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BILANCIO 2017: no alle polemiche, ma i tempi sono proibitivi.

Si sta facendo polemica sulle modalità di analisi e discussione del bilancio.

20140329-215804.jpgNon polemizzo, ma devo ammettere che così com’è , l’iter sembra costruito per non dare spazio alla minoranza che invece deve svolgere il proprio mandato di controllo ed indirizzo e in quanto minoranza va rispettata e tutelata. Il bilancio approntato in poco tempo è una cosa davvero buona ed apprezzabile, anche se non per iniziativa dell’amministrazione, bensì per obbligo di legge che ha imposto un termine senza possibilità di proroga. Il termine verrà rispettato ma… bisogna ammettere che la minoranza è stata sacrificata in nome di un rigore che cozza con il buon senso. Si sarebbe potuto agire certamente con più tolleranza. E da parte di chi governa con certi numeri, la disponibilità diventa un fatto di eleganza politica.

La questione riguarda la tempistica e le azioni.

Il 2 marzo la giunta approva la delibera di bilancio previsionale (leggi e scarica il bilancio previsionale 2017) con tutti gli allegati. Con l’attuale regolamento di contabilità modificato dal Commissario Barbato, i consiglieri  hanno tempo di depositare gli emendamenti al bilancio entro 10 giorni (di solito solo la minoranza presenta emendamenti perché la maggioranza sostanzialmente predispone il bilancio). Voglio sottolineare che questa è l’unica occasione che un consigliere di minoranza ha di dare un contributo in termini di proposte realizzabili  sia di opere che di servizi per la comunità cittadina.

Abbiamo fatto notare, in una conferenza capigruppo, alla presenza anche del Sindaco Coletta, che il tempo per presentare emendamenti era troppo ravvicinato anche perché non avremmo avuto né il parere dei Revisori dei Conti (il termine per la presentazione del loro parere al bilancio scade il 16) né gli elementi di conoscenza necessari che si acquisiscono durante le Commissioni Bilancio dove ogni assessore illustra quanto e come vengono finanziati i vari servizi. Le Commissioni sono infatti ancora in corso e ne avremo ancora per la prossima settimana.
Come si può apportare eventuali modifiche ad un Bilancio senza il parere dei Revisori e senza le necessarie spiegazioni rispetto alle scelte fatte? Si rischia di fare emendamenti senza senso!

Se ci fosse stata unanimità da parte di tutti avremmo potuto posticipare il termine a conclusione dell’iter nella Commissione Bilancio.

Abbiamo dovuto constatare un irrigidimento veramente incomprensibile da parte del Presidente del Consiglio e di LBC soprattutto perché ha costretto la minoranza ad agire in una condizione di non senso, rischiando di discutere emendamenti strumentali o redatti senza cognizione di causa.

Forse l’inesperienza non ha fatto riconoscere il valore di saper cedere un po’, e questa volta per una causa veramente giusta.

Nasce il Comitato PD anti-slot

IMG_7041Si è costituito il Comitato Amministratori PD No-Slot della provincia di Latina per “fare rete” e muovere decise azioni di contrasto al fenomeno delle ludopatie.
Gli amministratori democratici ritengono che occorra fare della lotta alla ludopatia una battaglia essenziale dell’azione politica, stilando regolamenti per la disciplina delle sale da gioco e dei giochi leciti, adottando ordinanze che disciplinino gli orari di attivazione delle macchinette e sensibilizzando la popolazione sui rischi di dipendenza. La rete di amministratori dem è già al lavoro per la condivisione di materiali ed iniziative amministrative e politiche.

IMG_7099Nel capoluogo dopo 8 mesi siamo ancora in attesa dell’approvazione del Regolamento sale giochi e giochi leciti che è partito da una mozione del PD, la n.1 del 2016 discussa nel primo Consiglio Comunale della nuova amministrazione Coletta, approvata all’unanimità.

Nel Comune di Formia, primo comune della Provincia a dotarsi, nel settembre 2014, di un regolamento e a dettare gli orari di attivazione degli apparecchi, ci sono elementi molto significativi sotto diversi profili.
Il primo riguarda il dato eloquente della riduzione dell’offerta di gioco in Città, dal 2014 ad oggi sono diminuite del 39% le sale giochi, del 9% gli esercizi commerciali con all’interno slot e vlt e del 38% il numero degli apparecchi presenti negli esercizi commerciali. Va rilevato però che contestualmente, sono raddoppiate le licenze rilasciate dalla Questura, non di competenza comunale. Risultati incoraggianti di buone e coraggiose prassi che vanno diffuse.
Il secondo dato è relativo all’orientamento del TAR Lazio di Latina che si è pronunciato sui ricorsi di alcuni gestori annullando l’ordinanza sindacale emessa su indirizzo del Consiglio Comunale e relativa agli orari di attivazione fissata dalle 10:00 alle 20:00 con motivazioni difficili da credere:

  1. un presunto difetto di istruttoria nell’indicare puntualmente il numero dei soggetti ludopatici presenti sul territorio
  2. la violazione del principio di proporzionalità per il quale il TAR afferma esservi grossi dubbi sull’idoneità della misura adottata a far conseguire l’obiettivo di lotta al fenomeno della crescente dipendenza delle persone dal gioco, in quanto sussiste l’agevole possibilità per i soggetti affetti da ludopatia di spostarsi in Comuni limitrofi, dove non siano stabilite le contestate limitazioni di orario”. E, prosegue il TAR ”appare di dubbia utilità un approccio svolto in modo atomistico dal singolo Comune senza nessuna forma di raccordo della sua azione con gli altri Enti locali ed in particolare con i Comuni confinanti”
  3. ad avviso del TAR, la compressione dell’iniziativa economica della società ricorrente accresciuta dalla scelta della P.A. di interdire la fascia serale dalle 20:00 alle 24:00 cioè una fascia oraria posta al di fuori del normale orario di lavoro in cui perciò vi sarebbe maggiore potenzialità di clientela e né per tal profilo ha alcuna rilevanza che detta interdizione fosse stata indicata già dall’atto consiliare di indirizzo

IMG_7100La Corte Costituzionale (sent. n. 300 del 2011 e sent. n. 220 del 2014) ha invece largamente legittimato gli interventi dei comuni in questo particolare settore.

Si pone spesso la motivazione occupazionale che il settore porta per motivare il sostegno al settore gioco, ma il rapporto costi/benefici per lo Stato è irrisorio se solo si pensa ai costi sanitari e sociali (numerosissime sono le famiglie disgregate e altrettanto numerosi i disoccupati e i pensionati che investono nel gioco restando privi di mezzi di sussistenza per cui si rivolgono sempre più spesso ai Servizi Sociali comunali che devono intervenire finanziariamente).

La battaglia dem intende prevenire la diffusione dei fenomeni di dipendenza dal gioco, anche se lecito, ed a tutelare le persone soggette ai rischi che ne derivano, nella consapevolezza che l’iniziativa è purtroppo ancora lasciata all’Ente locale, coadiuvato solo da Associazioni, in un ingiustificabile vuoto legislativo e silenzio Istituzionale.

E’ un’azione che soprattutto sottrae alla malavita (in particolare ai clan camorristici e, tra questi, segnatamente i casalesi – che secondo le ultime relazioni della DIA detengono circa l’80% del settore –) una fetta di guadagno cospicua che investe nel settore dei giochi leciti sia obbligando i gestori a installare macchinette di loro proprietà che alimentando il giro di usura che gravita inevitabilmente intorno ai locali in cui si esercitano dette attività.

Cosa è successo al PD di Latina??

IMG_6073Il PD di Latina è stato commissariato.
E perché?
L’art. 17 dello Statuto del PD elenca le condizioni per commissariare un circolo o una unione comunale e cita “gravi e ripetute violazioni“.
A quali gravi e ripetute violazioni si riferisce il decreto di commissariamento?

Non ce ne sono. Anzi.

L’Assemblea Comunale si è auto convocata lo scorso venerdi per inerzia del segretario provinciale  e del presidente che non l’hanno voluta convocare. Ci sono stati numerosi tentativi di mettere in moto il percorso per eleggere un segretario per ricomporre una agibilità politica e operativa. Tentativi soffocati dal commissariamento.

Diversa misura viene usata per gli altre situazioni di partito: Sezze è senza segretario da 2 anni; Priverno è ancora commissariata e il suo commissario si è da poco autosospeso; la Direzione Provinciale si riunisce per votare la lista per le elezioni provinciali senza il numero legale, senza votare, e con la promessa, non mantenuta, di riconvocarla. E invece i lavori sono stati terminati altrove…

Il commissariamento del PD di Latina a me sembra piuttosto un atto di prepotenza, perché molto altro nel PD del nostro terrotirio andrebbe commissariato. Per questo motivo abbiamo presentato ricorso avverso al decreto di commissariamento.

IMG_6071Abbiamo strappato un’assemblea pubblica alla fine di luglio (quella fatta all’Hotel Europa) ritenuta “un errore” dal segretario La Penna e dal presidente comunale Ingellis… e invece era l’unica cosa sensata da fare: uscire fuori dal partito e parlare con i nostri elettori.
C’è chi vuole gestire il partito tutto dall’interno, e chi vuole invece aprire le porte, parlare con la base, ascoltare le proposte per poi prendere le decisioni.

E sbaglia chi vede in questa parte una “corrente di Forte”: nessuno è più diverso per storia politica e scelte da me, De Marchis, Forte, Amici, Porcari, Valente, Fioravante… Se ci stiamo battendo per qualcosa è per ripristinare nel PD  gli elementi base per fare politica nella nostra città, con organismi che si riuniscono e decidono, con persone che vi si dedichino, con attività che si occupino dei problemi dei nostri concittadini e ne studino possibili soluzioni: o il partito si attiva per questo, o viene usato per la carriera politica di qualcuno. Non mi sembra che il PD sia attivo sul fronte delle attività sulla città: delle due, l’una.

La collegialità non è una parola, è un metodo, e va messo in pratica sempre. O si riparte da qui o non esisterà più un Partito Democratico a Latina.

Ho sempre contestato gli accordi fatti a monte per poi essere solo ratificati da “mani che si alzano” in una assemblea di partito: non è dignitoso, e non è rispettoso nei confronti di chi siede nell’assemblea. E non rende un buon servizio al partito e alla città.
Per questo stiamo tenendo il punto, e con questo ricorso vogliamo portare l’attenzione anche dei vertici nazionali su un atteggiamento di pessima prassi politica che invece di rispondere ad una proposta in modo democratico (venire in assemblea e scegliere un segretario o votare per altra proposta), sapendo di non avere i numeri in assemblea chiede di commissariare e di schiacciare con un piede chi vuole alzare la testa.

