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La farsa Di Giorgi-Fazzone

IMG_0129.JPGUn governo zoppo, che tira avanti come un malato terminale in attesa di morte naturale.

Questo è ad oggi la condizione dell’amministrazione Di Giorgi.

Mantenere le dimissioni date ad ottobre sarebbe stato un grande atto di onestà che avrebbe lasciato al sindaco Di Giorgi la dignità di chi ha il coraggio di guardare alle cose con occhio pulito e trarne le conclusioni.

A nulla sono valse le dimissioni dell’ex prefetto La Rosa chiamato per “ripulire” il settore urbanistica dalle sporcizie di interessi personali capaci di piegare l’interesse pubblico ad uso e consumo di chi ci vuole guadagnare.

A nulla è valsa la lenta fuoriuscita dalla maggioranza di consiglieri che uno alla volta si sfilano da uno pseudo-governo.

Quello che abbiamo oggi è un epilogo continuamente annunciato dai fatti ma che non si avvera mai.

Un Consiglio Comunale importante, quello di giovedì 30 aprile, che doveva approvare il Rendiconto di Gestione (con la nuova normativa se non si approva il rendiconto, si va tutti a casa).
Un rendiconto non approvato nel passaggio in Commissione Bilancio (mai successo nella storia di Latina, la maggioranza si è astenuta, come dire: “noi di Forza Italia siamo importanti e potremmo mandarti a casa“), ma ha votato favorevolmente in Consiglio.
Dopo aver approvato il Rendiconto di Gestione, che di fatto è un atto di sostegno forte, si alza un componente di Forza Italia e a nome del suo gruppo legge un documento. La sostanza è: il sindaco ci ha deluso, non abbiamo visto il cambio di passo annunciato, noi usciamo dalla maggioranza, gli assessori di FI si dimettono, e di volta in volta decideremo cosa votare analizzando ogni singolo provvedimento.

Una condizione stabile di ricatto. Fazzone, che coordina il partito Forza Italia, non ama Di Giorgi. Non vede valorizzata sufficientemente la sua componente nel contesto politico-amministrativo della città e della provincia, e vorrebbe giocare un ruolo da protagonista nelle sorti della città come scelta del futuro candidato a sindaco.

Ma quali sono le sue idee sulla Metro? E sui rapporti col gestore del cimitero? Che vorrebbe fare degli inquinati piani particolareggiati? Lasciarli così o rivederli? Come li considera?
E cosa pensa della questione rifiuti?

A noi questi temi interessano, non i giochi di potere.

I detentori del potere di questa città dimostrano ancora una volta di essere lontani anni luce dalla vita dei cittadini di Latina.

Il non decidere su questioni che riguardano i cittadini e dedicarsi unicamente a questioni di potere partitico è esso stesso una forma di dittatura e di disprezzo nei confronti della città: è un tradimento nei confronti di chi ha dato il proprio voto convinti che avrebbero avuto una città migliore.

Vengano davanti alla città e dicano a chiare parole quali sono i loro veri interessi.
E ammettano tutti di aver fallito.
Questa è una farsa, non è Politica.

La maggioranza “disapprova” sé stessa

IMG_0129.JPGIeri abbiamo vissuto un momento molto delicato per la vita amministrativa della nostra città.

ore 11:30 Commissione Bilancio – convocata all’ultimo momento utile, perché la maggioranza aveva fatto cadere il numero legale alla seduta precedente. Il punto all’ordine del giorno era importante: approvazione del rendiconto di gestione 2014. Se non si approva il rendiconto di gestione, l’amministrazione va a a casa. Così stabilisce la legge.

Al momento del voto la maggioranza si è astenuta, noi abbiamo votato contrari, un solo voto favorevole. In questo modo la commissione esprime parere negativo e respinge il rendiconto di gestione. Questo è un fatto politico importante perché mai si era verificato nelle precedenti consiliature che la maggioranza non sostenesse un documento così importante redatto e frutto della sua propria attività amministrativa.

ore 15:00 Consiglio Comunale – la maggioranza, dopo una riunione, decide di non presentarsi in aula al secondo appello: di fatto questo significa che il gettone viene preso, ma la seduta non è valida ed è quindi rimandata in seconda convocazione – che comporta un numero legale più basso rispetto alla prima convocazione , un escamotage per avere una maggioranza con meno numeri – per il giorno di giovedì 30 settembre ore 10:30.

