Proroga TPL: scelta politica.

Mentre Latina Bene Comune, all’indomani della conquista della città, sognava e faceva presentazioni e conferenze stampa sull’ATO dei trasporti con altri comuni della provincia, il tempo passava e la gara, che si sarebbe potuta completare nel giro di sei mesi, ancora oggi non è pubblicata. E questo non certo per colpa degli uffici.

Oggi ci ritroviamo con le conseguenze di questo “perder tempo”: l’ATRAL, che tra l’altro non ha neanche firmato il contratto della proroga di ottobre, dichiara che fornire un servizio senza tener conto dell’aumento dei costi non è cosa sostenibile, e vuole quindi un corrispettivo maggiorato rispetto al solito. Ma il Comune, che ormai sta prorogando per la 12ª o 13ª volta, non avrebbe nessun alibi di fronte ad una Corte dei Conti che potrebbe imputargli un danno erariale. Un maggior esborso di denaro per un servizio in proroga a causa dei ritardi dell’amministrazione si chiama danno erariale.

Anche se volessimo pensare che ad ottobre la proroga fosse in qualche modo accettabile (ipotesi ardita perché il bando non era stato neanche pubblicato), a giugno una proroga sarebbe assolutamente illegittima: quale scusa avrebbe l’amministrazione Coletta questa volta? Le proroghe sono istituti eccezionali nelle more dell’espletamento di un bando di gara in corso.

Alla fine di aprile, dopo numerosi interventi sulla stampa a denunciare proprio questa evidente anomalia, la giunta modifica il PEG del dirigente e scrive che a giugno 2017 verrà completata la gara e affidato il servizio al nuovo gestore (ipotesi irreale per i tempi che impone la legge per le gare ad evidenza pubblica, infatti il dirigente aveva scritto dicembre). Vuole forse correre ai ripari almeno di facciata? Perché di fatto sa benissimo che a giugno non potrà esserci altro che una proroga.

In questa storia la politica ha la responsabilità di non aver immediatamente pubblicato il bando e di aver perso invece un sacco di tempo prezioso, immaginando un ATO per poi rendersi conto che non era cosa realizzabile. Ma i dirigenti devono rispettare le norme, e i sogni non hanno la stessa forma delle leggi terrene: per colpa della politica un dirigente dovrebbe firmare una proroga che la Corte dei Conti gli farebbe pagare cara. Non solo. Dato che il suo PEG riporta giugno come obiettivo temporale, il non raggiungimento di quell’obiettivo gli costerebbe anche in termini di mancata premialità economica.

Coletta e la sua giunta siano coerenti e si prendano la responsabilità di questo loro pasticcio: facciano firmare la proroga al Direttore Generale nonché Segretaria Generale, nonché Responsabile anticorruzione avv. Iovinella, di nomina politica, e quindi la più adatta a farsi carico di questa scelta politica.

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