Queste modalità uccidono qualsiasi voglia di fare e di fatto distruggono un partito: c’è chi vuole un PD diverso ed è pronto a combattere e a metterci la faccia.

Il mio SI al Referendum Costituzionale: ecco perché.

IMG_5509Faccio una premessa: spesso Matteo Renzi non si pone bene (anzi!) ma devo ammettere che fino ad oggi, dal tempo di Prodi, è l’unico che sia riuscito a fare qualcosa.

Non ricordo grandi cose fatte da D’Alema, se non il fallimento della bicamerale per le riforme e gli “aiutini” a Berlusconi; ricordo bene Monti, Letta, e Bersani mai presidente per vistosa inadeguatezza…

Ricordo la strigliata che il presidente Napolitano, all’inizio del suo secondo mandato, il 22 aprile 2013 fece al Parlamento: più li “bastonava” nel suo discorso sottolineando quanto fossero incapaci nel raggiungere una minima decisione, più loro applaudivano… paradossale. Alla fine il Presidente nominò Renzi presidente del consiglio. Appunto, la Costituzione non prevede l’elezione diretta del premier, bensì l’incarico da parte del Presidente della Repubblica scegliendolo tra coloro indicati dalla coalizione che vince le elezioni.

E alla fine la scelta fu Matteo Renzi. Scelse ma ad una condizione: quel governo doveva impegnarsi a fare le riforme e la legge elettorale. Detto, fatto: Matteo Renzi ha fatto le riforme e la legge elettorale (oltre alla legge sulle unioni civili, la riforma della PA, della Scuola, la legge sul Dopo di Noi, la legge contro lo spreco alimentare e dei farmaci, la riforma del Terzo Settore, gli stanziamenti sull’edilizia scolastica, abolizione IMU…).

Non sono acritica: vedo benissimo i punti deboli di ogni provvedimento però sono comunque dei passi avanti importanti. Ha fatto quello che il presidente della Repubblica gli aveva chiesto con quelle forze politiche che volevano contribuire. Non mi scandalizzo che Renzi abbia lavorato con Verdini, Alfano… si lavora per obiettivi condivisi, non per affinità elettiva. Questa riforma ha le sue criticità (essendo un prodotto umano non è perfetta) ma queste criticità sono sostenibili rispetto ai vantaggi che se ne trarranno:

  • iter legis più veloce perché ci sarà una sola camera legislativa e quindi meno ricorso ai Decreti Legge oggi abusatissimi
  •  una camera degli Enti Locali con rappresentanti delle città e delle regioni votati dai cittadini, non stipendiati per il loro lavoro al senato (quindi di fatto la categoria dei senatori non esisterà più e neanche il costo che comportava)
  • si elimina la conflittualità di competenze tra regioni e stato
  • si elimina il CNEL, organismo obsoleto e costoso

Dobbiamo fare un passo avanti e uscire dallo stallo di questi ultimi 30 anni: basta dire NO a quello che non è perfetto, nulla sarà mai perfetto come lo vorremmo. Questa, invece, è l’occasione che abbiamo adesso per avanzare di un passo. Non credo ci sarà un’altra occasione a breve guardando alla composizione dell’attuale quadro politico nazionale (Di Maio, Salvini, Meloni, Grillo…). E poi non vorrei che domani ci dicessero “Non possiamo diminuire il numero dei parlamentari perché gli italiani hanno detto di NO.”

Intervista del “Giornale di Latina” sul presente e il futuro del PD.

IMG_9473La vicenda dei numerosi arresti nei confronti di politici da noi contrastati in 4 anni e che alla fine abbiamo sfiduciato mettendo fine ad un’era, non ci coinvolge solo come politici e cittadini: ci coinvolge anche come membri di un partito.
L’inchiesta che nelle sue intercettazioni interessa l’avvocato Mansutti, fa male a tutti noi e mette il partito in una situazione di grande debolezza.
La giornalista Marianna Vicinanza – del Giornale di Latina – mi intervista sul presente e il futuro del Partito Democratico di Latina.
Riporto qui l’intervista come apparsa sul giornale di oggi, domenica 20 novembre 2016.

Restano i cocci del partito democratico [...] Chi dovrà raccoglierli però sono coloro che siedono in consiglio comunale, le leve del partito in assise ovvero coloro che hanno il compito di portare avanti l’azione dei democratici e che rappresentano il presente il futuro dell’azione politica per i prossimi anni nel capoluogo. Come Nicoletta Zuliani, tra i firmatari della lettera che chiede la sospensione di Mansutti, alla quale chiediamo da dove si riparte.

“Le scelte non le fai solo con enunciati e frasi di circostanza ma con azioni identificabili e riconoscibili. Le scelte che deve fare il partito devono andare nella direzione di un cambio di rotta: se fino ad ora il partito ha spesso rappresentato interessi di tipo elettorale, ora non lo può fare più, non può essere individuato come un contenitore per realizzare la propria “legittima aspirazione personale”. In un partito che è a servizio della propria comunità, le aspirazioni personali dei singoli politici non sono mai legittime, perché se sono “personali” non sono per il bene della collettività ma piuttosto per realizzare un proprio personale progetto.
In questo modo si piegano le scelte del partito e si orientano verso la realizzazione del proprio interesse elettorale o di carriera politica  piuttosto che nella direzione che la situazione, le circostanze, il territorio richiedono.
Il tempo di questi meccanismi personalistici è finito. È doveroso mettersi a disposizione del partito con il proprio tempo e le proprie competenze e laddove circostanze e territorio richiedono un candidato con caratteristiche diverse dalle tue è importante farsi da parte e lavorare per dare forza al progetto in un ruolo nuovo, diverso. Non perché si è costruita una rete di rapporti fitta in un territorio  bisogna necessariamente essere il cavallo prescelto per la corsa. Non si può ipotecare le scelte di candidature future su assetti e relazioni costruite oggi: se continuiamo così il partito non sceglierà mai liberamente! Gli equilibri, gli umori, le esigenze di un elettorato cambiano oggi in modo repentino…

