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Un PLENIPOTENZIARIO alla CORTE di DI GIORGI

Melaragni scalza Mignano e diventa un superdirigente

Il sindaco Di Giorgi ha modificato la sua struttura di fiducia: Capo di Gabinetto è il dott. Melaragni a sostituire l’avv. Giacomo Mignano, fatto uscire di scena in silenzio.
Il Capo di Gabinetto, però secondo la legge, ha solo funzioni di controllo e di coordinamento (funzione politica ricordiamo, non gestionale: non può assumere impegni di spesa, indire gare, affidare incarichi… ) ed è assunto in virtù di un rapporto fiduciario, con il sindaco che lo mette a capo del suo staff.
Infatti, secondo la dotazione organica approvata nel 2012, ci dovrebbe essere anche un dirigente, che si occupa della parte gestionale che un incaricato di parte politica non può gestire.
Mignano svolgeva il proprio lavoro gratis.
Melaragni, per contratto dal 31/12/2013, ci costa €80mila circa annui.

Ebbene, hanno dato il benservito a Mignano e hanno eliminato il dirigente dall’ufficio di staff, investendo il Melaragni di competenze che la norma non gli consente di avere.
TUTTE le sentenze hanno ribadito la separazione tra le funzioni politiche e quelle gestionali: solo i dirigenti possono firmare determine, impegnare soldi, prorogare incarichi…

E invece al Comune di Latina assistiamo ad una concessione di poteri inspiegabile, che va ben oltre il limite della norma.
Neanche il decreto Renzi, Il numero 90 del 24 giugno 2014 comma 4 art.11, che ribadisce tale separazione è servito a fermare questa invasione di campo. Avvisi di procedura di gara, proroga di contratti, nomine di responsabili unici dei procedimenti, e da ultimo viene sottinteso come “dirigente” nella premessa della delibera di giunta che affida l’incarico di parere pro veritate a Tedeschini relativo alla variante di borgo Piave.
Cos’hanno gli altri dirigenti che non va, per cui il sindaco debba affidare questioni gestionali ad un incaricato politico?
Tutti i giudici nelle diverse e numerose sentenze si sono sempre, e sottolineo sempre, pronunciati in maniera sfavorevole rispetto a queste scelte e hanno condannato le amministrazioni a pagarne le conseguenze.

Cosa spinge il nostro sindaco ad avventurarsi sul terreno della illegittimità rischiando di rendere questi atti nulli?
Perché avviare procedure di gara, prorogare incarichi, nominare RUP a firma “il Capo di Gabinetto”?

Il rischio che corriamo è quello di incorrere in eventuali futuri ricorsi da parte del Melaragni rispetto, ad esempio, al suo trattamento economico: nel suo contratto infatti non viene citata nessuna indennità per funzioni di dirigenza, cosa che di fatto, però, lui sta esercitando.

L’amministrazione è tenuta ad esercitare un controllo sul proprio operato attraverso ben sette figure (tre OIV, tre revisori dei conti e un segretario generale) che comportano un costo che supera il mezzo milione di euro annui.
La cosa più grave è che lo staff del sindaco, così configurato e di fatto privo di figura dirigenziale resta fuori da ogni controllo.