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RIFIUTI: SI PARTA DAI DATI

schermata-2021-04-07-alle-15-51-52Si capisce che i dati sono indispensabili per prendere delle decisioni.

Ad oggi tutti i dati inerenti l’impiantistica del ciclo dei rifiuti presente sul territorio comunale non sono detenuti dagli uffici del Comune di Latina
Tra l’altro l’impiantistica attualmente presente è di proprietà privata e insiste su aree private e tutte le autorizzazioni che vengono rilasciate sono in capo ad enti quali la Regione Lazio, la Provincia, Arpa Lazio.
Esistono autorizzazioni in itinere di cui il Comune di Latina non possiede alcun dato.
Quindi, veniamo a conoscenza di autorizzazioni ad impianti solitamente verso il termine dell’iter autorizzatorio provocando reazioni di protesta, da parte dei cittadini per un sentimento di prevaricazione;
Ora, sappiamo benissimo che i dati relativi alla presenza, alla congruità, alla programmazione degli impianti relativi al ciclo dei rifiuti non sono di facile reperimento e sussiste una forte carenza conoscitiva da parte della cittadinanza rispetto al tema «chiusura del ciclo dei rifiuti”, come anche al piano dei rifiuti regionale, nonché a tutto quanto riguarda la questione gestione dei rifiuti che un territorio oggi è chiamato a gestire in modo completamente diverso rispetto al passato
Ricordiamoci anche che il Comune ha aderito a “Agenda 21″, lo specifico programma di azioni locali per lo sviluppo sostenibile del XXI secolo
Ora, secondo il testo della Dichiarazione al capitolo 23 si legge: “l’impegno degli enti locali deve consentire un sincero e attivo coinvolgimento di tutti gli attori sociali, secondo forme innovative di informazione, di comunicazione, di partecipazione e di azione”; e al capitolo 28: «ogni ente locale deve dialogare con i propri cittadini, le organizzazioni e le imprese per la realizzazione di un’agenda 21 locale».
Per questi motivi è quanto mai opportuna l’istituzione di un luogo In presenza di tecnici e di politici sia di maggioranza che di opposizione con l’obiettivo di raccogliere dati riguardo all’impiantistica presente e in itinere di autorizzazione in rapporto al fabbisogno espresso dal Piano regionale dei rifiuti e di mappare e verificare il territorio rispetto alla tipologia di aree, proprietà e loro destinazione d’uso secondo i criteri ed i parametri espressi dal piano regionale dei rifiuti relativo all’impiantistica.
Questo permetterebbe di redigere un documento finale con le risultanze del lavoro di studio e ricerca condivise da tutte le parti politiche in modo tale che tutti si parta dai medesimi dati.
Poi, di  al fine di condividere i dati risultanti con la cittadinanza attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, si utilizzeranno le forme innovative di informazione, di comunicazione, di partecipazione e di azione previste dalla legge per condividerle con i cittadini e decidere con una consapevolezza e una linea condivisa con i cittadini.

Un PUA troppo carico di aspettative e i nodi da sciogliere ai posteri.

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Il PUA (consulta le tavole) è stato caricato di aspettative sbagliate. Si è parlato di “strumento che dava impulso alle attività economiche”, di “grande traguardo”, di “volano di sviluppo e di crescita” per la marina, e con tutto questo si è fatto credere che potesse essere lo strumento per sciogliere i molti nodi tra cui la difficile questione delle concessioni agli operatori balneari.
Niente di tutto questo.
Il PUA non ha nessuna competenza sulle concessioni, sulla pianificazione del territorio, sulla strutturazione della ricettività turistica, sulla viabilità.
Il PUA (Piano dell’Utilizzo dell’Arenile) localizza le attività che possono essere svolte sul nostro litorale.
La consigliera Ciolfi (Consigliera con Mandato alla Marina) ho svolto un lavoro molto accurato, tenace e appassionato: ha saputo dare un posto “ufficiale” alle tante attività sportive e non, che già si svolgevano sul nostro litorale: kitesurf, vela, beach-volley, alaggio pubblico per diportisti, una “bau beach”…

Altri requisiti inseriti nel nostro PUA sono quelli che la Regione impone sul proprio territorio: almeno il 50% riservato alla spiaggia libera (secondi in Italia dopo la Sardegna); frequentissimi punti di accesso; libera visuale sul mare.