Se reiteriamo lo stesso comportamento che ci ha portato al punto di grande conflittualità che viviamo oggi e quindi di grande debolezza, il PD morirà. Quanti di noi vogliono oggi un partito governato da “legittime aspirazioni personali”? Non lo vuole nessuno”.

La Zuliani si sofferma anche sul Mansutti.
“Mi dispiace che Maurizio non abbia fatto un atto elegante nei confronti del partito e della comunità democratica, perché lui è un signore nel suo modo di fare nei suoi atteggiamenti. Questo volersi imporre e costringere delle persone che pensano opportuno un suo passo indietro ad esporsi con un documento, non è da lui. Sono convinta che le sue dimissioni siano attese da tanti democratici e democratiche: il gruppo è più importante del singolo, e il gruppo va tutelato sempre.
Le questioni che riguardano Mansutti sono state identificate con il Partito Democratico, ma va chiarito che lui appare coinvolto in maniera personale e come tale deve agire scostandosi dal partito; non può portare il Partito Democratico dentro un giudizio pubblico orientato a fare sciacallaggio nei nostri confronti: in questo modo esponi il partito ad uno sciacallaggio vero e proprio.

Il percorso dei consiglieri del PD della scorsa consiliatura è un percorso di chiarezza per tutto ciò che abbiamo fatto; nel 2011 tanti di noi erano eletti per la prima volta e non avevamo legami con il passato né con portatori di interesse di nessun tipo. Le nostre battaglie le abbiamo portate avanti nell’interesse pubblico sempre. Questo lo voglio ribadire con forza.”

Matteo Renzi a Latina

IMG_5350Cosa puoi fare in 45 minuti di incontro? Certo non entrare nei dettagli di articoli e commi.

Ma puoi trasmettere il senso della riforma e il lavoro che c’è stato dietro.
Puoi anche rivendicare di aver realizzato quello che i detrattori della riforma NON sono stati capaci di fare in 30 anni, ovvero provare a ridurre i tempi dell’iter legislativo, riordinare le competenze tra regioni e stato, ridurre i parlamentari.
Puoi giustamente rivendicare una legge sul “dopo di noi”, sul Terzo Settore, sulle unioni civili, sull’omicidio stradale, una legge contro il caporalato, una legge contro lo spreco alimentare e anche ammettere il pasticcio sulla scuola, la riforma della PA…
Puoi parlare di Europa e della volontà di non arretrare sulle nostre richieste di sostegno per immigrati e terremoto.
Tutto questo Renzi l’ha fatto con il suo tono appassionato, travolgente e talvolta leggero.
È stato un bel momento.
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PD: una casa comune

imageHo letto l’intervento del senatore Moscardelli circa il ruolo e la funzione del nostro partito all’interno del nostro territorio.

Siamo quindi all’unisono rispetto alla necessità, che in più abbiamo evidenziato nella direzione provinciale, di modificare la nostra organizzazione e la modalità con cui ci confrontiamo con i nostri elettori e con tutti quelli che riconoscono nel nostro partito un luogo per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, come cita l’art.49 della nostra Costituzione. Siamo anche d’accordo che un partito “deve interpretare le aspirazioni di sviluppo e crescita della città aprirsi al contributo di energie nuove con sensibilità diverse”.
Dobbiamo ora dire, peró, come si arriva a questo.
Voglio allora aggiungere un tassello per dare un contributo di concretezza.
Nell’attesa della convocazione di questa assemblea aperta, aspetterei a mettere sul piatto proposte già definite nei minimi particolari, come la seconda parte dell’intervento del sen. Moscardelli riporta.

Porsi in ascolto dell’elettorato richiede sempre una grande dose di umiltà e di capacità di adattare e modificare le idee che ognuno ha: ciascuno le ponga come proposte, non già pacchetti di progetti preconfezionati e inamovibili.

Sarebbe utile, ad esempio, capire insieme se la Casa della Musica, progetto già in serbo da diversi anni, non possa essere modificato e migliorato per renderlo più rispondente ai bisogni culturali di un presente che si evolve con la velocità della luce considerando che nel frattempo molto è accaduto dal punto di vista culturale a Latina.

Sarebbe utile, ad esempio, organizzare dei forum tematici del PD, non già di follower di uno o dell’altro politico, il tutto in seno al partito che diventa un contenitore di idee e di elaborazione politica, di proposte amministrative, una casa comune.

Appunto, capire insieme, pronti ad essere permeabili a contributi di chi vuole partecipare e sentirsi parte di un progetto più grande delle proprie singole idee, pronti tutti a perdere un pezzetto della propria idea originaria per accogliere il contributo altrui necessario a creare uno spazio di idee e di progetti veramente comune e sentito comeproprio da ciascun componente.

Questa è la moneta da pagare per far diventare il nostro partito una vera comunità di persone.

PD: il momento della verità.

