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La famiglia “soggetto” di politiche.

IMG_1817.JPG“Le politiche per la famiglia? Si fanno insieme alle famiglie. Ed alle associazioni che le rappresentano”. È questa la sintesi di un articolato ragionamento, che però può dare l’effettiva visione del fare amministrativo di Nicoletta Zuliani e del Partito Democratico.

“Fino ad oggi abbiamo assistito ad una ‘politica del fare’ che invece non ha fatto – quella dell’amministrazione di Giovanni Di Giorgi, così come quella delle altre giunte di centrodestra – e che, soprattutto ha tenuto a decidere in modo autoreferenziale sui temi più importanti per la comunità, limitandosi a comunicarne poi i risultati sul territorio, come ad esempio è successo per l’urbanistica e la ZTL. Una politica di tipo paternalistico, che concedeva ciò che era dovuto ai cittadini come se si trattasse di un favore o di un’eccezione, costringendo nella maggior parte dei casi i cittadini a doversi rivolgere al politico di turno – consigliere o assessore che fosse – per ottenere un determinato servizio o essere ascoltato”.

La politica è invece partecipazione, trasparenza, servizio. Una partecipazione vera ed effettiva, in cui i cittadini e le loro rappresentanze sul territorio entrano a far parte attivamente del processo decisionale, avendo voce in capitolo nelle scelte e la possibilità di cambiare ciò che può essere cambiato: questa è la democrazia partecipativa”. Questo si può realizzare per Zuliani attraverso l’organismo delle consulte, un istituto a costo zero previsto dallo Statuto Comunale ma mai fino ad oggi utilizzato. La consulta per la Famiglia-Infanzia-Adolescenza è stata approvata all’unanimità in consiglio comunale nel 2012 ma non è stata mai attivata.

Perché questo?

L’attivazione delle consulte, ed in questo caso quella sulle politiche della famiglia, avrebbe dovuto essere prima approvate in sede di commissione, all’epoca presieduta da Giorgio Ialongo, il quale per un anno ha ben pensato di non convocare la commissione e poi, per i successivi due anni, di non calendarizzare mai il punto che io – quale consigliere comunale proponente – avevo formalmente richiesto” – ricorda Zuliani.La mancata attivazione delle consulte è stata quindi una precisa volontà politica. È stato una sorta di ostruzionismo istituzionale.

Cosa cambierebbe con le consulte?

Con la consulta – che, ripeto, è a costo zero – cambia il rapporto cittadino-politico: non più richieste che il singolo politico soddisfa e su cui chiede poi il consenso elettorale, bensi un rapporto trasparente ed onesto, non più personale col singolo consigliere bensí collettivo e istituzionale, ufficiale,.

Chi ha a cuore il bene di una comunità, la rende libera da vincoli ed autonoma nelle scelte, e la mette nelle condizioni di partecipare alle decisioni che la riguardano”. In base a questo principio, le famiglie della città di Latina – così come le altre categorie che si intrecciano a vari livelli all’interno della società – devono diventare ‘soggetti’ di politiche, e non più essere trattati come ‘oggetti’ su cui far ricadere le decisioni della politica: interlocutori da ascoltare e con cui costruire scelte, non più sudditi da accontentare e a cui chiedere il voto per le prossime elezioni”.

LATINA: vietato partecipare

Tra le gravi mancanze di un’amministrazione moderna io annovererei la carenza di coinvolgimento della popolazione nelle decisioni che ricadono su tutta la città.

Nel mondo globale, dell’informazione immediata a 360 gradi e dei sondaggi che dettano le linee politiche è rischioso non tutelarsi dal rischio di essere sconfessato dai propri cittadini.

20140705-091420-33260308.jpgUn esempio per tutti è l’isola pedonale di Piazza del Popolo. Ma potremmo citare anche la via dei pub ed altro ancora.

Cambiare una parte della città come il centro è strategico e duraturo: è come modificare strutturalmente la parte di una casa insieme alla sua funzionalità.
Ma si è chiesto cosa ne pensano gli abitanti della casa?