I nodi veri, quelli che non permettono il vero sviluppo e che solo la politica con una chiara visione può sciogliere, sono altri.

L’ARENILE
Se l’arenile non viene difeso con opere di ripascimento serio che contrastino l’erosione, tra pochi anni non avremo più un arenile da utilizzare. Sono ben tre i progetti di ripascimento già finanziati con oltre €6ML in tutto, che ancora sono fermi nel cassetto di questa amministrazione. Un vero danno alla natura e alla collettività.

LA CITTÀ sul MARE
La pianificazione urbanistica del Lido risalente al 1978 parla di una miniera di cubature sulla marina di cui oggi è stato realizzato solo un ventesimo, ovvero il 5%. LBC lo sa? Che ne pensa? Che progetto ha? Lo vuole realizzarla? Come? Fino ad oggi non se n’è mai sentito neanche parlare.

TERME
Questa amministrazione ha approvato all’unanimità una mozione che intendeva sbloccare la questione delle Terme di Fogliano da tutti considerate come il vero volano di sviluppo della marina: si vuole realizzare questo progetto o no? LBC è tornata sui suoi passi? Qual è la progettualità rispetto a quest’area? Anche qui è calato il silenzio.

LE CONCESSIONI
Le concessioni demaniali agli operatori balneari sono in mezzo al guado di una normativa confliggente a diversi livelli: direttive europee, legge nazionale e legge regionale. Sentenze tra loro contraddittorie certificano la necessità di intervenire a livello legislativo. Nel frattempo si vedono anche restringere le spiagge…

Questa amministrazione passerà, e i nodi dovranno scioglierli i posteri.

LATINA: si può diventare “città dei 15 minuti”?

C’è un’idea che mi piace proprio tanto: la “città dei 15 minuti“.

30958833-23f9-42e9-8f0b-3116e47e6959Ideata per la prima volta nel 1923 in occasione di un concorso di architettura a Chicago, si propone oggi di riorganizzare l’utilizzo del tempo da parte degli abitanti delle città in modo da migliorare le condizioni di vita e l’ambiente.

Il professor Carlos Moreno della Sorbona di Parigi, sviluppa il concetto di “la ville du quart d’heure” ovvero, quella città in cui le necessità urbane quotidiane sono raggiungibili in 15 minuti a piedi o in bicicletta: lavoro, casa, negozi, intrattenimento, istruzione e assistenza sanitaria. Nella visione di Moreno, questi luoghi dovrebbero essere tutti disponibili nello stesso tempo che un pendolare impiegherebbe su una piattaforma ferroviaria.

“La città di 15 minuti” vuole riconsiderare  il “nuovo rapporto tra cittadini e ritmo di vita nelle città” per ottenere un ritmo migliore.

2b3cc49c-c504-411f-a255-359fe4ffbbed“Un edificio, con molte applicazioni durante il giorno, come ad esempio una scuola, potrebbe essere utilizzata per altre attività durante il fine settimana. Vogliamo anche edifici che mescolino luoghi in cui vivere e lavorare allo stesso tempo – questo riduce il tempo per gli spostamenti. ”

L’utilizzo delle scuole per finalità utili per il territorio sono già previste dalla legge 107/2015 che prevede che tra gli enti locali, le istituzioni scolastiche, associazioni, enti no-profit si possano stipulare convenzioni proprio per rendere usi multifunzionali a servizio del territorio e moltiplicare, decentrare servizi e utilità.

In sostanza la città dei 15 minuti è quella che riduce drasticamente i viaggi inutili e rende tutto a portata di 15 minuti a piedi o bicicletta.

adff024b-5d1e-4db6-8d47-5e0d8b0f7e95Latina racchiude nella sua area comunale una quantità di territorio grande quanto quella compresa nel GRA intorno a Roma, un’estensione enorme che sperimentiamo nella difficoltà a veder garantite manutenzione del verde e trasporti a carico delle casse pubbliche. Un territorio rarefatto nello spazio che c’è tra nucleo città e borghi, distanti qualche chilometro dal centro e divenuti veri e propri “villaggi”.
Mi piace la parola villaggio: evoca una forte connotazione comunitaria e di coesione sociale.

I Borghi sono unità vere e proprie, comunità con stili quotidiani conseguenti alla tipologia dell’insediamento che già di per sé è una forma di “città dei 15 minuti”.

