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Cosa è successo al PD di Latina??

IMG_6073Il PD di Latina è stato commissariato.
E perché?
L’art. 17 dello Statuto del PD elenca le condizioni per commissariare un circolo o una unione comunale e cita “gravi e ripetute violazioni“.
A quali gravi e ripetute violazioni si riferisce il decreto di commissariamento?

Non ce ne sono. Anzi.

L’Assemblea Comunale si è auto convocata lo scorso venerdi per inerzia del segretario provinciale  e del presidente che non l’hanno voluta convocare. Ci sono stati numerosi tentativi di mettere in moto il percorso per eleggere un segretario per ricomporre una agibilità politica e operativa. Tentativi soffocati dal commissariamento.

Diversa misura viene usata per gli altre situazioni di partito: Sezze è senza segretario da 2 anni; Priverno è ancora commissariata e il suo commissario si è da poco autosospeso; la Direzione Provinciale si riunisce per votare la lista per le elezioni provinciali senza il numero legale, senza votare, e con la promessa, non mantenuta, di riconvocarla. E invece i lavori sono stati terminati altrove…

Il commissariamento del PD di Latina a me sembra piuttosto un atto di prepotenza, perché molto altro nel PD del nostro terrotirio andrebbe commissariato. Per questo motivo abbiamo presentato ricorso avverso al decreto di commissariamento.

IMG_6071Abbiamo strappato un’assemblea pubblica alla fine di luglio (quella fatta all’Hotel Europa) ritenuta “un errore” dal segretario La Penna e dal presidente comunale Ingellis… e invece era l’unica cosa sensata da fare: uscire fuori dal partito e parlare con i nostri elettori.
C’è chi vuole gestire il partito tutto dall’interno, e chi vuole invece aprire le porte, parlare con la base, ascoltare le proposte per poi prendere le decisioni.

E sbaglia chi vede in questa parte una “corrente di Forte”: nessuno è più diverso per storia politica e scelte da me, De Marchis, Forte, Amici, Porcari, Valente, Fioravante… Se ci stiamo battendo per qualcosa è per ripristinare nel PD  gli elementi base per fare politica nella nostra città, con organismi che si riuniscono e decidono, con persone che vi si dedichino, con attività che si occupino dei problemi dei nostri concittadini e ne studino possibili soluzioni: o il partito si attiva per questo, o viene usato per la carriera politica di qualcuno. Non mi sembra che il PD sia attivo sul fronte delle attività sulla città: delle due, l’una.

La collegialità non è una parola, è un metodo, e va messo in pratica sempre. O si riparte da qui o non esisterà più un Partito Democratico a Latina.

Ho sempre contestato gli accordi fatti a monte per poi essere solo ratificati da “mani che si alzano” in una assemblea di partito: non è dignitoso, e non è rispettoso nei confronti di chi siede nell’assemblea. E non rende un buon servizio al partito e alla città.
Per questo stiamo tenendo il punto, e con questo ricorso vogliamo portare l’attenzione anche dei vertici nazionali su un atteggiamento di pessima prassi politica che invece di rispondere ad una proposta in modo democratico (venire in assemblea e scegliere un segretario o votare per altra proposta), sapendo di non avere i numeri in assemblea chiede di commissariare e di schiacciare con un piede chi vuole alzare la testa.

Queste modalità uccidono qualsiasi voglia di fare e di fatto distruggono un partito: c’è chi vuole un PD diverso ed è pronto a combattere e a metterci la faccia.

Una politica per NON CADERE.

Perché tante amministrazioni traballano?
Perché è così difficile mantenere una compagine di governo fino alla fine del proprio mandato?

La crisi del comune di Formia, l’epilogo nel comune di Itri, Terracina, di Latina, di Priverno, di Nettuno, per citare quelli più vicini a noi, fanno capire quanto sia importante la costruzione di un gruppo prima delle elezioni, non solo per vincerle, ma per essere in grado di governare a lungo ed efficacemente.
I problemi delle città oggi sono enormi a causa  della crisi economica e dei tagli che vengono inflitti ai comuni da qualche anno a questa parte.

Proprio per questo la politica non può permettersi di sbagliare.

Nei comuni commissariati molti cittadini cominciano a pensare che un Commissario Prefettizio sia meglio dei politici. Una pessima prova della politica esercitata in questi anni.
Ecco che si fa avanti l’idea che non ne valga proprio la pena andare a votare per far sfasciare la propria città dai politici ignoranti e ingordi…

Ma le elezioni comunque ci saranno.

LE LISTE CIVICHE
Nasce, allora,  da più parti, il desiderio di rispondere attraverso liste civiche, che, almeno apparentemente, possano chiamarsi fuori dall’inquinamento riconoscibile all’interno dei vari partiti: Rinascita Civile, il Gigante Buono a Latina e chissà quante altre ne nasceranno dall’indignazione dei cittadini anche negli altri comuni.
Aspettative ci sono anche nei confronti di alcuni movimenti e partiti che potrebbero aspirare alla guida della città se la loro crescita a livello nazionale si conferma costante.
I partiti del centro-destra, dall’altra parte, cercano di organizzarsi a livello nazionale con conseguenze inevitabili anche sul locale, mentre partiti da slogan estremi trovano nuovo e facile sostegno.

Però, ipotizzando una vittoria delle civiche o dei Movimenti a Latina, la vittoria potrà essere solo spuria: nessuno da solo arriverebbe a vincere al primo turno. La vittoria arriverebbe così con l’aiuto di qualche altro gruppo politico al momento del ballottaggio.

Ecco che ritorna il solito problema: ci si trova a governare insieme ma senza aver costruito concordemente una linea comune prima delle elezioni.