Intervento Direzione Prov.le PD 1 luglio 2016

imageLa percezione del PD e i suoi effetti
Siamo ancora storditi dalla sonora batosta delle ultime elezioni. Latina, che credevamo di poter almeno contendere al ballottaggio e Terracina. In un paese di 3000 anime si sente meno il riflesso delle politiche nazionali: entrano in gioco più le dinamiche familiari. Bastano due o tre famiglie che votano da una parte o dall’altra e il risultato si sposta. In paesi come Minturno, delle dimensioni del quartiere Q4-Q5, aver vinto è si una bella cosa, ma non compensa minimamente la sconfitta del capoluogo di provincia.

In città come Latina, Aprilia, abbiamo categorie e mondi: la scuola, l’associazionismo, le categorie professionali…
In una città come Latina, ad esempio, molto, moltissimo ha influito il giudizio sulla politica nazionale del PD: il nostro partito è identificato con la figura di Renzi e con le misure che il governo prende, misure raccontate – badate – unicamente dai media. Di fatto non c’è un partito che informa, che raduna i cittadini per spiegare quali sono nel dettaglio gli interventi di un governo che sta facendo. Il nostro governo sta operando scelte importanti, sta modificando parti della carta costituzionale, sta intervenendo su un sacco di cose. Noi PD del territorio stiamo guardando, criticando, ma restiamo pressoché passivi, inerti. Lo testimonia la sostanziale assenza sui temi, la difficoltà del raccogliere le firme per il referendum, ad esempio…
Se il PD fa qualcosa, intendo se prova a fare incontri tematici, purtroppo fallisce perché presenziano i pochi soliti “carri armati di Mussolini”, ovvero noi stessi, bombardati da sms. Al nostro esterno noi non interessiamo, le persone non ci vengono dietro.

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Quindi resta la percezione del partito unicamente nazionale e veicolata da programmi televisivi che fanno tanto gossip politico e abbiamo un partito assolutamente silente a livello territoriale.

Sui giornali locali, invece, il partito si esprime attraverso i comunicati dell’una o dell’altra figura più o meno istituzionale che inveiscono, fanno illazioni, accusano, propongono soluzioni come congressi e nomine di scrutatori rappresentando un PD che è l’aia di un pollaio.

Cosa rappresenta il PD
Il PD attualmente non rappresenta che se stesso, ovvero i politici che lo abitano da sempre più o meno, una classe dirigente dura a farsi da parte, che non fa un passo indietro neanche se perde le elezioni, che riesce sempre a dire che non è che il cavallo l’ha disarcionata, ma che la sella era legata male, che il cavallo era zoppo…
A Latina abbiamo perso.
Sonoramente.
Dopo una sconfitta così pesante va data una sterzata importante, che tutti devono percepire come tale. Anche noi.

Non serve dire che è stato solo per 600 voti, che la colpa è di Moscardelli che non ha fatto quasi nulla, che Forte non era il candidato giusto, che c’è stato il voto disgiunto, che non ha funzionato la strategia comunicativa…

Le vecchie logiche dei perdenti
Noi abbiamo perso perché abbiamo fatto scelte guidate dalle vecchie logiche, quelle numeriche interne al partito, quelle delle rendite di posizione, quelle che preferiscono gli accordi al confronto aperto con il proprio elettorato, che è quello che poi ci legittima, ci dà i numeri per lavorare, o ce li toglie e ci umilia.
Le logiche di sempre, insomma. Si continua a parlare di schemi politici e non si parla di persone.
Da quando sono in questo partito (dalla sua nascita) ho visto entrare e uscire non so quante belle e brave persone, il nuovo, quello della società civile come me, quello che ci agganciava agli elettori…

Tutti scappati via.

Abbiamo da tempo abbandonato, o forse non è stato mai veramente arato e seminato e curato il campo della politica territoriale, e abbiamo, per lo meno a Latina, lasciato questo campo a chi ha riempito il nostro vuoto, occupando quello che era il nostro spazio: i nostri avversari civici di LBC che hanno tra le fila numerosi ex dirigenti del nostro partito.

Meno consenso
Ma parliamo dei nostri elettori, quelli che non vogliono la tessera ma che fedelmente e fiduciosamente ci votano, chissà ancora per quanto.
Diminuiscono di elezione in elezione. Loro vogliono sentirsi parte di un progetto comune, dove possano essere ascoltati e considerati. Da quello che ho potuto capire, molti si sono sentiti usati per fini elettorali, come delle macchinette da voto: finché erano utili per votare per qualcuno nelle competizioni interne, venivano presi in considerazione, nel momento in cui non c’erano “conte”, non venivano minimamente considerati.
Questi quelli più vicini, i 6mila delle primarie.
Ma tutti gli altri? E gli altri 8mila?
Quante volte abbiamo incontrato i nostri elettori? Quelli che dovrebbero legittimare il nostro ruolo, le migliaia che vengono alle primarie o che devono farci vincere alle amministrative votandoci ogni volta sperando che cambiamo?
Li conosciamo?
Cosa ne pensano di noi?
Cosa pensano delle politiche del PD?
Quale PD vogliono continuare a sostenere e quale PD non vogliono?

Noi dobbiamo fare i conti con questa continua emorragia che interessa i nostri tesserati ma soprattutto di nostri elettori. Finché non capiamo e non ci diciamo sinceramente perché se ne vanno, finché non mettiamo a fuoco il vero problema, non saremo in grado di ripartire.

