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LATINA: si può diventare “città dei 15 minuti”?

C’è un’idea che mi piace proprio tanto: la “città dei 15 minuti“.

30958833-23f9-42e9-8f0b-3116e47e6959Ideata per la prima volta nel 1923 in occasione di un concorso di architettura a Chicago, si propone oggi di riorganizzare l’utilizzo del tempo da parte degli abitanti delle città in modo da migliorare le condizioni di vita e l’ambiente.

Il professor Carlos Moreno della Sorbona di Parigi, sviluppa il concetto di “la ville du quart d’heure” ovvero, quella città in cui le necessità urbane quotidiane sono raggiungibili in 15 minuti a piedi o in bicicletta: lavoro, casa, negozi, intrattenimento, istruzione e assistenza sanitaria. Nella visione di Moreno, questi luoghi dovrebbero essere tutti disponibili nello stesso tempo che un pendolare impiegherebbe su una piattaforma ferroviaria.

“La città di 15 minuti” vuole riconsiderare  il “nuovo rapporto tra cittadini e ritmo di vita nelle città” per ottenere un ritmo migliore.

2b3cc49c-c504-411f-a255-359fe4ffbbed“Un edificio, con molte applicazioni durante il giorno, come ad esempio una scuola, potrebbe essere utilizzata per altre attività durante il fine settimana. Vogliamo anche edifici che mescolino luoghi in cui vivere e lavorare allo stesso tempo – questo riduce il tempo per gli spostamenti. ”

L’utilizzo delle scuole per finalità utili per il territorio sono già previste dalla legge 107/2015 che prevede che tra gli enti locali, le istituzioni scolastiche, associazioni, enti no-profit si possano stipulare convenzioni proprio per rendere usi multifunzionali a servizio del territorio e moltiplicare, decentrare servizi e utilità.

In sostanza la città dei 15 minuti è quella che riduce drasticamente i viaggi inutili e rende tutto a portata di 15 minuti a piedi o bicicletta.

adff024b-5d1e-4db6-8d47-5e0d8b0f7e95Latina racchiude nella sua area comunale una quantità di territorio grande quanto quella compresa nel GRA intorno a Roma, un’estensione enorme che sperimentiamo nella difficoltà a veder garantite manutenzione del verde e trasporti a carico delle casse pubbliche. Un territorio rarefatto nello spazio che c’è tra nucleo città e borghi, distanti qualche chilometro dal centro e divenuti veri e propri “villaggi”.
Mi piace la parola villaggio: evoca una forte connotazione comunitaria e di coesione sociale.

I Borghi sono unità vere e proprie, comunità con stili quotidiani conseguenti alla tipologia dell’insediamento che già di per sé è una forma di “città dei 15 minuti”.

Mi ricordano un po’ quei quartieri di Dublino ognuno con una propria storia, con riferimenti religiosi, civici e storici ben precisi riscontrabili nella originaria chiesa con relativo cimitero, il centro civico, pub, la scuola, posto di polizia, un tempo insediamenti di campagna ma oggi ormai completamente inglobati ed inghiottiti dalla città di Dublino. Ciononostante, quando da un’area residenziale bisogna arrivare al centro del quartiere si usa l’espressione “villaggio”, per riferirsi al centro di un’unità a sé, riconosciuta come tale.

Anche a Latina non è difficile individuare unità precise in cui anche le comunità si identificano: Pantanaccio, Piazza Moro, il Tribunale, Q4-Q5, Gescal… e se per ognuno si potesse garantire uno standard di servizi per poter rendere tutto quello che serve “a portata di 15 minuti”, penso avremmo fatto un gran passo avanti nella tutela dell’ambiente e nell’aumentare almeno un po’ la qualità della nostra vita.

Allarme edilizia scolastica: «Il Comune non usa i locali per gli scopi cui sono destinati»

20130413-144859.jpg«L’amministrazione non sa rispondere alla crescita della popolazione studentesca e del fabbisogno strutturale»

«I finanziamenti persi per le scuole dei quartieri Q4 e Q5, il plesso di piazza Moro che non riesce più a contenere gli iscritti, il ragioneria sbattuto sulla Mediana nonostante l’impegno del sindaco, il liceo Manzoni, istituto tra i più gettonati in città, costretto a trasferire 15 classi in una succursale: se l’edilizia scolastica a Latina è in ginocchio e le strutture sono inadeguate a rispondere alla domanda di istruzione è a causa della totale mancanza di programmazione da parte di un’amministrazione miope per cui gli interessi dei privati vengono prima delle esigenze dei cittadini». A lanciare l’allarme edilizia scolastica a Latina indicando il Comune quale responsabile di una situazione di emergenza è la consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani.

foto 2«Assistiamo al paradosso di una popolazione scolastica in continuo aumento con relativa crescita di fabbisogno strutturale e piuttosto che far fronte a quest’incremento il Comune – constata la Zuliani – si prende le scuole per metterci dentro altro. Se da una parte cresce la domanda di locali scolastici, dall’altra manca una programmazione seria e puntuale da parte di un’amministrazione che utilizza le strutture per scopi altri da quelli per cui sono destinate».

La consigliera cita alcuni casi emblematici: la scuola di via Varsavia dove trovano casa l’ufficio commercio e l’archivio del Comune, la scuola di via Ezio che ospita l’ufficio elettorale, ancora in  via Ezio  una scuola materna  ospita  un centro sociale per gli anziani e un’altro servizio di tipo sanitario; l’elementare di Col di Lana di recente è stata “data” al 118 con la motivazione che altrimenti si sarebbero persi fondi importanti e intanto l’adeguamento di quella struttura ad uno scopo per cui non era stata progettata è costato centinaia di migliaia di euro. «Stiamo parlando di zone – sottolinea la Zuliani – dove sono state date concessioni edilizie che hanno visto crescere demograficamente intere aree che ora hanno fame di servizi scolastici. La priorità è stata data ai costruttori, categoria tanto amata dalla maggioranza, a riprova di come la cementificazione venga prima di tutto. Dei cittadini che popoleranno quei quartieri, invece, non interessa niente a nessuno».

La consigliera del Pd si chiede perché non sia stato progettato un assetto organico e perché la Commissione Istruzione non venga mai convocata nonostante le continue richieste dell’opposizione e rileva come dopo tre anni di amministrazione Di Giorgi ci si trovi ancora in emergenza. «Chi governa una città – conclude l’esponente democratica – ha il dovere di programmare, non di rispondere a chi fa pressioni più forti. Sono tutti capaci e pronti a mettere toppe, ma finora nessuno è stato in grado di agire secondo una programmazione operativa. E quando si ha a che fare con il futuro – la scuola è il vivaio del futuro – o si programma o si fa danno».