GOMMALANDIA: il Commissario chiuda il caso.

Il commissario restituisca al pubblico l’area verde
Il fatto:

Subito il Comune deve redigere il contratto vincolante per la società che gestisce il parco da 9 anni senza obblighi nei confronti dell’Ente

Torno sul caso di Gommalandia ora che ho un diverso interlocutore, il Commissario.

L’area verde sulla quale sorge il parco giochi, in viale Pierluigi Nervi, è di proprietà comunale, ma la gestione dello spazio . Ho combattuto a più riprese la battaglia contro la situazione di irregolarità di cui è senza dubbio colpevole il Comune di Latina da ormai 9 anni, lasciando di fatto godere la società che gestisce il parco di tutti i benefici di quella che è una vera e propria inadempienza dell’amministrazione comunale.

Ho quindi deciso di esporre direttamente il caso al commissario prefettizio Giacomo Barbato, perché analizzi la situazione e ponga fine alla lunga attesa dei cittadini di Latina per la fruizione gratuita dell’area verde pubblica, come sarebbe loro diritto. Il parco, inoltre, da Gommalandia non viene utilizzato in estate, perché l’attività si trasferisce per qualche mese sul lungomare. In questo modo, l’area resta chiusa completamente. L’accesso al parco deve essere regolamentato secondo gli orari stabiliti dalla delibera e la società deve essere vincolata, finalmente, da un contratto perché l’area venga resa accessibile da un ingresso separato.

Portai in evidenza il caso nell’estate del 2012, prima con un video, (guarda il video) poi con diversi interventi in consiglio comunale, tra cui anche un’interrogazione a risposta scritta rivolta all’assessore al Patrimonio, che all’epoca era Pasquale Maietta, oggi onorevole alla Camera dei Deputati, ed alla quale dall’amministrazione dell’ex sindaco Giovanni Di Giorgi non è mai stata data risposta.

Sono passati esattamente tre anni da quell’interrogazione e la concessione del parco è ancora senza contratto.

La prima concessione del parco giochi risale al 2002, quando Gommalandia si trovava ancora nella sede di viale Le Corbusier. Poi il Comune aveva autorizzato il trasferimento nell’attuale posizione, a partire dal 4 marzo 2005 (con deliberazione n.99/2005) con concessione di “utilizzo, mantenimento e custodia dell’intera area tale da poter garantire la pulizia e l’efficienza del parco pubblico, tramite la discreta presenza del personale dipendente della stessa società“. Nella delibera venivano poi indicati gli adempimenti ai quali si sarebbe dovuta attenere la società: la realizzazione di un chiosco bar che ancora oggi, dopo 9 anni, non risulta esistere all’interno dell’area verde, così come l’accesso separato all’area verde pubblica, costituito da due colonne di tufo alte tre metri, ed i tre bagni pubblici (uomini, donne, portatori di handicap) in un gazebo di legno pavimentato in cemento con mattonelle antiscivolo.

Ad oggi l’accesso al parco giochi è ancora unico e prevede il pagamento di una tariffa d’ingresso, come se l’area anziché del Comune fosse del privato, il quale continua a trarre profitto da un bene pubblico. Questo per colpa del Comune stesso, che glielo lascia fare da 9 anni e che, a partire dal giorno della firma del contratto dovrà lasciargli l’area in concessione per ben 19 anni, perché così prevede la delibera. Però gli adempimenti contenuti in quella stessa delibera possono non essere ancora rispettati dal privato, che senza contratto non è soggetto ad alcun vincolo”. Il 5 novembre del 2013 però la società ha fatto arrivare agli uffici di Piazza del Popolo una perizia giurata in cui veniva descritta una serie di lavori da scomputare dal pagamento che dovrà effettuare in favore del Comune.

La città aspetta giustizia.

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