Mi ricordano un po’ quei quartieri di Dublino ognuno con una propria storia, con riferimenti religiosi, civici e storici ben precisi riscontrabili nella originaria chiesa con relativo cimitero, il centro civico, pub, la scuola, posto di polizia, un tempo insediamenti di campagna ma oggi ormai completamente inglobati ed inghiottiti dalla città di Dublino. Ciononostante, quando da un’area residenziale bisogna arrivare al centro del quartiere si usa l’espressione “villaggio”, per riferirsi al centro di un’unità a sé, riconosciuta come tale.

Anche a Latina non è difficile individuare unità precise in cui anche le comunità si identificano: Pantanaccio, Piazza Moro, il Tribunale, Q4-Q5, Gescal… e se per ognuno si potesse garantire uno standard di servizi per poter rendere tutto quello che serve “a portata di 15 minuti”, penso avremmo fatto un gran passo avanti nella tutela dell’ambiente e nell’aumentare almeno un po’ la qualità della nostra vita.

Un POLO PONTINO di RICERCA AGRARIA

Oggi in Commissione Attività Produttive ho lanciato una proposta.
PREMESSA
Le conseguenze della moria di kiwi sono ingenti e questo non solo in termini di mancati ricavi da parte delle aziende, ma anche in termini di perdita di posti di lavoro, di riflessi negativi sull’indotto, di costi economici a compensazione che le casse della collettività è tenuta a sostenere.

schermata-2020-10-26-alle-14-22-44La provincia di Latina è fra i leader mondiali del settore con oltre 12 mila ettari coltivati con una produzione che supera 4 milioni di quintali di kiwi ogni anno ed un fatturato di oltre 500 milioni di euro.
Un settore come questo rappresenta un’eccellenza e qualifica in nostro territorio a livello internazionale, non possiamo permetterci di metterlo a rischio per “cause misteriose”, come si è scritto negli ultimi mesi: se uno ha un bene che considera fondamentale, deve salvaguardarlo in tutti i modi e non può esserci il fattore “mistero” che ha la meglio su un settore così rilevante.
Un po’ tutti i politici hanno chiesto aiuti economici e task force per conoscere i motivi scientifici della moria.
Giusto.
Però la politica non può limitarsi a interventi emergenziali e su richiesta con ricadute a breve termine: ha il dovere di produrre risposte sostenibili a lungo termine.
La politica deve osare di più e progettare di dare il MEGLIO, il TOP del TOP al proprio territorio.

PROPOSTA
Creiamo un “Polo Pontino di Ricerca sul Kiwi” che garantisca alla nostra produzione un solido e stabile punto di riferimento scientifico e di studio: in primis vanno coinvolti tutti i produttori, le Associazioni di Categoria, l’Università, l’Istituto Agrario locale, e le case farmaceutiche che possono fornire importanti supporti di struttura, know-how e ricerca. (Ho scritto Kiwi, ma immagino il Polo di ricerca composto da diversi settori: viticoltura, ulivi e tutti quei frutti della terra che generano lavoro ed economia qui da noi.)
Gli Enti Locali avranno il compito di mettere insieme le tessere del puzzle per consentire al sistema di funzionare.
Se il settore ci sta a cuore, se pensiamo che l’agricoltura è un asset del nostro territorio pontino, dobbiamo investire in ricerca, dobbiamo creare una struttura locale, permanente, di altissimo standard scientifico a sostegno delle eccellenze del nostro territorio per rendere stabile e duraturo l’effetto degli investimenti e del lavoro che l’imprenditoria agricola ha saputo generare.
Questo  renderà il nostro territori forte “attrattore” di competenze e di investimenti.

UNA PROPOSTA per un TRASPORTO più SICURO

Il Covid ci ha imposto un grave ripensamento di tutta l’organizzazione della nostra vita comune.
I TRASPORTI sono un anello debole della catena che, per costi, rigidità di strutturazione e spazi è in effetti il settore che richiede più impegno per trovare soluzioni sostenibili ma che devono porre la tutela della salute al primo posto.

Non possiamo mettere a rischio attività fondamentali come la scuola, perché non riusciamo a ripensare i trasporti in un’ottica di flessibilità che però risolva ORA il problema dell’affollamento sui mezzi.
Ricordiamoci che il Covid, e i problemi connessi, li supereremo solo insieme.

schermata-2020-10-21-alle-13-06-47E allora, abbiamo un settore che langue, un settore fermo che soffre e che invece dobbiamo guardare come una risorsa, una possibile soluzione al nostro problema: TAXI, NCC, VAN di aziende di trasporto che non stanno lavorando per riduzione della mobilità di tante aziende.