Cosa significa tutto ciò?

È un segnale fortissimo che la componente di Forza Italia (partito di maggioranza relativa) sta dando al sindaco Di Giorgi: “senza di noi non governi, quindi, dacci quello che vogliamo

Il problema è il CdA di Acqua Latina, quindi, un fatto esterno all’amministrazione comunale ma politicamente rilevante per gli equilibri di potere che si determinano nel territorio.

Che un fatto esterno alle questioni di un comune incida così fortemente, così pesantemente sulle questioni cittadine fa perdere ogni credibilità a questa classe politica.

Che la gestione della cosa comune sia affidata a persone che come priorità hanno gli equilibri di potere interni al loro gruppo (di potere) è chiaramente un cancro capace di immobilizzare un’intero sistema che dovrebbe invece funzionare solo ed unicamente per il bene del cittadino privilegiando il più debole.

Di fatto Di Giorgi e la sua amministrazione sono sostanzialmente finiti.

Ma lasciatemi esprimere un pensiero da cittadina quale sono in primis: non dobbiamo scoraggiarci se il mondo della politica è diverso da come lo vogliamo. Deve invece spronarci a crescere come cittadini consapevoli e reattivi. Bisogna crescere numericamente e rafforzare ciò che di buono c’è. Promuovere e sostenere iniziative assertive e propositive per iniettare nelle arterie sclerotizzate di questo sistema ormai inadeguato e corrotto da interessi privati, la vita della vera politica:  l’amore per la propria comunità.

Al Karama: il comune vuole ghettizzare

Questa è la triste conclusione cui si giunge dopo un anno dal Consiglio Comunale in cui abbiamo votato all’unanimità una mozione per risolvere la situazione di degrado e di illegalità in cui versa il campo di Al Karama.
L’Amministrazione Di Giorgi non ha fatto quanto espresso e votato nell’importante atto di indirizzo del 17 aprile 2014 e confermato nel consiglio comunale svoltosi a Borgo Bainsizza.

Ecco in un confronto video le posizioni espresse da me e dal consigliere Chiarato in merito.

I consiglieri comunali del Partito Democratico uniti per la scuola

Nel consiglio comunale di ieri in cui abbiamo presentato la mozione (leggi la mozione) che intendeva dirottare sulle scuole i soldi per la pavimentazione della ZTL, non abbiamo ottenuto la maggioranza dei voti. La mozione infatti è stata respinta, ma abbiamo ottenuto che il tema della drammaticità delle condizioni dell’edilizia scolastica della nostra città diventasse il tema centrale del dibattito politico.

Il sindaco e la maggioranza vanno dritti per la loro strada: allargheranno i marciapiedi di due strade della ZTL con un costo pari a 1 milione di euro, ma non potevano rimanere insensibili al tema delle scuole che sono, come sappiamo, in condizioni assolutamente inaccettabili: sì sono in fatti dichiarati disponibili ad aumentare le risorse destinate alla manutenzione degli edifici scolastici.

Questa mattina abbiamo presentato una nuova mozione (leggi la mozione) e speriamo che verrà votata anche dalla maggioranza.

La mozione, firmata da tutti i consiglieri PD, ha lo scopo di impegnare il Comune ad investire risorse sull’edilizia scolastica, un tema rimesso al centro del dibattito politico di Latina, e non soltanto nello scorso consiglio, grazie all’impegno del Partito Democratico.
Un milione e mezzo di euro è la cifra, dedicata ad interventi che riguardano esclusivamente la scuola, che i consiglieri del PD vogliono veder comparire sul prossimo bilancio.