Partito vs. personalismi
Molti ci rimproverano che con le primarie non abbiamo saputo dare l’immagine di un partito che al suo interno sa riconoscere, valorizzare e investire in ciò che la gente vuole: nuovo, giovane, donne.
“Perché non ti sei candidata alle primarie? Perché Cozzolino non si è candidato?”
E qui torniamo al vizio di questo partito: i personalismi.
Se dobbiamo lasciare sempre l’azione politica all’iniziativa del singolo che si propone, o del singolo che benedice qualche candidato, non ne usciremo mai fuori.

Quello di cui abbiamo bisogno è un vero Partito Democratico, non l’asservimento di una struttura a servizio di uno o più singoli alla ricerca della propria sistemazione. Mi correggo, non siamo una struttura (non vedo strutture ed organismi funzionanti), siamo piuttosto una rete di persone collegate le une alle altre da promesse, accordi e legami che blindano ogni volta le scelte (che di solito sono: chi si candida a cosa). 

La scelta dei candidati a cariche amministrative o istituzionali che caratterizza e che identifica il nostro partito, dovrebbe di volta in volta tener conto dei cambiamenti, degli umori, delle richieste che il territorio e il nostro popolo democratico ci fa attraverso i propri organismi democratici.

Organismi vuoti
Questa direzione provinciale, invece, è piuttosto la cabina di regia a servizio del prolungamento del potere di qualcuno, finalizzato alla conservazione dei voti necessari, badate, non per vincere, ma per sopravvivere tra i perdenti. Questo è il cancro di questo partito. Infatti si parla di “tenuta politica…”.

Mi dispiace Salvatore, questo non è un organismo, è una cabina di regia.
Dov’è l’elaborazione politica?
Dove sono le decisioni deliberate da questo organismo?
Esistono dei verbali dove viene data una linea politica, una direzione da imprimere al PD dei nostri 33 comuni? O si va tutti a casaccio? Apparentemente a casaccio, perché poi ognuno sa fare i propri conti.

Dov’è l’esecutivo
? Chi sono i referenti operativi, in questa provincia, i referenti delle politiche del territorio con i quali noi dovremmo elaborare le politiche innanzitutto, e poi promuovere per offrirle ai nostri amministratori? Quali sono le politiche ambientali? della raccoltla e gestione del ciclo dei rifiuti? Le politiche scolastiche, quelle della gestione del territorio, agricole, turistiche, del lavoro, industriali, quelle dell’inclusione, dell’immigrazione?
Oppure lasciamo tutto all’iniziativa sempre del singolo?
Lasciamo tutto alla sovranità territoriale? Questa sovranità – mai parola tanto giusta – dobbiamo intenderla come sovranità del potente di turno?
Con l’alibi che dobbiamo valorizzare il territorio lasciamo il partito democratico in una anarchia manovrata invece dall’interesse di qualcuno.
Il PD una comunità di persone
Se vogliamo sopravvivere, se vogliamo continuare ad avere un contenitore dove fare politica, se vogliamo finalmente diventare una comunità di persone – ricordo che questo era il punto di partenza del nostro partito, una comunità di democratiche e democratici…- se vogliamo ancora avere un partito dobbiamo iniziare un’azione collettiva, di scelte operate guardando ai bisogni del territorio e tenendo conto degli umori del momento storico e politico che viviamo, dove gli organismi sono l’unico luogo in cui dobbiamo mantenere alta, onesta e sincera la discussione che prelude alle scelte, dove i membri non siano lì come delle pedine a rappresentare numericamente l’interesse di un gruppo che si è già apparecchiato la scacchiera per mettere questo qui, questa lì, quest’altro candidato qui e quest’altra candidata lì.
Dobbiamo iniziare ad usare un metodo trasparente ed obiettivo per le scelte che ci caratterizzano nei momenti topici della vita del nostro partito, come quello della scelta dei candidati, ad esempio, nelle elezioni amministrative e regionali, oppure a livello politico nazionale.

Personalmente ho sempre chiesto di stabilire prima i contenuti politici attorno ai quali successivamente poi ci si aggrega si e lavora. Non credo che sia politicamente vincente un modo diverso di lavorare: è gruppettaro, è correntizio, vecchio, è da politicanti che nessuno degli elettori vuole più.
Non si può scegliere prima con chi stare e poi si lavora.
Non si può più sentire in giro la domanda:” Tu con chi stai?”
Non si può scegliere prima il candidato e poi formulare un progetto politico attorno a quello, giusto così per dire qualcosa.
Non si può. Questa non è la politica di cui oggi c’è bisogno.

Di cosa c’è bisogno oggi?
Che si torni alla Politica, dobbiamo tornare a fare politica con i temi, le proposte, aggregando chi le vuole sostenere, mettendo su attività a servizio dei temi non delle persone, costruendo una comunità di persone, che vanno ascoltate e considerate e questo certamente ci porrà di fronte a tante incognite perché se si ascoltano le persone, il percorso si può anzi dovrà essere modificato in itinere continuamente perché il mondo cambia con una velocità supersonica e noi dimostriamo continuamente di essere dei dinosauri.