Bene, possiamo considerarli una flotta di veicoli che possono integrare il nostro TPL: nel Comune di Latina ci sono 18 taxi, 26 veicoli NCC, più diversi van da 6/8 posti, per non contare i pullman delle ditte trasporti.

Abbiamo soldi destinati all’emergenza Covid proprio per il settore trasporti.
Incastriamo insieme le cose e immettiamo sul circuito cittadino, sui borghi, stazione questi veicoli che i cittadini potranno utilizzare come mobilità a chiamata a costo ridotto perché il Comune utilizzerà i fondi Covid per integrare i costi. Anziani senza auto che devono fare la spesa, ragazzi dei borghi che devono andare a scuola, lavoratori che dalla stazione devono raggiungere il centro città, persone che devono raggiungere ospedali, luoghi di cura o terapia…
Usiamo un’app unica per le prenotazioni che magari ne certifica anche l’avvenuta corsa, o usiamo dei vouchers, studiamo un modo. Mi risulta che altre città stanno utilizzando questa soluzione di mobilità mista.
E allora, che ci manca?
Insomma, la necessità deve sollecitarci a nuove soluzioni, a soluzioni integrate, soluzioni anche coraggiose perché il tempo è poco e dobbiamo fare presto perché il problema ce l’abbiamo ORA. E siamo anche in ritardo.

E se la politica non si spende per migliorare nei fatti la vita dei cittadini, a che serve?

ABC ANCORA NEL LIMBO.

E se ABC fosse stata la ditta esterna aggiudicataria  del bando del servizio rifiuti? Con questi risultati l’avremmo certamente liquidata… Di certo, un’aggiudicataria di un servizio del genere, chiavi in mano, a quest’ora avrebbe realizzato molto ma molto di più.
Infatti, la realtà delle cose è molto severa nei confronti di ABC, l’azienda speciale del comune di Latina che doveva arrivare subito al 65% per poi raggiungere l’80% di raccolta differenziata nel giro di pochissimi anni.

Ad oggi stiamo come 4 anni fa.

Anzi, direi che la situazione è peggiore.

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Tutto deve ancora iniziare e siamo a fine consiliatura, un arco di tempo delicatissimo che avrebbe dovuto concentrare tutte le energie per la ristrutturazione della macchina amministrativa, e che invece si è dispersa nei mille rivoli dell’azienda speciale.

In tutta fretta è stato cambiato il Piano industriale dell’azienda nell’agosto 2019 (in sostituzione di quello che prese come base lo studio del gruppo di lavoro dell’Università Federico II costatoci oltre €40mila): è stato approvato in Consiglio con 48 ore di preavviso, e l’azienda è tuttora nel limbo.

Quando si approva un Piano Industriale ne consegue subito un Contratto tra le parti che prevede un servizio descritto nei particolari nel Capitolato Prestazionale.
Attualmente, il capitolato vigente fa riferimento ai servizi della vecchia Latina Ambiente: in sostanza, quello che ABC fa è esattamente quello che faceva la Latina Ambiente.
E lo fa con risultati peggiori perché il recente Rapporto sui rifiuti urbani e l’economia circolare nel Centro Italia attesta Latina ultima di tutti i capoluoghi del centro Italia.

Per quale motivo dall’approvazione del nuovo Piano Industriale è passato oltre un anno e ancora non abbiamo né nuovo contratto né nuovo Capitolato Prestazionale?

I tempi totalmente fuori controllo che l’amministrazione tollera senza dire una parola in merito, sono tempi che ci costano molto cari: il ritardo della differenziata spinta è costato ai Latinensi oltre €4ML perché i rifiuti che non differenziamo vengono conferiti in un impianto che se li fa pagare sempre più cari.

Perché?
Perché la regione, al fine di incentivare la raccolta differenziata, alza il costo del conferimento a impianti come RIDA (l’impianto di Aprilia che riduce il rifiuto indifferenziato in ecoballe TMB).
E il Comune di Latina consente questa situazione giustificando e difendendo ogni passo di ABC, anche quelli sbagliati.

Cui prodest? Chi ci guadagna?
Certamente gli impianti come RIDA.