“Con questa mozione – afferma il capogruppo Alessandro Cozzolino – diamo la possibilità al consiglio comunale di portare avanti i buoni propositi emersi nell’ultima assise consiliare. Tutte le forze politiche, infatti, almeno a parole, hanno espresso la volontà di vedere risolti i problemi ma soprattutto le emergenze delle scuole di Latina. Votando il testo, condiviso da tutto il gruppo consiliare del PD, si concretizzerebbero le buone intenzioni investendo risorse reali. Questa mozione è frutto di un lavoro che parte da lontano: grazie al tour nei plessi del capoluogo, abbiamo potuto renderci conto da vicino delle problematiche della scuola, ce ne siamo fatti carico, ed oggi il gruppo consiliare del PD dimostra di essere unito: la mozione è stata firmata da tutti i consiglieri”.

Per noi del Partito Democratico è infatti necessario un piano di interventi che, a partire dal bilancio di previsione 2015, impegni somme certe per risolvere soprattutto le problematiche strutturali dei 74 plessi di Latina, bisognosi di certificazione di sicurezza e antincendio, di conversione delle centrali termiche, di impermeabilizzazione di tetti e solai, di consolidamento, messa in sicurezza e ristrutturazione di parte degli edifici e strutture esterne ormai inagibili. “Nel Comune di Latina – si legge nel testo della mozione – la situazione è stata definita “drammatica” dallo stesso dirigente del servizio di manutenzione scolastica durante una recente seduta della Commissione Lavori Pubblici”.

“La politica è confronto al quale deve seguire la capacità di decidere. Noi del PD – sottolinea Omar Sarubbo – abbiamo deciso: la messa in sicurezza delle scuole pericolanti è la priorità. La sicurezza e la formazione e dei nostri figli sono la priorità”.

“Il PD di Latina con questa mozione non si rende soltanto partecipe della strategia politica nazionale, ma si fa cassa di risonanza delle istanze locali” – afferma Nicoletta Zuliani, prima firmataria della mozione e che da sempre si spende sul tema dell’edilizia scolastica. “Il tour delle scuole del capoluogo ci ha colpito e nel testo si è data molta importanza alla creazione di un ‘parco progetti cantierabili‘, uno strumento indispensabile per la risalita del Comune di Latina nelle graduatorie di bandi regionali, nazionali ed europei. Latina non può fare tutto da sola e, considerando che negli ultimi tre anni sono significativamente diminuite le risorse impegnate nel bilancio dall’amministrazione, oggi è necessario dare un segnale forte di inversione di tendenza, programmando gli interventi all’interno del prossimo piano triennale delle opere pubbliche secondo le priorità stabilite dal piano esigenziale che, vogliamo ricordarlo, ha stabilito in 18 milioni di euro la cifra totale per la manutenzione ed il risanamento delle scuole. È ora di agire”.

L’assessore-prefetto Salvatore La Rosa si è dimesso

L’assessore-prefetto Salvatore La Rosa si è dimesso.

(leggi il mio precedente articolo sul’assessore divenuto scomodo)

Un “signore” in mezzo a tanti piccoli uomini.
E non perché i piccoli uomini siano necessariamente i politici, ma perché riconoscere cosa sia BENE COLLETTIVO e saperlo far vincere in mezzo a tanti interessi privati è da persone dalla statura moralmente alta e che hanno un senso dell’etica pubblica elevato.
La maggior parte lo ha considerato un “tecnico” perché non proveniente da un gruppo politico.
Certo, non un tecnico dell’urbanistica.
La sua specialità è la legalità, il senso delle istituzioni, il rispetto delle regole
Di fatto, però, essendo stato chiamato da un sindaco e avendo ricevuto una delega per suo conto, aveva accettato di entrare a far parte di una “squadra politica” che dovesse esprimere e realizzare precise linee dettate dal sindaco. Quando si esprime una linea politica su delega del sindaco, si diventa di fatto dei politici. Ma qual’è la linea politica che su delega del sindaco l’assessore La Rosa doveva incarnare? Certamente la linea della legalità, dell’onestà, della correttezza procedimentale in un ambiente, come quello dell’urbanistica, sfregiato da correttivi e forzature apportate da interessi privati.

