entrano nulla con il porta a porta di cui l’amministrazione sembra essersi dimenticata. Poi – continua la consigliera – è stato il momento degli operatori ecologici in bicicletta: il Comune affida la pulizia delle zone intorno ai cassonetti alle cooperative sociali, ma il lavoro degli “operatori” sulle due ruote si coordina poco e male con l’operato della Latina Ambiente con il risultato che i cassonetti appena svuotati tornano nuovamente e in breve tempo a riempirsi. L’incivile di turno, trovando il cassonetto pieno, si sente così meno in colpa a lasciare i propri rifiuti a terra».

«Fino a dicembre 2015, quando scadrà il contratto con la Latina Ambiente, i nuovi programmi per rivoluzionare la raccolta dei rifiuti – sostengono la Zuliani e Fioravante – saranno solo annunci altisonanti. Ci vorrà il 2016 e una nuova gara per la gestione del servizio perché si possa realizzare davvero qualcosa e definire un cambiamento reale».

«Il Piano Economico Finanziario della Latina Ambiente quest’anno aumenterà di circa 2,4 milioni – ricordano i due consiglieri del Pd – e saremo noi cittadini con il pagamento delle bollette a dover coprire tale costo. Nel Pef il riassetto dei cassonetti e le guardie ecologiche pesano per quasi un milione di euro. Se i cittadini hanno verificato che questo è un servizio efficace ed indispensabile, siamo d’accordo col mantenerlo, ma se come noi lo considerano aggiuntivo e non essenziale potremmo proporre di tagliare questo costo e pensare ad ulteriori tagli sul Pef. La differenziata spinta – concludono i democratici – era da implementare appena insediato il Consiglio nel 2011: con un tale ritardo avremo risultati tangibili non certo nei prossimi mesi: ora occorre un risparmio sul Pef».

 

SOTTOPASSO Pontina da Q4-Q5

I lavori che vediamo a ridosso del semaforo che attraversa la Pontina dai quartieri Q4-Q5 sono per spostare i tubi del gas per consentire i lavori del sottopasso che inizieranno a brevissimo.

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Ecco invece una foto del progetto del sottopasso con pista ciclabile. Progetto ASTRAL, finanziamento Regione Lazio.

Interessante sapere che la rotonda è sotto la S.S.148!! La striscia blu è la pista ciclabile.

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