La mia proposta
Io propongo di azzerare tutte le posizioni di questo partito: presidenti, segretari, tutto ma non per mozioni di sfiducia, bensì per un passo indietro che questi faranno per sostituire la vecchia classe dirigente con una nuova generazione di classe dirigente.
Questa non è una rottamazione, intendetemi bene. È la possibilità che il partito si dà per rispondere con un atto vero, di reale scelta politica, di grande coraggio e di grande generosità. Perché se togliamo la gratuità dalla passione politica non resta nulla, anzi, restano solo sconfitte.
Un atto, quello di fare un passo indietro, che parla la lingua del popolo, che parla la lingua degli italiani che chiedono, anzi urlano nei confronti dei partiti la necessità di cambiare paradigma.
E noi lo possiamo fare senza abdicare nei confronti della politica!
Non siamo i civici inesperti e allo sbaraglio che chiedono collaborazioni gratuite e curricula ai cittadini per farsi aiutare!
Non siamo i grillini che ostentano una democrazia spinta, che invece è telecomandata da oligarchi.
Abbiamo persone competenti, e che hanno fatto esperienza in questi ultimi anni, che conoscono gli strumenti della politica e possono sopportare la difficoltà di questo momento ostile ai partiti, solo se avranno un vero partito alle spalle, quel partito fatto di gente esperta e navigata che si mette accanto e tifa per la nuova generazione perché questo è l’unico modo di continuare a dare un senso al proprio percorso di politico e amministratore ormai concluso.
Questo è il nuovo percorso per cui la gente si riconoscerà in noi, che ci farà riconquistare la loro fiducia e ci farà tornare la voglia di fare politica insieme.
E concludo.
Sapete perché credo che questa sia la strada?
Qualche settimana fa a scuola, attaccato ad un armadietto, c’era un foglio con su scritta una frase attribuita ad Albert Einstein: “I problemi non si risolvono usando la stessa mentalità che li ha generati.
La soluzione non verrà dai ragionamenti fatte dalle teste che hanno contribuito al crollo del nostro partito, verrà però grazie a quelle persone lì, ai senatori, ai deputati, segretari e presidenti.
La rigenerazione di questo partito ci sarà se con un atto politico, libero, coraggioso, e generoso questi sceglieranno di rinunciare alle loro posizioni presenti e future per dare una nuova classe dirigente al partito, una nuova generazione di candidati, di eletti, di segretari, di presidenti…
Non ci sono altre strade. Il resto sono solo sotterfugi che non potranno convincere neanche noi stessi.
Dobbiamo far dire di noi: ma hai visto che ha fatto il PD? Incredibile. Finalmente! Questo mi piace! Questo è il partito che voglio!

Ma ci credono davvero?

image Un fenomeno in aumento dalle ultime amministrative del 2011: a Latina tutti vogliono fare il sindaco e tutti credono che lo saranno!

Possibile che ogni candidato creda davvero di poter vincere le elezioni pur rappresentando soltanto una percentuale ad una cifra?
I sondaggi, a seconda di chi li commissiona, danno cifre diverse ogni volta: quello commissionato alla Ipr Marketing (5000 persone intervistate) dava in testa Enrico Forte con il 29% e a seguire Calandrini e Calvi al 19% con la Sovrani ad un incredibile 8% e Coletta a 15%.
La Deligo (815 persone intervistate) dice Calandrini in testa al 28% Forte al 26%, Coletta al 24%, Calvi al 14% e tutti gli altri candiati al 7%. Sovrani scomparsa…
E la domanda rimane: “Ma ci credono davvero di poter diventare tutti sindaco?”

Certo che no!
Il problema è che lo lasciano credere ai loro sostenitori.

Se i candidati ad una cifra di percentuale credessero davvero di essere eletti sindaco, sarebbero persone ingenue, e l’ingenuità non esiste in politica.

Trovo però assai improbabile che ex assessori e politici di lungo corso come Tripodi, Sovrani, Chiarato e professionisti più o meno estranei alla politica, ma non ingenui, come Lemma, Savastano, Calvani, De Monaco possano credere a questa remotissima ipotesi.
E allora?

L’unica risposta possibile è che sono dei bravi calcolatori.

Con la percentuale ad una cifra (almeno il 3,5% circa) il massimo che si può ottenere è solo una persona in consiglio comunale: il candidato sindaco.
Ma i candidati sindaco ad una cifra, i conti li sanno fare molto bene: è molto più facile avere una croce sul proprio nome già scritto sulla scheda piuttosto che far scrivere agli elettori il tuo nome sulla scheda… nell’urna, anche scrivere un nome nella riga giusta diventa difficilissimo.

Un candidato sindaco (con un 2%, 3% o 8%) sa benissimo che non arriverà mai al ballottaggio, ma lo fa credere…

E cosa succede quando, al ballottaggio, gli ormai ex-candidati a sindaco dovranno decidere chi sostenere?
Succederà questo: prima del voto andranno dall’uno o dall’altro a contrattare il peso del loro appoggio. “Cosa mi dai se al ballottaggio faccio votare te? Un assessorato? Una presidenza di commissione?”.

Ecco finalmente svelato il perché della presenza di tutti questi candidati sindaco!
Si presentano alla città come candidati a sindaco, ma con l’unica – non esplicitata – prospettiva di acquisire peso e potere contrattuale al momento del ballottaggio per ottenere qualcosa in cambio: un ruolo in giunta o una poltrona di presidente di commissione o altro ruolo.

I candidati sindaco dovranno ringraziare mille volte i loro tanti sostenitori delle liste che lo hanno appoggiano, per aver portato voti e per aver creduto in un progetto che si rivela conveniente… solo per lui, unico rappresentante in consiglio del gruppo.
E quanto conta un singolo consigliere in Consiglio? Ben poco se non “fa gruppo” con altri: non può essere in tutte le commssioni e può solo molto parzialmente venire a conoscenza di fatti che riguardano la città.  In Consiglio Comunale o si è in maggioranza, o si è in opposizione.