Questa era la maschera che l’ex prefetto si è accorto che tutti indossavano: quella della della finta legittimità nonostante tutto, nonostante il responso della “Cassazione”, come la Regione Lazio era stata chiamata dal sindaco Di Giorgi e da lui stesso, nonostante il suo parere che, evidentemente, è stato considerato meno di quello di Tedeschini.

Ciò che lui aveva portato come contributo è stato smentito, rifiutato, rinnegato dallo stesso sindaco che lo aveva scelto. Restare avrebbe significato smentire se stesso, e questo, l’ex-prefetto, non lo avrebbe mai fatto.

Saluto l’assessore Salvatore La Rosa con grande stima e con un ringraziamento: in questo breve periodo lui ha veramente amato la nostra città, si è reso disponibile, ci ha messo la faccia, si è messo a servizio di un obiettivo nel quale lui ha creduto, ma si è accorto che era impossibile perseguirlo in solitudine.

LA ROSA: quell’assessore diventato scomodo

larosaLa vita di Sua Eccellenza Salvatore La Rosa, ex prefetto e, in questi ultimi mesi, assessore all’urbanistica chiamato a riportare alla legalità un settore importante del Comune di Latina, non è una vita facile.

Il suo arrivo ha destato grandi aspettative da parte di tutti. Di Giorgi non poteva chiamare persona più alta moralmente a ricoprire un ruolo difficile: riportare un regime di legalità nel settore urbanistica, scelto non certo per le competenze tecniche che un settore come l’urbanistica richiede, bensì per la complessità, per il groviglio di, prima ipotizzate e poi accertate, illegittimità che popolano gli uffici e le scelte politiche del settore urbanistica del Comune di Latina.

Poco esperto di come ci si muove da politico in un ambito fatto di spinte e interessi privati, ha sempre tenuto un profilo molto alto, molto distaccato come doveva un arbitro e “medico” di un malato cronico di interessi privati come quello del Comune di Latina.

E deve essere estremamente difficile operare in un contesto ostile. Sì, perché il contesto in cui lui si è trovato ad operare è ostile, eccome!
Con un dirigente all’urbanistica indagato ma comunque onnipresente, il Nipaf in comune un giorno si e un giorno no, inchieste giudiziarie su vari fronti in corso, richieste da parte della finanza di documenti in vari uffici: questi sono elementi che non hanno certo contribuito a fornirgli un clima di lavoro collaborativo. La sua figura, intesa come “poliziotto interno”, non è certo amata e credo che in termini di collaborazione non abbia neanche avuto una grande risposta.
Il settore che doveva sostenere il neo assessore nella sua azione di ripulitura e disinfestazione è un settore in cui operano persone ormai da decenni, incardinate in un sistema che ha prodotto evidenti storture e che non voleva collaborare in un’azione che avrebbe fatto emergere colpe e responsabilità, proprio di quel settore.

Ecco allora il motivo del suo atteggiamento attendista: isolato nell’Amministrazione che doveva essergli amica e che doveva aiutarlo, non gli restava che attendere il responso della regione.
Ciò che la regione esprimerà sarà per noi come una sentenza della cassazione“. Queste le parole che andavano dicendo univocamente sindaco e assessore La Rosa fino a qualche giorno fa.
Oggi queste stesse parole vengono confermate dall’assessore… ma non dal sindaco.

E La Rosa insiste a suonare note intonate unicamente con la legalità, insistendo sulla opportunità di sospendere i piani e di rivedere tutto.
Lui l’aveva d’altronde sempre pensato, ma correttamente, non lo aveva detto ufficialmente.

IMG_0129.JPGE che dire della sua assenza al vergognoso “pellegrinaggio” verso Roma, presso lo studio del professor TEDESCHINI?
La Rosa non era con loro.
Quanto inadeguato e inopportuno andare quasi come privati cittadini con il “cappello in mano” a chiedere un’opinione da chi aveva fornito un parere da € 14.000 rivelatosi quantomeno inutile per me addirittura dannoso visto il responso della regione!!
Cos’era?
Un consulto di un esperto per difendere interessi di privati cittadini?
Per quale motivo invece, come avrebbe fatto qualsiasi altra amministrazione dignitosa, non è stato convocato il prof. Tedeschini in Comune?
Perché andare con una sparuta delegazione nello studio privato di Roma, piuttosto che convocare negli uffici comunali e in veste ufficiale, il consulente Tedeschini alla presenza di assessori e dirigenti?