Non di certo l’ambiente che vede ancora una raccolta differenziata letteralmente al palo.
Non di certo i cittadini che devono pagare conti salati a RIDA.
Non di certo la città che ancora sta alla mercè dei cassonetti rotti e sporchi.
Non di certo i lavoratori di ABC che sono costretti a lavorare con macchinari vecchi e in condizioni sempre più difficili.

Faccio solo un esempio di come le cose siano rimaste immutate sin dalla gestione di LATINA AMBIENTE, un esempio non visibile: nel 2018 in una relazione all’anticorruzione si riporta che la raccolta della carta effettuata in buste di plastica comporta un minor ricavo dalle vendite di questo materiale poiché, da parte dell’azienda che l’acquista, viene contabilizzato un maggior lavoro, e così continuiamo a perdere ricavi dalla vendita della carta perché la imbustiamo in buste di plastica. Ogni anno sono €20mila che perdiamo.

Tutto è rimasto immodificato in questi due anni, e due anni fa era uguale agli anni precedenti.

L’amministrazione è responsabile di una dannosa inerzia, è responsabile per non essere mai intervenuta sulle scelte evidentemente sbagliate che l’azienda ha fatto e che lei ha sempre avallato ostentando invece orgoglio e fedeltà, nei confronti più di un’idea che di una realtà.

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TRASPORTI: il vero rischio in tempi Covid

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I mezzi pubblici possono essere legittimamente “affollati” con l’80% della capienza pre-Covid perché la legge lo consente, ovvero, hanno regole di misure di contenimento Covid completamente diverse da quelle che abbiamo nelle scuole, sui posti di lavoro, nei locali, all’aria aperta…
Un autobus di 12 metri può contenere fino a 65 persone: un distanziamento molto discutibile se paragonato a quello di scuole, cinema, ristoranti…
E’ lo stesso tipo di scelta che si fa quando si alzano, per legge, le soglie di percentuali consentite della presenza di arsenico nell’acqua perché non è possibile abbassarle.
In tutta la gestione dell’emergenza Covid, i TRASPORTI sono una pericolosa contraddizione; sono il settore che presenta maggiori criticità, sia come organizzazione che come effettivo rischio di esposizione contagio.

LO STALLO dell’URBANISTICA con gli occhi dei TECNICI

schermata-2020-10-14-alle-14-32-56Ingegneri, architetti, geometri costretti a scendere in piazza per denunciare l’immobilismo di un intero comparto della macchina amministrativa è uno spettacolo che mi mancava.

A me è sembrato più che altro un urlo di disperazione quello che un pezzo della città ha elevato ieri mattina.

Ogni settore risponde a dei precisi bisogni dei cittadini e migliaia di cittadini si ritrovano a subire tempi biblici per semplici pratiche di certificazione di destinazione d’uso necessarie per un semplice atto di vendita.

Tutto fermo: dai più banali certificati alla più complessa progettualità che neanche nominiamo.

La regione e il governo hanno avviato misure coraggiose finalizzate alla riattivazione di una parte importante dell’economia, l’edilizia, ma un’edilizia sostenibile: ecco quindi la legge sulla rigenerazione urbana e l’ecobonus.

E il nostro Comune che fa?

Resta fermo come ai tempi delle inchieste giudiziarie.

Le pratiche di condono edilizio, pratiche che sono un obbligo di legge da ottemperare e rappresentano un entrata sensibile per le casse comunali, sono immobili; la revisione dei PPE è appena iniziata; l’ufficio di piano operativo solo da qualche mese e si comprende che risultati non ne vedremo.

Tutto fermo, imbrigliato nella morsa della più completa disorganizzazione, con uffici che contano meno dipendenti oggi che all’inizio della consiliatura, e questo per acclarata incapacità di gestire politiche del personale, e strutturare gli uffici in modo che funzionino a dovere.

Questa protesta di ingegneri, architetti e geometri è la dimostrazione di uno scollamento di questa amministrazione col mondo reale, e della debolezza politica che ha messo le proprie scelte nelle mani altrui.

Débacle trasporti: così rischiamo un nuovo lockdown.

Dal mese di maggio ho ripetutamente chiesto in ogni commissione trasporti di affrontare il nodo della ripresa della scuola. Ne abbiamo cominciato a parlare soltanto a fine agosto ed il risultato è quello che oggi abbiamo sotto gli occhi: il 35% delle flotta della CSC non è utilizzabile perché non ha i requisiti per poter ottemperare alle prescrizioni antiCovid, taglio drastico delle corse da e per Latina Scalo.

