NON LASCIAMO SOLA LA SCUOLA

schermata-2018-12-21-alle-11-38-03L’attentato all’Istituto Rosselli di Aprilia apre uno squarcio su una realtà che pensavamo esente da rischi: li violenza di massa sui nostri figli. Le immagini delle scuole degli stati uniti vengono improvvisamente richiamate dai fatti della scuola di Aprilia.

Esprimo la mia solidarietà alla Dirigente Scolastica dell’Istituto che si deve far carico di una riflessione profonda e di misure che contemplino anche evenienze di questo genere.

Di fatto, se avessimo una legge che consente di acquistare armi come in USA, ci troveremmo oggi di fronte ad una vera e propria strage.
Il Ministro Salvini spinga meno l’acceleratore per fomentare la paura, non solo perché i dati delle questure danno numeri diversi rispetto ai crimini, ma anche perché il problema di ragazzi che mettono su da soli un attentato con tanto di divisa, bombe costruite magari grazie a video su youtube, e poi si mettono a piangere, rivelano invece un’altra cosa: la pericolosità della fragilità.

I ragazzi sono persone in formazione. Lo ripeto: in formazione.
La scuola, che prende un cucciolo di uomo da quando ha 3 anni e lo lascia dopo 16 anni, gioca un ruolo importantissimo e in troppi casi è l’unica agenzia formativa.

Troppa responsabilità.

La famiglia è in profonda crisi (da zero a sei anni di forma il “copione” di vita che verrà poi solo attuato nei successivi anni); sempre più di frequente le famiglie si pongono in opposizione alla scuola come se dovessero “difendere” il figlio dalle “ingiustizie e dalle difficoltà” della vita.
Le società sportive spesso incentivano la competizione e la selettività, anche sotto spinta delle famiglie. L’organizzazione sociale e politica non riesce a tradurre in sistema ciò che la scuola va insegnando: la solidarietà, la cooperazione, l’integrazione, il merito, la fatica e il tempo per ottenere risultati. Tutto si deve avere subito, possibilmente prima di pagarlo. Una bugia che applicata in tutti i campi genera frustrazione e violenza.

Ecco allora, che la scuola rimane l’unica speranza per intervenire sulla formazione dei cittadini. Non entro nel merito della miriade di attività e progetti che realizzano le scuole, più o meno efficaci (qui le scuole devono mettere mano ai dati e capire l’efficacia dei propri interventi).

Prendo atto che la comunità scolastica ha un osservatorio e un raggio di azione privilegiato perché il 100% dei cittadini (per fascia d’età) passa per la scuola, nessuno escluso: bambini, genitori, nonni, associazioni, lavoratori del settore.
Se la scuola è un luogo dove si vive quello che si insegna, se la scuola è coerente con la propria mission, se l’umanità alimenta i rapporti interpersonali di tutte le componenti di una scuola essendo capace di superare i limiti formali, questa diventa come una famiglia, una vera comunità, una seconda “casa“.
Lo dico perché lo vivo in prima persona nella mia scuola e so che molte scuole sono così.
Solo questo potrà sviluppare anticorpi utili per costruire una società migliore.

Ma da sola la scuola, anche se la migliore, non può tutto.
Solo il raccordo con le altre agenzie formative (famiglia, sport, parrocchia, associazioni…) e la coerenza dei valori applicati e concretizzati in ambito politico e sociale ci garantiranno una copertura e una sicurezza al 100%

NON LASCIAMO SOLA LA SCUOLA.

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