Evidentemente il sindaco aveva deciso di cominciare ad estromettere chi usciva fuori dal coro, chi suonava una musica diversa, sicuramente, quella di La Rosa, che era intonata con la legalità, quella legalità che era stato chiamato a ripristinare.

Il Partito Democratico, chiedendo le dimissioni di La Rosa non va certo contro La Rosa: vuole evidenziare quanto sia “stonata” la sua operazione all’interno di una amministrazione che suona tutt’altra musica, a difesa di un operato che da più parti invocate come dirimenti, viene dichiarato illegittimo.

Lavoriamo un po’ di fantasia: immaginiamo se l’assessore La Rosa non si dimettesse; sarebbe un presidio di legalità dentro un feudo di illegittimità.
Il sindaco Di Giorgi, avrebbe mai il coraggio di revocargli la delega?

Illegittimità al vaglio della Procura della Repubblica

Venerdi 20 marzo la commissione Trasparenza del Comune di Latina ha formalmente chiesto al segretario generale dell’Ente di consegnare alla Procura della Repubblica il documento da lui redatto, in risposta ai quesiti posti dalla consigliera del Partito Democratico Nicoletta Zuliani, nel quale esprimeva il parere di illegittimità in merito alle determine redatte dall’Ente sui lavori effettuati al cimitero di Borgo Montello.

image“In qualità di presidente della Commissione Trasparenza, ringrazio la consigliera Zuliani per averci sottoposto questo ennesimo caso di riscontrata illegittimità nella produzione di atti amministrativi. Sto redigendo in queste ore la lettera di trasmissione degli atti al Segretario Generale e al Dirigente Affari Istituzionali, affinché venga immediatamente informata la Procura dell’accaduto. È nostro dovere, infatti, nel momento in cui riscontriamo delle irregolarità in atti amministrativi, informare la magistratura”.

A dirlo è il consigliere comunale del Partito Democratico Omar Sarubbo, nonché presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Latina, che nella convocazione di oggi ha analizzato le carte che portano in calce la firma del segretario generale dell’Ente, dove si sancisce l’irregolarità delle determine per i lavori di manutenzione ordinaria al cimitero di Borgo Montello. Determinazioni che, utilizzate nel modo in cui ha fatto il Comune, rappresentano di fatto uno “spacchettamento”, cioè una suddivisione illegittima di spese di valore complessivo superiore a 40mila euro che, poste in una unica determina come avrebbero dovuto essere, avrebbero dovuto comportare l’indizione di una gara e non una serie di affidamenti diretti come è avvenuto.

IMG_0130.JPG“Tra le illegittimità riscontrate – rileva Zuliani, che aggiunge così un ulteriore elemento – ci sono anche i compensi previsti dall’articolo 92 del Tuel, che spettano ai dirigenti, in percentuale, in base al progetto dei lavori. Peccato per il cimitero di Borgo Montello non c’era alcun progetto. Eppure i dirigenti hanno ugualmente percepito somme, a quanto ci risulta quindi in modo del tutto illegittimo. Quello è denaro dell’Ente, e va recuperato. Anche questo sarà compito del segretario generale”.

Le ripetute illegittimità secondo i consiglieri democratici sono ormai un modus operandi dell’amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi.

Anche per quanto riguarda il parere Tedeschini, oggi sotto osservazione da parte della magistratura, emerge un altro aspetto da chiarire: “Come mai – chiede Zuliani – a firmare il parere per il conferimento dell’incarico al professionista per conto del Comune fu il dott. Melaragni, capo di gabinetto del sindaco e non, invece, un dirigente? Sappiamo infatti che ogni determina o ogni parere tecnico in premessa a una qualsiasi Delibera di Giunta, in base all’articolo 49 del Tuel, per essere valida deve essere reso da un dirigente comunale o, in mancanza di quest’ultimo, dal Segretario Generale dell’Ente. Ciò mi fa dedurre che la Delibera di Giunta stessa sia illegittima. Melaragni, non essendo un dirigente, ha espresso un parere senza averne titolo. Questo a mio avviso invalida l’atto, mentre quei 10mila euro versati al professionista come compenso potrebbero essere stati versati illegittimamentee rappresentare addirittura un illegittimo esborso e certamente danno erariale”.