La rimodulazione delle corse non è sufficiente e non è sostenibile: gli autobus dell’ingresso e dell’uscita dalla scuola ridotti nella frequenza penalizzano i ragazzi delle zone Q4-Q5 che devono raggiungere il Majorana e l’Einaudi.

Ma la situazione più critica è quella che riguarda Latina Scalo: lavoratori che devono raggiungere Latina, molti del mondo della scuola che utilizzano i treni, sono costretti o a rischiare di ammalarsi perché quei pochi autobus che sono rimasti a fare da navetta dalla stazione a Latina sono pieni come scarole di sardine, e i ragazzi non indossano le mascherine.

Chi controlla?

Chi viaggia in queste condizioni è costretto a scegliere tra 3 opzioni: rischiare di prendere il COVID, pagare ogni giorno il taxi per andare sul posto di lavoro, oppure rinunciare ad andare a lavorare.

La mancanza di risposta a questo problema ci porterà, da lunedì 28 settembre, ad avere un problema ancora più grande visto che le scuole entreranno a regime con tutte le classi proprio da quel da quel giorno.

Questa mancanza è tanto più inaccettabile quanto più ricordo di essere stata costantemente ignorata quando in commissione ribadivo l’urgenza di affrontare questo tema.

Perché il Comune non ha fatto convenzioni con i tassisti, con i NCC (noleggio auto con conducente)?

Perché siamo oggi ridotti a dover rinunciare al 35% della flotta CSC quando invece abbiamo bisogno di più corse e di più mezzi?

È vero che il COVID si è abbattuto su tutti noi, ma sono stati stanziati €500ML per il mancato introito ed il trasporto è un servizio pubblico essenziale, essenziale ai lavoratori che hanno un lavoro, ed essenziale agli studenti che devono riprendere ad andare a scuola in tutta sicurezza

Essere riusciti nel difficilissimo compito di aprire le scuole in sicurezza ma non aver garantito il trasporto con altrettanta sicurezza ed efficienza, rischia di mandare all’aria tutto e di farci tornare nell’incubo del lockdown.

Nicoletta ZULIANI (Capogruppo PD)

IMPIANTI DI STOCCAGGIO: PIU’ CONTROLLI

PROTOCOLLO dei CONTROLLI

Attualmente il controllo dei siti e degli impianti risulta frammentato perché ricade su diversi attori che rispondono ognuno al proprio protocollo. Può accadere che, su input di diversa origine, enti o altre autorità (VVFF, ASL, Polizia Giudiziaria, Carabinieri Forestali) operino controlli e facciano prescrizioni senza alcun obbligo di comunicazione a ARPA o Provincia.

Questo rischio di frammentazione dei controlli sussiste perché non c’è un protocollo che obblighi ad un comune iter che interconnetta i vari uffici e li metta a conoscenza dei dati raccolti.

Questa eventualità rende le operazioni di controllo a rischio di efficacia.

Non solo.

PIATTAFORMA dei CONTROLLI

I dati che i diversi enti o autorità raccolgono non vengono purtroppo collezionati in un unico bacino al quale tutti potrebbero attingere per conoscere la storia dei controlli ed i relativi risultati di ogni impianto.

Ecco che in questo modo il Piano di Monitoraggio e di Controllo dell’ARPA potrebbe diventare un Piano dei Controlli Integrati a maggior tutela e sicurezza del territorio e dei Cittadini con una banca dati generale e comune accessibile anche ai cittadini.

CITTADINI come “SENSORI”

I cittadini hanno diritto di farsi parte attiva dei controlli sugli impianti confinanti con le loro proprietà. Da anni sono ormai attivi in molte parti del mondo piattaforme, app, modalità che utilizzano internet e smartphone messe a disposizione dei cittadini che segnalano variazioni odorigene, qualità dell’aria, dell’acqua, variazioni sui rumori di impianti, tutto a beneficio di un maggiore e più capillare controllo. L’effetto di questo approccio che valorizza i cittadini è importantissima perché si garantisce una maggiore e più immediata informazione, fiducia reciproca tra istituzione e cittadini, oltre ad una coesione sociale che spesso, quando si parla di rifiuti, diventa vera e propria guerrilla.