Ma, se alla fine della giostra i candidati sindaco dovranno scegliere di stare in maggioranza o all’opposizione, e quindi con l’uno o con l’altro candidato in ballottaggio, non era meglio mettersi insieme e fare il percorso della campagna elettorale insieme contribuendo ad un progetto comune dandogli una maggiore forza?

Non mi sembra a favore del bene comune distinguersi in campagna elettorale per poi andare a finire con l’uno o con l’altro in maggioranza o in opposizione: più onesto sarebbe unirsi prima e contribuire ad un progetto senza personalismi.

Ecco spiegato come, con una piccolissima percentuale e con un distinguo fatto all’inizio come improbabile candidato a sindaco, si ottiene qualcosa nonostante sia siano perse le elezioni.
Una bella matematica: perdi ma guadagni!!

E se non si sceglie né l’uno né l’altro candidato per il ballottaggio è come dire: “Muoia Sansone e tutti i filistei”. Alla faccia del bene comune.

La politica oggi ha bisogno di semplità di ragionamento e onestà di posizioni, non di tatticismi a servizio dei singoli interessi.
Chi crede veramente in un progetto deve essere pronto a fare un passo indietro per lavorare a quel progetto, perché l’unione fa la forza: il distinguo fa l’interesse del singolo.

La logica della frammentarietà che ha generato ad oggi 11 candidati sindaco a Latina non porterà altro che un aumento degli interessi personali. Votare un evidente candidato sindaco perdente che andrà a contrattare qualche cosa per sé al momento del ballottaggio non è solo un voto sprecato: è un voto per continuare a rovinare la città.

La crescita di una comunità ha bisogno di capacità aggregative e di riconoscimento di comuni obiettivi, non di continui distinguo.

COSA DICE QUESTO NATALE AI POLITICI

No, non dirò che il natale ci vuole tutti più uniti e più tolleranti.

img_1337.jpegL’unità, la tolleranza, il coraggio, la generosità non sono vestiti da indossare e poi togliere. Diceva Igino Giordani, padre costituente “la fede non è un cappotto che si appende prima di entrare in parlamento” sottolineando la necessità di mettere in pratica i valori cristiani sempre.

Quello che ci insegna il Natale è una cosa diversa.
Siamo in una fase politica locale difficile: il PD ha un candidato sindaco scelto con primarie partecipate e corrette (non ci sono state contestazioni o ricorsi), eppure, nonostante il vuoto della destra, non riesce a decollare a causa di interdizioni poste da chi è risultato perdente proprio alle primarie: l’eterna lotta tra due parti.
I giornali riportano con prontezza le vicendeimage

Latina Oggi
LatinaQuotidiano

Penso che in ogni ambito della vita ci sia bisogno di affinare l’arte del “saper perdere”.
A scuola cerchiamo di insegnare l’onestà intellettuale, di ammettere di aver sbagliato e di ripartire con umiltà: ci si rafforza e si cresce donne e uomini sani moralmente e con la schiena dritta.

In politica chi perde deve rialzarsi e ripartire dalla Politica con la P maiuscola, con umiltà e rinunciando a tattiche che hanno il sapore di ripicche. Le strategie per mantenere rendite di posizione dentro i partiti sono ormai riconoscibili e facilmente smascherabili: se un partito non è coraggioso nelle scelte di trasparenza e legalità, generoso nel formare e sostenere i “nuovi” al proprio interno e se non si concentra a risolvere i problemi dei cittadini non fa il suo dovere e prelude allo sfascio.

Il PD sta perdendo tempo prezioso e non permettere agli organismi democratici di procedere nel loro corso significa comportarsi come se il partito fosse più importante della città, la quale aspetta e si aspetta dal PD una dimostrazione di saper vincere per governare.
Come non capire che ora più che mai sono gli organismi a dover pesare di più delle posizioni dei singoli?

Una situazione di disunità fa venire la voglia di scappare, di mandare in malora tutto.

Ma qui arriva il vero insegnamento del Natale: un Dio incarnato è sceso negli abissi di una umanità piena di limiti e capace di orrori come la guerra, il terrorismo, la pedofilia, gli eccidi. Si è incarnato per vivere sulla propria pelle la sconfitta, la vergogna, l’abbandono fino alla morte da indegno.

E allora il Natale ci dice di non scappare davanti alle disunità, le brutture, le assurdità, bensì di entrarci dentro senza paura e lavorare senza sosta per un bene più grande e mai per i piccoli ed egoistici interessi particolari.

Mi piace chiudere con le parole di Igino Giordani che profondamente mi motivano a continuare la strada dell’impegno politico.

Pare a molti che la politica sia un’attività inferiore, ed equivoca, da lasciarsi ai maneggioni: e non capiscono che se dalla politica si allontanano gli onesti, il suo campo è invaso dai disonesti: e la politica tira con sé tutta la nostra vita, da quella fisica a quella morale; e una politica fatta da disonesti porta alla guerra, ai dissesti finanziari, alla rovina della ricchezza pubblica e privata, al malcostume, al disprezzo della religione, alla manomissione delle famiglie… Se la politica è sporca, insomma, va ripulita: non disertata.” (La Rivolta Morale, 1945)

Ecco l’augurio per questo Natale: saper accendere la luce del Natale nel buio degli angoli della nostra vita.
Nicoletta.