A Trento, città di avanguardia democratica, si discuterà a giorni il disegno di legge in Consiglio Provinciale (ricordiamo che il Trentino è regione a statuto speciale e mantiene la provincia) sulla materia della democrazia diretta.

La partecipazione dei cittadini alle scelte della città non è solo doverosa in un contesto di modernità, ma soprattutto richiama gli eletti a non tagliare il filo che li lega ai propri elettori.
Secondo Louvin, professore di diritto pubblico comparato all’Università della Calabria, il cercare nuove forme di decisione fa parte del «trovare una nuova sfera pubblica dove praticare una pedagogia dell’inclusione dell’altro».

A proposito della zona pedonale in centro storico, nel 2012 c’è stato il concorso di idee con un progetto risultato vincitore .

Prevedere che i cittadini potessero esprimere un parere scegliendo tra due opzioni avrebbe sancito una “legittimazione dal basso” e soprattutto l’indicazione di come i cittadini realmente vorrebbero la loro piazza, visto che la frequenteranno loro.
In alcuni comuni c’è l’obbligo della consultazione popolare al di sopra di una soglia di spesa (€50ML) secondo il principio che “quando il popolo parla, il governo s’inchina”.
Il non coinvolgimento può risultare controproducente consolidando la convinzione che le decisioni vengono prese sempre sopra le nostre teste e il cittadino le deve sempre subire.

Mi ha colpito il modo in cui la Presidente dell’Associazione del centro storico, Daniela Claretti, ha denunciato la mancanza di efficace comunicazione e ascolto da parte del Comune rispetto ad istanze sollevate da parte dei cittadini e commercianti: è in corso una raccolta di firme per “mendicare” l’ascolto dell’Amministrazione.

Trovo legittime le loro preoccupazioni rispetto ad una programmazione di attività che garantisca una frequenza sociale ed un’attività economicamente vivace nel centro dopo la chiusura al traffico. Non mi risultano prodotte o allo studio pianificazioni del genere, né a breve né a medio o lungo termine. Tutto quello che abbiamo è un’attività scomposta e non coordinata di eventi che affiorano nell’immediato, prenotando oggi per il mese prossimo l’occupazione di suolo pubblico per eventi in piazza.

Latina è una città importante: valorizzare la partecipazione dei cittadini all’elaborazione delle politiche pubbliche è un passo doveroso.
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Voglio citare la mia amica Lucia Fronza Crepaz, presidente del Pd Trentino: “La partecipazione o si governa o si subisce, e la crisi rappresenta un tempo di opportunità (…) un laboratorio di evoluzione e sperimentazione in termini di partecipazione democratica”.

L’unanimità dei politici grazie ai cittadini organizzati

imageOggi abbiamo sperimentato in Consiglio Comunale l’efficacia e il potere della “democrazia partecipativa” in atto.
All’ordine del giorno, l’impianto di compostaggio a Borgo Bainsizza-Montello.

Un privato ha presentato un progetto per la costruzione di quest’impianto su un terreno agricolo (come norma consente) ma ancora non riceve il permesso dalla Regione. Attualmente, infatti, l’iter è bloccato.
I cittadini si sentono vessati e preoccupati per le morti per tumori che attorno alla discarica sono aumentate vertiginosamente negli ultimi 30 anni: “si tratta del nostro territorio e dei nostri figli” mi dicono quando li vado a conoscere.
La sala consiliare è piena di cittadini dei borghi che negli ultimi mesi hanno costituito diversi comitati, poi riuniti in uno unico, sono qui con un documento. Chiedono al Consiglio Comunale di esprimersi in modo sfavorevole rispetto all’impianto come da progetto. La pressione del numero dei cittadini, peraltro arrabbiati per il fatto che molte volte hanno invitato il sindaco alle loro assemblee e mai hanno avuto il piacere di averlo, spinge il sindaco a chiedere la sospensione dei lavori del Consiglio per ricevere una delegazione del Comitato ed ascoltarla.
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