Pericolo di caduta altissimo.

LE DIFFERENZE
Riporto di nuovo la domanda: perché tante amministrazioni comunali traballano e poi cadono?
Diversi movimenti o civici hanno asserito che le compagini spurie portano instabilità e compromessi inaccettabili.
E che dire di Latina e Terracina dove i partiti erano tutti di centro destra?
Non sono solo le differenze a rompere gli equilibri: è come queste differenze vengono tenute insieme, è la definizione del perché si decide di stare insieme nonostante le inevitabili differenze. L’elemento che unisce non può e non deve essere solo il pensiero di VINCERE.

La tenuta di governo deve essere un obiettivo essenziale per fare il bene della città, ma va costruita sulle basi dell’onesto riconoscersi a servizio della comunità: la CITTÀ viene prima, i POLITICI dopo.
È necessario trascendere i problemi particolari, le beghe interne, le aspettative personali non soddisfatte, per porsi su un piano di interlocuzione e di costruzione più alto.

L’obiettivo, quindi, non deve essere unicamente vincere, ma mantenersi uniti.

IL VERO CAMBIAMENTO
I grandi cambiamenti nella storia dell’umanità sono stati sempre accompagnati da un costo molto alto pagato di persona, un costo che va ben oltre le pretese dei politici dei nostri comuni in crisi: per la democrazia e le conquiste dei diritti di cui oggi noi beneficiamo c’è voluto il prezzo della VITA di persone come noi.
Se questo è il prezzo da pagare per grandi cambiamenti, quanto siamo disposti a pagare di nostro per cambiamenti meno eclatanti ma necessari al Bene delle nostre comunità?

Vogliamo raggiungere il vero obiettivo ossia, governare e far crescere la nostra città?
E allora cominciamo a parlare di TEMI invece che di RUOLI: come risanare un bilancio decidendone le priorità, risanamento di una macchina amministrativa immobilizzata, decidere il criterio di scelta per assessori (possibilmente competenti e non solo pedine di un referente politico che va “soddisfatto” per il suo aiuto in campagna elettorale), gestione dei rifiuti, dell’acqua, del verde pubblico, dei servizi sociali, del rapporto con gli altri enti, lo sviluppo del territorio, la gestione delle criticità ereditate da vent’anni di malamministrazione, il servizio sanitario, come dare speranza e strumenti ai giovani perché diventino parte attiva del percorso di rinascita della città, …
Questi sono i sani nodi che tengono legati i fili di una rete di alleanze civiche o politiche ad alta tenuta: come vogliamo realizzare queste cose insieme.

E il compito alto del politico è saper calare in queste scelte i valori alti, quel patrimonio di valori intangibili che oggi vanno messi alla base delle alleanze.
Scelte coraggiose che hanno il sapore dell’investimento nei confronti del futuro: sostenibilità e rispetto dell’ambiente e quindi rigenerazione al posto di costruzione, riuso e ricliclo; sussidiarietà circolare per un nuovo e rivoluzionario modello di welfare, processi decisionali partecipati

Allo stato attuale c’è una forte tentazione all’interno dei partiti, da parte soprattutto dei “timonieri”, di chi pesa di più nelle decisioni: considerare più “affidabile” il metodo della sommatoria dei voti portati dai diversi esponenti politici nelle ultime tornate elettorali con l’idea di pianificare alleanze pre-elettorali sui numeri del passato.

Ci sarebbe qui da dimostrare, invece lungimiranza nel riconoscere i veri asset sui quali costruire per il futuro: non alleanze tecniche, ma convergenze sulle soluzioni da dare alla città e politici sganciati dalle logiche di lottizzazione del voto, retaggio del vecchio modo di fare politica.
Quindi partire dai TEMI e contemporaneamente individuare subito chi può svilupparli.

LA SFIDA per IL PARTITO DEMOCRATICO di Latina
Il Partito Democratico ha oggi una grande occasione e una grande responsabilità: a Formia, a Latina ed in tutti quei comuni in cui è presente come forza di governo o come aspirante tale.

Gli elettori oggi sono in grado di riconoscere una politica che si costruisce su un piano di “do ut des” e che cerca garanzie di ruoli per il sostegno elettorale dato: non la vuole, ed è pronta a votare altro.
Questa è la politica meschina, quella che tiene insieme coloro che hanno bisogno di perpetuare ruoli e funzioni all’interno di un sistema senza il quale non esisterebbero.

LA POLITICA VERA
La politica è stata definita la forma più alta di carità da Paolo VI, l’ “amore degli amori” da Chiara Lubich non a caso: per amore della propria comunità ci si mette a servizio, mettendo da parte le proprie aspirazioni personali che nel mondo e nel gergo politico attuale sono definite come “legittime”.
Legittime, ho i miei dubbi se vogliamo intendere la politica come servizio: troppo spesso viene intesa come il campo su cui misurare il proprio peso, il proprio potere, dove troppo spesso ci si serve della politica per la propria affermazione personale invece che servire una comunità.
Aspirazioni personali tali da costringere a scelte dal breve respiro o che mortificano le diverse parti che compongono il gruppo, o peggio che soffocano il confronto ed il dibattito interno.
Se qualcuno ha aspirazioni personali, le faccia diventare disponibilità: solo così sarà lo spirito di servizio a muovere l’azione. Altrimenti, è il solito sgomitare.

Insomma, dalla politica non si può prescindere e non si deve scappare: è il nodo dei nodi.
Mi auguro che la politica della mia città sappia uscire dai ristretti limiti dele “legittime aspirazioni personali” e dai personalismi identitari per costruire insieme alle tante forze oneste presenti una vera proposta di rinascita della città… costruendo bene il percorso per non cadere.