Il sindaco non risponde. Risponderà ai giudici inquirenti.

La consigliera del Pd per la seconda volta non ha ottenuto risposta alla sua interrogazione

Parere Tedeschini, Di Giorgi ne risponderà alla magistratura


“Un’altra occasione persa, per il sindaco Giovanni Di Giorgi, per spiegare come mai gli uffici comunali sono stati estromessi dal parere pro veritate che doveva far luce sulla cosiddetta variante Malvaso a Borgo Piave”. Il commento di Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico, si riferisce alla mancata risposta all’interrogazione che aveva posto al sindaco riguardo a vari aspetti dell’incarico conferito al professor Federico Tedeschini, in qualità di esperto in questioni urbanistiche, sulla correttezza dell’operato dell’amministrazione comunale.


“È già la seconda volta che il sindaco manca all’appuntamento con la verità, davanti ai cittadini presenti in aula consiliare” – afferma Zuliani, che per questa mattina attendeva la risposta del primo cittadino. È la seconda volta, infatti, che Di Giorgi non risponde all’interrogazione posta da Zuliani durante il question time che precede la seduta del consiglio comunale.
“Oggi sulla questione che ho posto, cioè sulla completezza del materiale fornito al prof. Tedeschini per scrivere il proprio parere, sta facendo verifiche anche la Procura della Repubblica. Perché il sindaco continua a fare finta di niente, perché continua a non rispondere? Lo deve ai cittadini e, a quanto sembra, anche ai magistrati. Sarà forse proprio per questo motivo che non ha voluto esporsi oggi?”.

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La tesi di Zuliani, articolata attraverso le domande poste nell’interrogazione rivolta al sindaco, sul parere pro veritate da lui richiesto al prof. Tedeschini, è che Di Giorgi per paura di ricevere un giudizio negativo sulla variante, avrebbe “scelto” di non avvalersi dell’Avvocatura comunale: dichiarando l’urgenza di ricevere questo parere, il sindaco avrebbe infatti dato una scadenza troppo breve agli uffici per coordinarsi e, pur essendosi reso disponibile il settore Avvocatura ad esaminare il caso, non avrebbe mai ricevuto le carte richieste per esprimere un parere.


“Dov’era l’estrema urgenza del parere, se il professor Tedeschini ha impiegato ben quattro mesi per dare una risposta al Comune? – chiede Zuliani – La realtà è che il sindaco, consapevole di rischiare grosso in vista di un parere quasi certamente negativo da parte dell’Avvocatura del Comune, ha incaricato un consulente esterno, pagato con 10mila euro di soldi pubblici, che avrebbe potuto dargli ciò che gli serviva e che puntualmente è arrivato: un parere favorevole. Oggi però sono i magistrati che vogliono vederci chiaro ed a loro, mi auguro, certamente fornirà le risposte che oggi attendevamo tutti”.

 

URBANISTICA: a che gioco giochiamo?

Con un po’ di ritardo vi racconto dell’ultimo Consiglio Comunale svoltosi il 20 febbraio scorso, venerdì.
All’ordine del giorno: urbanistica e piani particolareggiati.

Come PD abbiamo presentato una mozione che chiedeva la sospensione dei piani, così come il sindaco aveva promesso in più riprese subito dopo aver ritirato le sue dimissioni.
Forse molti non sanno cosa sono i piani particolareggiati: provo a spiegarlo.
La città è suddivisa in zone.
ppeOgni zona, in quanto a progettazione di spazi e degli edifici, deve rispettare degli indici calcolati su scala complessiva secondo un progetto di città definito nel piano regolatore generale.
All’interno di queste zone possono essere apportate delle modifiche, sostanziali o non sostanziali, rispetto alla destinazione di aree o progettazione di edifici, sempre tenendo in considerazione quanto programmato nel piano regolatore generale.
Alcuni piani particolareggiati sono stati revisionati e riprogrammati.
Ogni qualvolta viene apportata una modifica ad un piano particolareggiato si può operare in due diversi modi:

  1. se questa modifica è sostanziale deve essere approvata dal consiglio comunale
  2. se la modifica non è sostanziale (ovvero se non modifica i parametri definiti nel piano regolatore generale, quindi se di fatto resta fedele all’idea originaria di città) può essere direttamente portata in giunta e direttamente approvata con un iter che la legge Polverini ha inteso introdurre per velocizzare le operazioni.

Prima della legge Polverini qualsiasi variazione all’interno dei piani particolareggiati doveva essere posta comunque al vaglio della commissione urbanistica e poi approvata dal consiglio comunale. Essendo presente anche la minoranza, c’è un potere di controllo e un vaglio che può prevenire situazioni di speculazione e di eventuali illegalità.
Con la legge Polverini, invece, queste variazioni apportate ai piani particolareggiati possono non passare al vaglio dell’opposizione e quindi al vaglio delle commissioni, ma essere approvati direttamente in Giunta la quale, composta da assessori (scelti dal sindaco) e dal sindaco, sostanzialmente si rende assolutamente autonoma e fuori da qualsiasi controllo dell’opposizione poteva praticare rispetto a queste variazioni.

Per guadagnare un po’ di credibilità il sindaco ha scelto un nuovo assessore all’urbanistica: al posto di DI RUBBO, ha nominato l’ex prefetto Salvatore LA ROSA, a garanzia di una legalità che evidentemente mancava. Come dire: fino ad ora si è agito in modo illegale, ora metto un prefetto che rimette in ordine le cose.

La Regione Lazio, che è l’unica competente in materia di urbanistica rispetto alla legittimità degli atti, ha detto che per revisionare la correttezza dei piani particolareggiati è necessaria una sospensione di questi, ovvero, non concedere più permessi a costruire, fermare tutti lavori di tutti i cantieri, controllare che tutto sia corretto e poi eventualmente revocare alcune concessioni o continuare con quelle già poste in essere a seconda se sono legittime o no.
Perché sospendere? Immaginate che una concessione sia stata data in modo illegittimo: una volta che la casa o l’edificio è terminato non è detto che possa essere abbattuto. Ecco perché si rende necessaria una sospensione immediata.
Dal momento in cui vengono sospesi i piani particolareggiati, la Regione Lazio con i suoi tecnici può avviare le operazioni di controllo e verifica rispetto alla legittimità degli atti e delle modifiche (eventualmente sostanziali) effettuate nei vari piani particolareggiati.

Il Partito Democratico aveva chiesto questa sospensione con la mozione proposta in Consiglio.
La maggioranza l’ha respinta e ha votato una mozione che non chiedeva la sospensione, bensì semplicemente uno stop ai permessi a costruire da lì a venire.
La Regione invece continua a chiedere quello che noi PD abbiamo chiesto in consiglio comunale: se non avviene la sospensione non si può procedere al controllo e alla valutazione dei piani particolareggiati.

Le mie considerazioni sono le seguenti:
1- il sindaco ha rimosso l’assessore DI RUBBO (FI) ed ha messo un ex prefetto al suo posto. Questo vuol dire che ha ammesso che fino a quel momento si era agito in maniera non conforme alla legge. Perché ha lasciato Di Rubbo ai Lavori Pubblici??
2- il sindaco inizialmente chiedeva la sospensione, poi si è lasciato convincere dai suoi e ha chiesto una cosa più morbida, a significare che le sue idee non sono forti ma si piegano ai bisogni di chi lo circonda
3 – in consiglio comunale ha detto che considera la regione la Cassazione rispetto alle decisioni da prendere in ambito urbanistico. Ebbene, la regione chiede la sospensione dei piani e lui continua a dire che i piani non devono essere sospesi: a che gioco giochiamo?

Intanto la città aspetta, e sono passati oltre 30 giorni da che lui aveva indicato nella sospensione e nella verifica la strada più giusta, indicando in 45 giorni la conclusione di tutta questa vicenda.
Invece assistiamo ad un continuo tira e molla mai.
E la città ancora aspetta.

Un parere favorevole a tutti i costi

imageIl sindaco ha arrecato un danno alle casse del Comune di Latina per ottenere un parere pro-veritate favorevole al suo operato. Il sospetto è che lo abbia fatto consapevolmente. Occorre che vengano chiariti tutti i passaggi che hanno portato l’ente ad una spesa inutile che riguarda un colosso di cemento che si trova a Borgo Piave, in uno degli ingressi principali della città.

“Il professor Federico Tedeschini, esperto in urbanistica, è un professionista “vicino” al sindaco Giovanni Di Giorgi. Ciò non toglie che la legge vada rispettata: la legge, infatti, obbliga gli Enti ad utilizzare le proprie risorse interne, in termini di competenze, per evitare di correre a consulti, pareri e prestazioni esterne che costituiscono un onere per l’amministrazione.
Per questo motivo ogni incarico esterno deve essere motivato o giustificato da un diniego da parte delle figure interne all’amministrazione che dichiarano di non essere disponibili a fare quel tipo di lavoro. Solo allora la legge ti consente di ricorrere agli esterni.

imageNoi abbiamo un’Avvocatura Comunale che svolge proprio questa funzione: patrocina le cause e fornisce consulenze e pareri tutta l’amministrazione.
Per ricorrere ad un esterno c’è bisogno una dichiarazione scritta da parte delle figure interne che dichiarano che non sono disponibili a fornire quel parere o perché non è alle competenze o perché non è disponibile a farlo.
Nel nostro caso era palese che il sindaco aveva paura di un parere pro veritate della nostra avvocatura che presumibilmente sarebbe stato sfavorevole – viste le inchieste della magistratura.
A sostegno di questo dico che il 30 maggio il sindaco scrive all’Avvocatura chiedendo se questa si rende disponibile per un parere pro-veritate in merito alla variante di borgo Piave, ma palesa già l’intenzione di volerlo eventualmente chiedere al professor Tedeschini in caso di diniego.
Dopo ben una settimana il sindaco invia il parere richiesto con i quesiti esplicitando che la scadenza per la presentazione del parere è l’11 giugno.
L’avvocatura dichiara la propria disponibilità ma fa notare che non sono pervenuti i documenti da parte del settore urbanistica senza i quali il parere non può essere formulato e resta in attesa della documentazione necessaria per lo studio del caso.

Invece della documentazione, 17 giugno arriva una nota del sindaco dice che l’estrema urgenza spinge l’amministrazione a chiedere il parere al prof.Tedeschini.

Evidentemente l’urgenza non era vera perché il professor TEDESCHINI si prende tre mesi per rispondere ai quesiti, infatti il suo parere pro-veritate, lo ripeto, costato € 13.000 alle tasche dei cittadini di latina, perviene ufficialmente all’ente il 15 ottobre.

Il ragionamento che faccio è il seguente:

  1. il sindaco ha causato un danno all’erario comunale perché c’erano competenze interne all’Ente che si erano rese disponibili a fornire quel parere, invece lui è ricorso ad un parere esterno con un aggravio per le casse comunali.
  2. è evidentemente dichiarato un falso negli atti perché agli avvocati dell’avvocatura comunale si fa pressione e si dichiara un’urgenza dando una scadenza impossibile – l’11 giugno – mentre il professor TEDESCHINI poteva prendersi tutto il tempo che voleva, infatti il parere è datato 15 ottobre: dov’è l’urgenza?
  3. I soldi di un singolo parere potevano ben essere utilizzati per un anno di lavoro di un giovane avvocato come figura di supporto all’interno dell’avvocatura, vista la mole esagerata di contenzioso che questa amministrazione genera.
  4. c’è il sospetto che per difendere interessi particolari si sia fatto ricorso ad un parere prevedibilmente favorevole a chi lo chiedeva.

La questione è oggetto di un’interrogazione e ho chiesto di portarla in Commissione Trasparenza.